M5S, la fronda contro Conte. I ministri: «Non lasciamo»

Cresce il fronte governista: il capogruppo alla Camera convoca un vertice senza il leader. D’Incà, Dadone e Patuanelli dicono no alle dimissioni chieste dall’ex premier

M5S, la fronda contro Conte: I ministri: «Non lasciamo»
M5S, la fronda contro Conte: I ministri: «Non lasciamo»
di Caris Vanghetti
Sabato 16 Luglio 2022, 00:06 - Ultimo agg. 17 Luglio, 12:18
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Il primo giorno dopo lo strappo tra il Movimento 5 Stelle e Mario Draghi, il partito di Giuseppe Conte lo ha passato in una girandola di incontri per stabilire il da farsi, tra divisioni e contrari: un vero caos, di fatto. L’ex premier pentastellato, nel corso di una riunione infuocata del Consiglio Nazionale del Movimento 5 Stelle (in formato ristretto), ha chiesto ai suoi ministri, Federico D’Incà, Fabiana Dadone e Stefano Patuanelli, di rassegnare le dimissioni dal Governo. Incassando immediatamente il secco rifiuto dei tre ministri, sostenuti in questa sua decisione dall’ex sindaco di Torino, Chiara Appendino, dall’ex ministro della Giustizia, Adriano Bonafede e dal presidente del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle alla Camera, Davide Crippa. 

La ricostruzione

Poi Conte ha provato a smentire di aver fatto una simile richiesta di dimissioni, ma fonti qualificate hanno confermato tutto, facendo presente che «alla discussione hanno partecipato circa 40 persone».

Poche ore dopo, il ministro degli Esteri nonché ex capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, ha detto: «Se Conte ritira i ministri è la fine dell’esecutivo. Negli stessi momenti in cui si riuniva il Consiglio Nazionale dei grillini, un fedelissimo dell’ex premier pentastellato, il suo ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, ha pubblicato sul suo stato di Whatsapp un fotomontaggio con Giuseppe Conte nei panni di Matteo Salvini al Papeete. Salvo poi cancellarlo dicendo che non c’era nessuna provocazione. Ma la confusione non regna solo nei piani alti del Movimento 5 Stelle, infatti anche molti dei parlamentari non sono poi così sicuri di voler portare alle estreme conseguenze lo strappo con Mario Draghi, nessuno, per ora, è disposto a dire pubblicamente che sarebbe disposto anche a votare una nuova fiducia al presidente del Consiglio dimissionario ma è possibilità più che concreta. Altri big pentastellati sostengono che non ci sia alcuna necessità di votare una nuova fiducia al premier, e che il governo possa andare avanti così, perché in fondo nessuno lo ha sfiduciato e che se il presidente del Consiglio volesse evitare la crisi, pur senza fare concessioni al Movimento 5 Stelle, si potrebbe tranquillamente presentare in Parlamento senza chiedere alcun voto, in modo da non umiliare il Movimento ed evitare inutili tensioni. Tutto questo avviene benché ci sia un’ala oltranzista che, alla luce dei sondaggi che danno in costante ed irrefrenabile calo i consensi del Movimento 5 Stelle, vede le elezioni a ottobre come l’unico modo per congelare l’emorragia di consensi. Il ragionamento che fanno i 5 stelle più inclini a non concedere più nulla a Draghi è che il Movimento ha già dato abbastanza alla causa della stabilità politica del Paese e che ora bisogna pensare a non estinguersi, anche perché se Draghi volesse andare avanti avrebbe tutti i numeri per farlo. Specie da quando Di Maio ha dato vita ai suoi gruppi parlamentari. 

Torna il voto online

In questo caos, che rischia di portare non solo al deragliamento dell’Esecutivo guidato dall’ex presidente della Banca Centrale Europea ma anche all’azzeramento della leadership di Conte, l’unica soluzione possibile per il partito di Beppe Grillo è quello di affidare la decisione finale sulla fiducia a Draghi a un voto di tutti gli iscritti al Movimento 5 Stelle. Ma prima la questione sarà discussa dall’ex premier pentastellato con tutti i suoi parlamentari. Oggi, infatti, si riuniranno in assemblea congiunta tutti i deputati e i senatori grillini per cercare di mettere a punto una linea condivisa. Prima di quest’assemblea, i deputati pentastellati parteciperanno a una riunione indetta dal presidente del gruppo, Crippa, della quale però non è stato informato Conte. Secondo i rumors che danno il gruppo dei 5 stelle alla Camera come l’area più morbida nei confronti di Draghi, mentre i senatori sarebbero quelli meno dialoganti, i numeri pendono a favore della fiducia visto che i deputati del Movimento sono 104 a fronte dei 61 membri del gruppo a Palazzo Madama. 

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