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GIORGIA MELONI

Giorgia Meloni, tuta e cappellino in testa: stile da premier tra istituzionale e pop

Dalla letterina della figlia al personal trainer: lo stile di comunicazione della futura premier

di Mario Ajello
Articolo riservato agli abbonati
Giovedì 29 Settembre 2022, 06:41 - Ultimo agg. : 16 Novembre, 17:08
4 Minuti di Lettura

Non pubblicate foto di mia figlia e non pedinatela. Giorgia Meloni, insieme al compagno Andrea, si rivolge all'avvocato e diffida i media che stanno alle calcagna della sua bimba Ginevra, seguendola dappertutto. No, il tritacarne mediatico per favore no, è la protesta della premier in pectore. Che dall'inizio ha scelto una strategia comunicativa, ed è la stessa che si aspetta dagli altri, basata sulla sobrietà, sul non volersi sovraesporre e non volere essere sovraesposta, sul pesare le parole proprie e sulla speranza che i media rispettino la sua scelta - che alcuni dei suoi spin doctor definiscono «draghiana» - di non straparlare e di esprimersi quando ha dei fatti da illustrare. Astenersi dal bla bla, ecco. Anche perché, come si ragiona nella sua war room di cui fanno parte tra gli altri Crosetto e Fazzolari, uno dei motivi dell'astensionismo record alle elezioni di domenica scorsa è che i cittadini sono stanchi delle parole a vanvera dei politici.

APPROFONDIMENTI
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Giorgia Meloni e Andrea Giambruno diffidano i media: «Nessuna immagine su nostra figlia»

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Giorgia ha questa linea di pensiero: l'autorevolezza del potere si nutre anche di riservatezza e si fonda sulle realizzazioni e non sui sussurri. O su una presenza multimediale h24 sul modello di quella salviniana. Niente salvinismo e tutto draghismo nella comunicazione di Giorgia? Sì. Ammesso che la buona intenzione resista. Di sicuro, mentre il capo della Lega promette sui social che «vi informerò in diretta di ogni passaggio e ogni particolare delle trattative sulla formazione del governo» - lei fa l'opposto. Arciconvita, come assicurano i suoi, che la gente non ne possa più del modello di leadership e ancor di più di premiership super-presenzialista e ultra-parlante che ha segnato e in vari casi dilaniato una generazione di politici. Il segno supremo della leadership di Draghi è stato il silenzio, Meloni - che è una politica-politica e anche un capo partito - non potrà completamente ricalcare quel format ma è decisa ad avvicinarcisi il più possibile. Al punto che, invece di andarsi a festeggiare all'indomani della vittoria elettorale, in conferenza stampa ha mandato gli altri (i capigruppo Lollobrigida e Ceriani) perché lei aveva da concentrarsi. E l'altro giorno, le poche cose trapelate dell'incontro con Tajani non sono arrivate da Giorgia. Mentre ieri, dopo il summit con Salvini, tutti a tampinare Meloni per saperne di più ma niente.

 


I TRE PIANI
La leader di FdI ha vinto, e sta per andare a Palazzo Chigi, anche perché è pop. Il suo trasversalismo nazional-popolare, più ancora che le sue origini da destra sociale, l'ha portata al potere. E dunque, la strategia del silenzio non tombale (ovviamente le uscite pubbliche non mancheranno ma non nello schema flusso continuo bensì con la postura ufficiale che dia dignità all'istituzione che rappresenta) ha bisogno, proprio per farla restare «una di noi» - dimensione a cui lei tiene immensamente - della spruzzata pop. Ecco allora le pillole social con la letterina della figlia; la foto in cui guida come una normale signora la sua Mini vestita in tuta e con il cappuccio della felpa in testa (non un autista, ma lei, non una macchina blindata ma la sua); l'immagine Instagram con il personal trainer perché lei come tutti, e come tutte, ha bisogno di mantenere la linea; l'intervista autorizzata che il compagno Andrea ha rilasciato a un grande giornale.
«Le cose prima si fanno e poi si dicono», così Giorgia ha avvertito i suoi. E c'è il piano alto della riservatezza del potere, ovvero della custodia di un'autorità che finirebbe per degradarsi nell'usura continua del comunicare a tutti i costi, il piano popolaresco del personale che è politico (raccontare se stessa e la propria intimità, ma non sono gradite le irruzioni esterne nella sua privacy) e il piano medio che è quello dei tweet strategici. Esempio il messaggio inviato al «caro Zelensky, come tu sai avrai sempre tutto il nostro sostegno». Tre piani che s'intrecciano, per un format comunicativo che vorrebbe essere nuovo perché del vecchio non se ne può più.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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