Sulle pagine del suo blog, un tempo frequentate con assiduità dai parlamentari pentastellati in dubbio sulla linea da seguire, ieri si discettava di «supervermi» che mangiano il polistirolo. Ma nonostante l'apparente distacco di Beppe Grillo dalle beghe del Movimento (salvo ribadire il suo no a ogni ipotesi di terzo mandato), nelle scorse ore il garante ha comunque deciso di far sentire la propria voce. Lo ha fatto negli scambi e nei colloqui riservati con i parlamentari, specie quelli considerati più fedeli al Movimento delle origini. E il messaggio recapitato dal fondatore è stato chiaro. «Bisognava evitare lo scontro». Le dichiarazioni di guerra lanciate da Di Maio contro Conte «dovevano essere ignorate». Cavalcarle è stato un errore: «Così ci biodegradiamo in tempi record», la previsione dell'ex comico (cui restano care le metafore ecologiste). Su tutte le furie, pare, proprio per quel termine, «espulsione», che per Grillo non andava neanche evocato. Anche per questo tra oggi e domani il garante sarà a Roma, con l'obiettivo di riportare lo scontro al di qua del punto di non ritorno.
È la strada suggerita dai pontieri del Movimento, che fino all'ultimo hanno chiesto di provare a ricucire lo strappo tra l'ex premier e il titolare della Farnesina.
Il botta e risposta
Ma ieri a schierarsi contro Di Maio è stato anche un altro big della prima ora, rimasto finora in silenzio. Il presidente della Camera Roberto Fico, che in mattinata da Napoli bolla come «mistificazioni» le accuse rilanciate a più riprese dall'ex capo politico. «Dire che il Movimento è contro la Nato è una stupidaggine affonda Fico qualcosa che fa male a tutta la nostra comunità». Nessuno scontro Conte-Di Maio: semmai «è Di Maio contro M5s», rintuzza il presidente della Camera. Frasi che per lo staff del ministro lasciano «stupiti e stanchi», visto che gli attacchi arrivano da «titolari di importanti cariche istituzionali» proprio mentre Di Maio partecipa al Consiglio Affari Esteri in Lussemburgo per discutere di guerra. «C'è un limite a tutto: non si può continuare a indebolire il governo italiano davanti al mondo che ci osserva».
Ancor più duro va giù il senatore dimaiano Vincenzo Presutto, che dipinge uno scenario da «crisi epocale» dei grillini: «Siamo partiti da un Movimento partecipativo dal basso, che non voleva contributi pubblici. Ora le nomine sono tutte designate, peggio che negli altri partiti». La scissione? «Se necessario, siamo pronti». La pax invocata da Grillo sembra tutt'altro che a portata di mano.