Giancarlo Giorgetti, il Mef torna a un politico. Continuità con Draghi per rassicurare i mercati

Ad attenderlo anche la sfida della mediazione tra lo scostamento di bilancio salviniano e la cautela della Meloni

Giancarlo Giorgetti, il Mef torna a un politico. Continuità con Draghi per rassicurare i mercati
Giancarlo Giorgetti, il Mef torna a un politico. Continuità con Draghi per rassicurare i mercati
di Francesco Malfetano
Sabato 22 Ottobre 2022, 00:23 - Ultimo agg. 10:29
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Tra i nuovi ministri, Giancarlo Giorgetti al Tesoro, è quello atteso dall’esordio più difficile. Con gli scatoloni ancora da svuotare per il trasloco da via Molise a via XX Settembre, l’ex ministro dello Sviluppo economico sarà infatti chiamato a prendere in mano i cordoni della borsa per destinare nuove risorse contro il caro-bollette nel nascente Dl Aiuti quater, rinnovando le misure di sostegno a famiglie e imprese come il credito d’imposta, i bonus per dipendenti, autonomi e pensionati o il taglio delle accise, ma caratterizzando la misura con la visione della nuova premier Giorgia Meloni.

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E cioè aprendo l’ombrello delle garanzie su chi si è indebitato per la crisi e ora fa fatica.

Nulla di più difficile specie se, intanto, c’è da completare l’iter per la manovra di bilancio impostata dal suo “improvviso” estimatore Daniele Franco («È adattissimo» ha detto pochi giorni fa), portare avanti e ridiscutere in parte il Piano nazionale di ripresa e resilienza, e concludere la privatizzazione di Ita Airways.


Dossier caldi che diventeranno rapidamente bollenti nella contrapposizione tra le ricette leghiste e quelle di FdI. Gli occhi in tal senso sono puntati sullo scostamento di bilancio salviniano, la riforma delle pensioni e l’estensione della Flat tax. E qui più che il profilo tecnico - che pure senza dubbio si addice al 56enne lombardo - servirà tutta la capacità di mediare di un politico navigato che da sindaco di Cazzago Brabbia, nel varesotto, ha vissuto l’intera ascesa leghista - prima con Bossi e poi con il Capitano - entrando in Parlamento nel ‘96 per guidare per 10 anni la Commissione Bilancio prima di approdare a Chigi come sottosegretario del Conte I e poi al MiSE con Draghi. Servirà cioè tutta la sua atipicità di lombardo fuori dai luoghi comuni, molto poco bauscia e molto più silenzioso di certi colleghi. Il Gianni Letta della Lega lo ribattezzarono già anni fa. Il più classico dei risolutori viene da dire ora. Capace di fare da pontiere tra Avvocato e Capitano, ma anche di essere braccio destro politico di Draghi nel vecchio governo e, ora, garante del melonismo nel nuovo. 

 


L’EQUILIBRISMO
Un gioco di equilibrismo con cui Giorgetti dovrà approcciarsi anche in Europa, dove però le difficoltà saranno inevitabilmente maggiori. C’è un motivo infatti se - tolte le esperienze berlusconiane non sempre risolte in maniera felice - i ministri del Tesoro sono stati il più delle volte scelti tra funzionari di Stato con solidi passaggi tra Bankitalia, Commssioni europee e cattedre universitarie. Ed è che chi si presenta davanti ai mercati ha bisogno di uno standing inattaccabile e una consuetudine in frequentazioni autorevoli. Certo il 56enne non è a digiuno e, specie grazie agli ultimi venti mesi, non è senza dubbio un signor nessuno. Eppure gli sarà chiesto uno sforzo maggiore nel dimostrare (e convincere) osservatori amici e frugali speculatori che il lavoro al Mef proseguirà con la stessa accortezza mostrata da Franco e da Mario Draghi, evitando scivoloni verso le varie bandierine di partito. 
 

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