Libia, dall’embargo alle elezioni ecco il piano per il paese

Libia, dall’embargo alle elezioni ecco il piano per il paese
Libia, dall’embargo alle elezioni ecco il piano per il paese
di Cristiana Mangani
Venerdì 17 Gennaio 2020, 08:20 - Ultimo agg. 11:28
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Una Libia unificata, con un governo regolarmente eletto dal popolo, la smobilitazione e il disarmo delle milizie, con l'integrazione del personale «in istituzioni statali di natura civile, militare e di sicurezza». A giudicare dai punti della bozza del documento finale che verrà presentato a Berlino, a conclusione della Conferenza, il progetto è ambizioso. Obiettivo è portare la pace nel paese nordafricano, e anche cambiare l'establishment delle due Libie. Qualcosa che di certo non piacerà ai protagonisti del conflitto che mirano a mantenere le loro posizioni. Nonostante questo il presidente Fayez al Serraj e il generale Khalifa Haftar saranno presenti al summit. Non parteciperanno al tavolo dei lavori, ma probabilmente incontreranno la cancelliera Angela Merkel.

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Si conta molto sul rispetto degli accordi e sulla buonavolontà che Serraj non farà certo mancare, mentre su Haftar nessuno è disposto a mettere la mano sul fuoco. L'ultima possibile sorpresa del feldmaresciallo è quella secondo la quale il generale potrebbe tentare di arrivare a Berlino mostrando i muscoli, e cioè decidendo di chiudere alcuni pozzi petroliferi che si trovano in Cirenaica. Un'ennesima prova di forza che potrebbe creare gravi difficoltà nel paese, che perderebbe rendite con la diminuzione della produzione. Resta da vedere se il leader dei territori dell'est intenda rischiare di mettersi ulteriormente in cattiva luce davanti ai suoi sponsor, e in particolare alla Russia, che già ha dovuto incassare il suo niet all'accordo di Mosca.

Per capire se il documento finale della Conferenza di Berlino avrà qualche effetto concreto, bisognerà aspettare lunedì prossimo, quando si vedrà se l'impegno richiesto dalla comunità internazionale troverà, in qualche modo, attuazione. Il summit si prefigge, tra le altre cose, la creazione di un nuovo governo di accordo nazionale che sia rappresentativo di tutto il paese, il cessate il fuoco, la smobilitazione e il disarmo delle milizie, l'embargo sulle armi, la ripresa del processo politico guidato dai libici, il rifiuto delle ingerenze straniere, la lotta al terrorismo, l'unificazione dell'apparato di sicurezza, il ripristino delle strutture economiche e, infine, un meccanismo di follow-up.

L'anticipazione del documento è stata pubblicata in esclusiva da Agenzia Nova. Sono 55 i punti (alcuni dei quali depennati) che in queste ore vengono elaborati dalla Cancelleria federale. Si tratta di una bozza ancora in discussione e che può essere soggetta a modifiche. Manca, ad esempio, un riferimento alla possibilità di inviare una missione dell'Unione europea, finanziata dagli Stati membri, per il monitoraggio del cessate il fuoco. La proposta è stata inoltrata a Bruxelles dalla diplomazia italiana ed è attualmente al vaglio dei vertici dell'esecutivo comunitario. È probabile, però, che la scelta sia dettata da questioni di opportunità diplomatiche, visto che la Turchia punta a gestire sul campo la parte operativa del progetto che, in realtà, dovrebbe essere assegnata all'Onu.

«L'odierno vertice di Berlino sulla Libia - si legge al punto numero uno - afferma il forte impegno per la sovranità, l'indipendenza e l'unità nazionale del paese». Verrà richiesto anche «a tutte le parti coinvolte lo smantellamento dei gruppi di armati e delle milizie». E proprio su questo argomento parecchio spinoso, viene proposto «un completo processo di smobilitazione e disarmo, con la successiva integrazione del personale idoneo in istituzioni statali di natura civile, militare e di sicurezza». Le Nazioni Unite dovranno assistere a tale processo. È stato chiesto a tutte la parti anche di «dissociarsi dai gruppi considerati terroristici dalle Nazioni Unite». Inoltre, in tema di sicurezza viene manifestato l'impegno «a rispettare in maniera inequivocabile l'embargo sulle armi». E poi deve cessare «ogni sostegno a individui e gruppi designati dall'Onu come terroristi».

Si legge ancora nella bozza che viene respinto «qualsiasi tentativo di danneggiare l'infrastruttura petrolifera libica e qualsiasi sfruttamento illecito delle sue risorse energetiche, che appartengono al popolo libico». Mentre viene ribadito l'invito «alla chiusura graduale dei centri di detenzione per migranti» e che la legge libica sia conforme agli standard internazionali sul diritto all'asilo.
 

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