G20 Roma, nuovo corso mondiale e l’Italia guida la svolta

Draghi incassa gli elogi dei leader: superata l’era Trump, si cambia metodo

G20 Roma, nuovo corso mondiale e l’Italia guida la svolta
G20 Roma, nuovo corso mondiale e l’Italia guida la svolta
di Marco Conti
Lunedì 1 Novembre 2021, 07:45 - Ultimo agg. 2 Novembre, 09:21
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«Ciò che ha fatto l'Italia era capire ciò che pensavano gli altri». «Solo le democrazie possono trovare soluzioni valide». La prima affermazione è di Mario Draghi e la seconda di Joe Biden. Frasi pronunciate nelle rispettive conferenze stampa al termine del G20 e che spiegano perché, malgrado l'assenza di Cina e Russia, il vertice sia riuscito a non fallire riuscendo persino in qualche parte a segnare persino un passo in avanti rispetto alla riunione di Parigi di cinque anni fa.

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LE VENE


«L'intesa non scontata» di impegnarsi per mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi, riconoscendo che «è scientificamente dimostrata la necessità di intervenire», è merito di due negoziatori d'eccezione che esaltano multilateralismo e democrazia limitandosi a leggere l'ordine del giorno del vertice: pandemia e crisi ambientale.

Due temi che fanno tremare le vene nei polsi anche dei due grandi assenti che confermano una certa allergia alla cooperazione multilaterale. «La prima sorpresa - spiega Draghi - è stata quella che c'erano Paesi riottosi a muoversi sulle linee tracciate fino a pochi giorni fa. Poi si sono mossi e molti lo hanno fatto ieri sera, con il giusto linguaggio. Cosa è cambiato? La valutazione che senza cooperazione non andiamo da nessuna parte e la forma migliore di cooperazione è multilateralismo».

 


D'altra parte Draghi lo aveva detto sin dal primo giorno: «Nessuna sfida globale si vince da soli». Così come però nessun tavolo di confronto si può allestire se non c'è la voglia di capire l'altro e di arrivare ad un accordo. Dopo la stagione dell'unilateralismo e del protezionismo, pandemia e emergenza climatica fanno fare a tutti un bagno di realtà. Persino la Cina, che è ancora chiusa e tiene a casa da due anni anche il suo leader, alla fine ha ceduto accettando una mediazione che lascia aperta se non altro la porta ad una speranza. Trattative lunghe e complesse nelle quali Draghi ha avuto al suo fianco il presidente americano Biden che prima di arrivare ha fatto rientrare il suo Paese negli accordi di Parigi e nell'Oms e poi, giunto a Roma, ha confermato di voler mettere alle spalle la stagione protezionista del suo predecessore allentando i dazi su acciaio e permettendo la tassazione al 15% delle grandi imprese del web, tutte con le radici in Usa.

Il futuro


Quando un giornalista inglese chiede al presidente del G20 se si senta il vero leader del multilateralismo, Draghi si schernisce con uno scontato «no». Glissa anche sul ruolo centrale che ha avuto l'Italia rifiutando paragoni e dicendo un «dobbiamo andare avanti e lavorare» che diventa annuncio di una volontà ben precisa. In prima fila, nella grande sala della Nuvola dell'Eur, siedono i ministri Daniele Franco e Luigi Di Maio.
«È facile suggerire cose difficili, difficile è eseguirle», insiste Draghi. «Il risultato del G20 poteva essere raggiunto solo in un contesto multilaterale. Quello che stiamo facendo oggi è un passo avanti in una situazione difficile». Il dovuto omaggio ad Angela Merkel che partecipa al suo ultimo G20, definita da Draghi «paladina del multilateralismo e di un ordine internazionale basato su regole», segna un passaggio di testimone e in un certo senso mette l'Italia di Draghi al centro di un processo che proverà a cambiare anche quelle «regole» che, finchè ci sono, vanno rispettate. Lo standing internazionale che ha Draghi, e il fatto che guidi un Paese che ha un peso tra i grandi tale da non suscitare sospetti e gelosie, pone l'ex banchiere centrale al centro del processo.


Dal multilateralismo, osannato alla fine del vertice da tutti, il passaggio alla scrittura di un nuovo modello economico potrebbe risultare molto facile. L'obiettivo ribadito ieri di voler fornire ai paesi più poveri i vaccini o gli strumenti per produrli, i cento miliardi che si intendono destinare per aiutare chi non può da solo azzerare le emissioni, sono i segnali di un cambio di passo perchè le grandi epidemie come i grandi cambiamenti climatici non possono essere affrontati da soli. In un mondo di fatto costretto al multilateralismo, le regole dei sistemi democratici riacquistano centralità ma vanno aggiornate, adattate con realismo.
Si va quindi avanti «step by step», con pragmatismo e con la pazienza di due negoziatori che si sono forgiati uno alla Bce di Francoforte e l'altro a Washington come vice di Obama. Le «ambizioni» sono finalmente condivise, la «velocità di azione» molto meno, chiosa concludendo la giornata, ma «bisogna andare avanti perchè prima o poi anche gli altri arriveranno».

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