Guerra, Orban e ius scholae aumentano le divisioni nel centrodestra (ma a crescere sono solo Meloni e Fi)

Guerra, Orban e ius scholae aumentano le divisioni nel centrodestra (ma a crescere sono solo Meloni e Fi)
Guerra, Orban e ius scholae aumentano le divisioni nel centrodestra (ma a crescere sono solo Meloni e Fi)
di Alberto Gentili
Lunedì 4 Aprile 2022, 15:55
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I sondaggi sono impietosi. L’ultimo, di Dire-Tecné, fotografa Giorgia Meloni in continua ascesa, Matteo Salvini ancora una volta in calo e Silvio Berlusconi in crescita: Fratelli d’Italia al 21,8% (0,1% in più del Pd), la Lega al 15,8% (era oltre il 30% appena due anni fa) e Forza Italia al 10,7%. Questi dati sono frutto della coerenza. Quella della Meloni di stare all’opposizione senza se e senza ma, pur mantenendo un atteggiamento istituzionale (come sul decreto Ucraina) che le sono valsi i ringraziamenti di Mario Draghi. La coerenza di Berlusconi nel sostenere lealmente il governo dell’ex banchiere, con un’unica eccezione della battaglia sul catasto. Invece Salvini paga la sua scelta di essere leader di lotta e di governo, sia sui vaccini, sia sul Green pass, sia ora sulla guerra in Ucraina. Una posizione ambigua che sta penalizzando la Lega.

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Il Vietnam

In questa situazione il centrodestra traballa. Rischia di sgretolarsi. L’esempio più eclatante riguarda la trattativa per la scelta di candidati comuni alle elezioni amministrative del 12 giugno. Una trattativa fatta di dispetti, veti e sgambetti. Tant’è, che qualche giorno fa la Meloni è sbottata: «Lega e Forza Italia ci di devono dire se per loro la priorità è far vincere il centrodestra o piuttosto frenare la crescita di Fratelli d’Italia».

E non ci sono le elezioni comunali e regionali. Quella che è indicata come la coalizione destinata a espugnare palazzo Chigi il prossimo anno, litiga sullo jus scholae dove Forza Italia ha aperto alla riforma della cittadinanza, mentre Lega e FdI sono contrari. Bisticcia sul presidenzialismo che doveva essere la bandiera comune, ma la settimana scorsa la Meloni si è trovata da sola a difendere l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Ed è divisa sul sistema elettorale, con Berlusconi tentato dal proporzionale, Salvini ancora indeciso se dire di sì (per affrancarsi dalla Meloni) o rispondere di no (per tenere in piedi la coalizione) e Meloni fermamente contraria temendo l’isolamento a destra.

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Il fronte estero

Con il passare del tempo aumentano le distanze anche su Atlantismo ed europeismo. Fino a qualche tempo fa la Meloni strizzava l’occhio a Mosca al pari di Salvini e Berlusconi. Ma ora la leader di FdI ha compiuto, partecipando anche all’ultimo convegno dei Repubblicani in Florida, una piena scelta di campo a favore dell’Alleanza atlantica. Esattamente come Forza Italia che in più può vantare una consolidata tradizione europeista aderendo da tempo al Partito popolare europeo. Approdo che Salvini, ancora aggrappato al sovranismo, fatica a inseguire.

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La prova dei distinguo

La prova è arrivata in queste ore da come il capo della Lega e la leader di FdI hanno accolto la vittoria di Viktor Orban in Ungheria. Salvini si è sperticato in elogi e ha festeggiato domenica sera come se le elezioni ungheresi le avesse vinte lui: «Bravo Viktor! Da solo contro tutti, attaccato dai sinistri fanatici del pensiero unico, minacciato da chi vorrebbe cancellare le radici giudaico-cristiane dell’Europa, denigrato da chi vorrebbe sradicare i valori legati a famiglia, sicurezza, merito, sviluppo, solidarietà, sovranità e libertà, hai vinto anche stavolta grazie a quello che manca agli altri: l’amore e il consenso della gente». Molto più tiepida la Meloni che ha atteso oggi per mandare a Orban il suo messaggio di congratulazioni. Comunque entusiaste, visto che tra i due c’è un ottimo rapporto.

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