Governo, Mattarella: «La Ue cambi le regole, per l'Italia ruolo di primo piano»

Governo, Mattarella: «La Ue cambi le regole, per l'Italia ruolo di primo piano»
Domenica 8 Settembre 2019, 09:01 - Ultimo agg. 9 Settembre, 07:14
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La minaccia sovranista resta ed è forte. L'Europa non può continuare come prima solo per aver evitato la debacle alle elezioni di maggio e festeggiato l'uscita dei sovranisti dal governo italian. Urge un cambio di direzione e «il necessario riesame delle regole del Patto di stabilità può contribuire a una nuova fase» dove l'Italia deve avere un ruolo di primo piano. Sergio Mattarella parla chiaro e forte nel messaggio inviato al Forum di Cernobbio. Bruxelles e Berlino i veri destinatari di un ragionamento sentito altre volte nei corridoi dei palazzi di Bruxelles, ma che fatica a decollare.

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LA SFIDA
Parole che valgono doppio perché pronunciate da un super-europeista come Mattarella, poche ore prima del varo della nuova Commissione Europea di Ursula von der Leyen e a ridosso del voto di fiducia del nuovo governo Conte. Concetti che spiegano alla platea di imprenditori in sala, perché si è dato vita ad un governo di segno opposto a quello che avevano visto sfilare solo un anno fa.
Una scossa, quella del presidente della Repubblica, che di fatto assegna all'Italia un compito decisivo per la costruzione di nuove regole europee più attente ai cittadini e meno improntate all'austerity. Non principi e auspici vaghi, ma una serie di punti programmatici destinati ad intaccare lo spirito guida incarnato in questi anni da patto di stabilità e fiscal compact.
Ovvio il collegamento con la decisione assunta dal governo italiano di dare all'Europa un commissario dell'esperienza politica ed internazionale di Paolo Gentiloni. Un ex presidente del Consiglio pronto a fare il commissario, come raramente accade, al quale va riconosciuto adeguato ruolo, malgrado le resistenze dei paesi del Nord Europa rappresentate a Cernobbio da Geert Wilders - leader del partito sovranista olandese - che senza giri di parole indica a Italia e Grecia la strada dell'«uscita dall'Europa» se chiedono di aumentare il debito.
Schema vecchio, quello dell'olandese uscito ridimensionato dalle elezioni di maggio, se si considerano gli effetti che stanno producendo le regole di stabilità europea sulla Germania, paese prossimo alla recessione. Quanta voglia di cambiamento c'è nella Commissione della von der Leyen si capirà presto anche dalla delega che verrà affidata a Gentiloni. Assegnare all'Italia, Paese con il più alto debito dell'Unione, gli Affari Economici, significa infatti sfidare i falchi del Nord Europa e permetterebbe di collocare la cancelliera Merkel e la Germania in uno schema molto più vicino a quello Mediterraneo, con la Francia che plaude al ritorno sulla scena dell'Italia.
Equilibri che Mattarella non affronta nel suo messaggio che sembra trovare slancio dal lavoro che si è fatto al Quirinale nel mese di agosto per assicurare un governo ad uno dei Paesi fondatori dell'Unione. Ora che si è insediato a Roma un esecutivo dall'alto tasso di europeismo, e composto da uomini che a Bruxelles conoscono e stimano (Roberto Gualtieri al Mef e Enzo Amendola alle Politiche Comunitarie), per il Capo dello Stato a Bruxelles non ci sono motivi per esitare. Si cambi quindi se non il patto di stabilità, almeno le regole che permetterebbero di far tirare un po' il fiato a famiglie e imprese. Che qualcosa stia per cambiare lo ha sostenuto qualche giorno fa il principale quotidiano economico londinese Financial Times che accreditava la von der Leyen alle prese con la questione della riforma del patto di stabilità. Un tema che è da tempo al centro del negoziato tra ministri del Tesoro e che dovrebbe permettere più spazio alle scelte di investimento degli Stati dell'eurozona.

IL LABORATORIO
Ma nel ragionamento del presidente della Repubblica si coglie anche un aspetto molto politico quando sottolinea più volte il ruolo che deve avere l'Italia, rientrata ora a pieni ranghi del confronto politico. Archiviata la stagione sovranista e nata la maggioranza-Ursula che schiera Gentiloni, Amendola, Gualtieri e un presidente del Consiglio che ormai sventola la bandiera europea in ogni sede, l'Italia si offre come laboratorio dove trovare l'antidoto al virus sovranista che è stato messo in stand-by, ma non sconfitto. E che, anzi, può tornare più forte di prima ad incarnare una strada alternativa per molti altri paesi, se non verrà battuto con politiche serie.
Il fatto che a pronunciare parole di forte sprone sia un presidente della Repubblica dalla indiscutibile fede e europeista, e non un leader di un partito - seppur di maggioranza - accentua l'importanza del messaggio e in un certo senso da una mission esterna anche a Giuseppe Conte che, opportunamente supportato, si prepara alla battaglia. Senza battere i pugni sul tavolo, ma con il fazzoletto nel taschino della giacca.

Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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