Il premier a Salvini e Di Maio: «Serve un segnale sul debito»

Il premier a Salvini e Di Maio: «Serve un segnale sul debito»
di Marco Conti
Domenica 25 Novembre 2018, 11:50
3 Minuti di Lettura
BRUXELLES Spingere più in là possibile la consegna della camicia di forza che la procedura per deficit eccessivo metterà ai conti pubblici. Terminata la cena con il presidente della Commissione Jean Claude Juncker e i due commissari economici Moscovici e Dombrovskis, Giuseppe Conte lascia soddisfatto il palazzo di Berlaymont con il ministro dell'Economia Giovanni Tria. Il rischio che scatti subito la tagliola della procedura - come vorrebbero alcuni paesi dell'eurozona - Conte pensa di averlo scongiurato. Non solo. Ai giornalisti spiega che si sta ancora lavorando per scongiurare la procedura.

IL CRONOPROGRAMMA
Alla cena, a base di tartare di orata e vitello, Conte si è presentato con il piano di riforme accompagnato da una sorta di cronoprogramma secondo il quale slitterebbe, anche per problemi organizzativi, molto in avanti l'entrata a regime sia del reddito di cittadinanza che della riforma della legge Fornero.

In sostanza il presidente del Consiglio e il ministro Tria hanno inizialmente provato a convincere Juncker e i due commissari che il prossimo anno non si riuscirà a spendere quanto stanziato nella legge di Bilancio e che quindi per il 2019 non ci sono rischi sulla tenuta del debito pubblico. Nessun accenno ai numeri che hanno fatto scattare la doppia bocciatura. 2,4% di rapporto deficit-pil e un aumento del debito pubblico dello 0,8%, restano per Di Maio e Salvini due parametri intoccabili. E così Conte si siede a tavola, al tredicesimo piano del palazzo della Commissione, senza particolari margini di trattativa sui contenuti della manovra, tantomeno sui saldi.
Il problema del presidente del Consiglio e del suo ministro dell'Economia sta proprio nell'essere costretto a fare la spola tra la Commissione e i due vicepremier Di Maio e Salvini. Ed infatti questa sera a palazzo Chigi si terrà l'ennesimo vertice di maggioranza durante il quale Conte illustrerà ai due vice che la Commissione attende novità non solo sulla tempistica ma anche sui saldi. Ridurre la previsione di indebitamento resta l'obiettivo del presidente del Consiglio che ieri sera è tornato a sottolineare come le misure contenute nella manovra di Bilancio devono ancora passare, prima del vaglio del Parlamento, le valutazioni degli uffici tecnici per verificarne l'impatto.

In buona sostanza quello di ieri sera rischia non di essere l'ultimo incontro tra governo italiano e Commissione, e che si potrà dire una parola fine solo a fine del mese prossimo, quando la manovra diventerà legge. Raccontano che anche ieri sera Conte e Tria abbiano mostrato durante la cena disponibilità a ridurre soprattutto il debito e quello 0,8% in più che è indigeribile per la Commissione e per l'eurogruppo. Abbassare di qualche decimale la massa di debito significa evitare una procedura che rischia di essere molto pesante già dal prossimo anno.

Scartate tutte le proposte di rimodulazione, che peraltro Juncker, Moscovici e Dombrovskis già conoscevano in buona sostanza, ieri sera al termine della cena si è tornati al punto di partenza. Ovvero ad una nuova richiesta da parte della Commissione di modificare in parte i saldi. Di fatto si tratta anche di un passo non da poco da parte della Commissione che in un primo momento si attendeva tutt'altro dall'Italia sotto il profilo del debito.
Resta ora da vedere quale sarà questa sera la reazione dei due vicepremier al resoconto che faranno il presidente del Consiglio e il ministro dell'Economia. I due vicepremier sino a ieri sera, anche durante la cena a Bruxelles, hanno continuato a tenere molto alta l'asticella. Ma accanto allo spiraglio che Juncker continua a tenere aperto, c'è anche il racconto delle conseguenze derivanti dalla procedura d'infrazione che, salvo compromessi sul filo di lana, dovrebbe partire il 22 gennaio, quando si riunirà l'Ecofin.
© RIPRODUZIONE RISERVATA