Meloni: «Conte ha lottato ma ha fatto errori. Riforme, da noi niente assegni in bianco»

Meloni: «Conte ha lottato ma ha fatto errori. Riforme, da noi niente assegni in bianco»
Meloni: «Conte ha lottato ma ha fatto errori. Riforme, da noi niente assegni in bianco»
di Valentino Di Giacomo
Mercoledì 22 Luglio 2020, 07:35 - Ultimo agg. 11:29
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«I compromessi sono sempre compromessi. Certamente rispetto alle premesse i frugali hanno strappato molti vantaggi, ottenuto la conferma e addirittura l'aumento dei loro ingiustificati sconti fiscali, altri contributi in varie forme e un taglio significativo ai sussidi. Noi abbiamo sempre detto che serviva una cifra più alta per rispondere alla crisi». Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, si appresta ad arrivare a Napoli venerdì per lanciare la campagna elettorale per le Regionali. Per ora è la svolta sul Recovery Fund al centro dei suoi pensieri. E lancia il guanto di sfida al premier Conte.

L'Europa finalmente interviene, ma Salvini ha detto che il Recovery Fund è «una fregatura». È così?
«Do atto al premier di aver combattuto per portare a casa il risultato migliore, in queste ore convulse abbiamo fatto il tifo per l'Italia. Con la stessa onestà intellettuale ritengo abbia fatto degli errori nell'impostazione della trattativa, quando ha dato per buoni i 500 miliardi di sussidi proposti da Merkel e Macron salvo poi dirsi disponibile a una loro diminuzione in cambio di zero condizionalità. È finita con meno sussidi e più condizionalità».

Perplessa anche lei quindi?
«Sono le condizionalità a farci condividere questa preoccupazione, Salvini lo dice a modo suo e magari tanti anche nella maggioranza lo pensano ma non lo dicono: con il super-freno di emergenza, Rutte e soci avranno buon gioco a bloccare le riforme italiane che non dovessero piacergli. Non voglio vivere in un'Italia a sovranità limitata, in cui si decide a Bruxelles, Amsterdam o Berlino cosa dobbiamo fare noi con le pensioni o il lavoro degli italiani. Stesso motivo per cui non vogliamo il Mes».

Per settimane avreste dovuto incontrare Conte. Ora?
«Nelle sedi ufficiali e davanti a documenti di lavoro e a proposte serie, non siamo interessati ai reality show di Conte e Casalino. Questo governo è incapace di assicurare agli italiani l'uscita dalla crisi e ci auguriamo di andare presto ad elezioni per prenderci noi questa responsabilità. Comunque spetta al governo l'onere della proposta, presentare al Parlamento un piano di riforme per far crescere l'Italia. Abbiamo già dato il nostro voto decisivo per consentire al governo di spendere 80 miliardi di extra-deficit e siamo molto arrabbiati per come sono stati sprecati. Assegni in bianco non ne diamo più».

Come spenderebbe i soldi?
«La stagione delle marchette, dei bonus e dei provvedimenti assistenziali modello reddito di cittadinanza va archiviata definitivamente. Perseverare su quella strada vorrebbe dire dare ragione ai Rutte di turno. Serve un forte rilancio degli investimenti pubblici virtuosi, per costruire infrastrutture materiali (autostrade, alta velocità ferroviaria) e digitali (banda larga su tutto il territorio nazionale), diminuire il divario tra Nord e Sud, mettere in sicurezza il nostro territorio fragile dal rischio sismico e idrogeologico, riformare una volta per tutte la pubblica amministrazione per snellire la burocrazia e far arrivare i soldi a chi ne ha bisogno. E poi la scuola, per fermare il nuovo esodo dei nostri giovani verso l'estero. Usare le risorse europee per questi scopi deve consentire una volta per tutte di liberare altre risorse per quello shock fiscale che imprese e famiglie aspettano da tempo».

Come giudica ora l'Europa?
«La reazione iniziale alla tempesta Covid mi ha profondamente deluso. Ho ancora negli occhi i giorni in cui chiedevamo mascherine e respiratori e ci venivano negati, chiedevamo flessibilità di bilancio e volevano propinarci il Mes, ci aspettavamo solidarietà e la Lagarde mandava a picco la nostra Borsa. E potrei fare decine di altri esempi. Poi finalmente in questi giorni qualcuno a Berlino ha capito che lasciar affondare una grande nazione come l'Italia avrebbe causato danni a tutti e allora si sono risvegliati dal torpore. Mi pare più un calcolo utilitaristico che non un grande slancio ideale, come quello che invece unì i padri fondatori dopo le macerie della guerra. Sono pronta a ricredermi ma rimango pessimista».

Pentita dei toni accesi avuti in passato contro l'Ue?
«La stupirò ma io non sono un'anti-europeista. Semplicemente penso che questa Ue abbia largamente tradito gli ideali europei e trasformata in un enorme banco dei pegni governato da burocrati non eletti. Questa circostanza ha dimostrato che in Europa alla fine, quando entra in gioco la politica, prevalgono gli interessi nazionali. Ognuno persegue il proprio, solo la sinistra ha vissuto per anni un europeismo ingenuo che ci ha fatto perdere troppi treni».

Sanità. I conti dimostrano che la spesa è maggiore al Nord e i fondi sottratti al Sud. Ritiene sia giusto?
«Il riparto avviene tenendo conto quasi esclusivamente del parametro anagrafico della popolazione. In altre parole: più la popolazione è anziana e più fondi vengono destinati. Questo inevitabilmente comporta che le regioni del meridione siano purtroppo svantaggiate. Noi di FdI abbiamo messo come primo punto del suo programma alle elezioni gli incentivi alla natalità e la difesa della maternità, è ovviamente un paradosso in termini: lo Stato dovrebbe sostenere chi fa figli e non usare questo tema come ragione di ulteriore sperequazione tra Nord e Sud».
 

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