Manovra, via tutta l'Iva o giù le tasse: primo bivio per il governo

Manovra, via tutta l'Iva o giù le tasse: primo bivio per il governo
di Andrea Bassi
Domenica 8 Settembre 2019, 09:10 - Ultimo agg. 9 Settembre, 07:30
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Roberto Gualtieri, il neo ministro dell'Economia, è come fosse salito su una macchina in corsa. Un veicolo lanciato ad alta velocità verso una curva difficilissima da affrontare. I tempi per mettere a punto la manovra di bilancio sono stretti. Strettissimi. La settimana che entra è già decisiva. Venerdì e sabato ci sono l'Eurogruppo e l'Ecofin. Uno snodo cruciale per la richiesta di spazi di deficit da utilizzare per finanziare la manovra. Un testo sulla scrivania di Gualtieri già c'è. Lo ha lasciato il suo predecessore, Giovanni Tria. Nella sua versione definitiva, la bozza di legge di Bilancio dell'ormai ex ministro del Tesoro, prevede una sterilizzazione quasi totale delle clausole di salvaguardia dell'Iva, l'aumento delle aliquote dal 22% al 25% (e dal 10% al 13%) previsto per il prossimo anno. Un'operazione da 23 miliardi per il 2020 e 29 miliardi per il 2021. Nei conti pubblici italiani dopo questa cura, resterebbero solo circa 5 miliardi di euro di clausole che prevedono aumenti automatici delle tasse. Il progetto di Tria, tuttavia, avrebbe raggiunto questo obiettivo con tagli alle detrazioni e deduzioni fiscali che, chi ha letto il testo, ha definito «feroci». Tagli lineari agli sconti d'imposta su spese sanitarie, ristrutturazioni edilizie, asili e scuole, e quanto altro. Tagli, ovviamente, altamente impopolari.

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Di questo il nuovo governo è consapevole. Anche per questo gli appuntamenti con i partner europei della prossima settimana, preceduti dall'appello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rivedere il patto di stabilità, sono fondamentali. Per il prossimo anno l'ultimo Def, il documento di economia e finanza approvato ad aprile, prevede un deficit del 2,1%. I conti pubblici stanno andando meglio e la previsione aggiornata sarebbe attorno all'1,5-1,6%. Il governo conta di ottenere spazi per 12 miliardi di euro, lo 0,75% di Pil, il massimo che si può chiedere a Bruxelles con le regole attuali. Per farlo, il deficit del 2020, dovrebbe salire al 2,2-2,3%. Ma la domanda vera è un'altra: per fare cosa?

LE RISORSE
E qui c'è il bivio, la prima curva, la più pericolosa che Gualtieri deve imboccare. Se anche Bruxelles concedesse tutta la flessibilità possibile, ci sarebbero i soldi necessari per sterilizzare completamente gli aumenti dell'Iva senza imporre troppi sacrifici ai cittadini. Per le altre misure, però, resterebbe poco o niente. Già così ci sarebbe da affrontare una manovra tra i 30 e i 35 miliardi di euro. Per tagliare il cuneo fiscale o rivedere le aliquote Irpef, il costo della legge di Bilancio dovrebbe salire fino a 45 miliardi almeno. E questo senza contare le richieste che già arrivano dai partiti, dai 4 miliardi chiesti da Leu per il Fondo sanitario, ai 3 miliardi chiesti dal Movimento Cinque Stelle per l'istruzione. Un'alternativa in realtà ci sarebbe. E il governo la starebbe valutando con attenzione, anche per non disegnare un provvedimento povero di spinte per la crescita. Se si volessero finanziare altre misure di una certa consistenza, l'ipotesi sarebbe quella di agire comunque sull'Iva con aumenti parziali. Magari attraverso degli spostamenti di beni da uno scaglione ad un altro.
Insomma, se da un lato è vero che il deficit migliora, che dalla riduzione dello spread ci saranno risparmi consistenti sugli interessi, che l'Ue probabilmente allargherà le maglie, dall'altro è anche vero che il sentiero del governo rimane stretto. Anche cancellare Quota 100 potrebbe essere più difficile del previsto. Chi tocca le pensioni rischia sempre di rimanere scottato.
 

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