Elezioni 2022, dalla corsa in solitaria alla candidatura con il Pd: tutte le possibili mosse di Luigi Di Maio

Le conseguenze del patto Calenda-Letta possono incidere sul ministro degli Esteri e sul destino elettorale suo nuovo partito, Impegno civico

Nella foto Luigi Di Maio e Bruno Tabacci durante l'inaugurazione di Impegno Civico
Nella foto Luigi Di Maio e Bruno Tabacci durante l'inaugurazione di Impegno Civico
Giovedì 4 Agosto 2022, 15:59 - Ultimo agg. 5 Agosto, 08:21
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​​Dignità e rispetto reciproco tra alleati perché «non esistono forze di serie A e di serie B». Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio decide di dire la sua, dopo il rinvio del faccia a faccia tra Letta, Fratoianni e Bonelli. Non certo perché sia alla ricerca di un asse con i secondi, ma perché il patto del primo con il leader di Azione Carlo Calenda ha scombinato tutti i piani e ora rischia di mettere in bilico  anche la sua corsa in vista delle elezioni di settembre.

Il lodo Fratoianni, su cui è stata saldata l’intesa tra il leader dem e la federazione Azione/+Europa – e che prende il nome dal leader di SI che lo ha proposto per primo – prevede che per la coalizione di sinistra siano esclusi dai collegi uninominali tutti i leader di partito.

Una scelta che rischia di sbarrare la strada alla sua rielezione. 

La corsa in solitaria 

Quella della corsa in solitaria, rimane l’ipotesi più remota. Perché Impegno Civico, la neo-formazione inaugurata ad inizio settimana, insieme a Bruno Tabacci, difficilmente potrebbe contare ad eleggere qualcuno tra le sue fila, perché per accedere alla spartizione dei seggi sarebbe necessario superare la soglia del 3%. E per il momento, il partito del capo della Farnesina è accreditato intorno allo 0,6% dai sondaggi. Altettando basse le chance di essere rieletto in Parlamento per Luigi Di Maio.

La candidatura con il PD

Dopo il veto sui collegi uninominali posto da Carlo Calenda, una seconda possibilità che resterebbe aperta per il ministro degli Esteri potrebbe essere la candidatura con il Pd, così da contare sui voti di tutta la coalizione. Ma per Di Maio si tratterebbe di diventare un leader dimezzato: perché in Parlamento non potrebbe contare sul seguito dei 50 parlamentari di Impegno Civico (tanti dei quali fuoriusciti dal M5s), che resterebbero fuori. Per giunta, la falsa notizia di una candidatura di Di Maio nel collegio nel collegio di Modena è stata fortemente respinta sopratutto dal Pd di Bibbiano. 

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Il doppio binario 

Ma c’è già chi prevede che il ministro degli Esteri stia studiando un escamotage, per uscire indenne dal vicolo cieco, in cui è piombato dopo l'accordo Letta-Calenda. Ovvero, continuare a tenere i piedi su due binari paralleli: candidarsi nelle liste del Partito democratico e al contempo creare una lista con i suoi parlamentari. Senza apportare alcuna modifica né al simbolo, né al nome, pur rimanendo al di fuori della lista.

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