Le maggioranze variabili per rimpiazzare i grillini

Le maggioranze variabili per rimpiazzare i grillini
di Marco Conti
Lunedì 5 Agosto 2019, 08:07 - Ultimo agg. 08:34
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Gli appassionati del pallottoliere sono tanti, specie a palazzo Madama dove vive una lunga tradizione di calcoli sbagliati, ma che il governo debba superare sul decreto sicurezza quota 161 per stare in piedi non sta scritto da nessuna parte. Se si considera il lungo elenco di decreti legge e la conseguente valanga di voti di fiducia, si registra una media di 151 voti a favore della maggioranza. Un numero al di sotto dei 171 voti incassati lo scorso anno dal governo Conte, ma ancora sufficiente a garantire una navigazione tranquilla. Almeno nei numeri. Tre i voti di fiducia a palazzo Madama solo nell'ultimo mese, compreso quello che il governo si appresta ad incassare sul decreto sicurezza-bis. Tre le sponde pronte ad aiutare la maggioranza a stare in piedi e alla legislatura di continuare.

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LA CARTA
I 4-5 senatori grillini che minacciano di votare contro il decreto di Salvini potrebbero alla fine optare per l'uscita dall'aula. Altrettanto potrebbero fare gli eletti di FdI che sperano ancora che non venga posta la questione di fiducia, in modo da unirsi alla maggioranza. FI promette di votare contro, ma nel gruppo si è già creata una sorte di sottosezione pro Giovanni Toti, che medita l'astensione. Se si pensa che la legge di Bilancio dello scorso anno è passata al Senato con 151 voti - malgrado sulla carta M5S e Lega abbiano ora 167 senatori - si comprende quanto scarto ha davanti la maggioranza per contenere eventuali distinguo. Se si osservano i numeri delle opposizioni si comprende ancora meglio quanto ampio sia lo scarto. 54 voti in più per la maggioranza solo nell'ultimo voto di fiducia che il Senato ha dato al decreto crescita. L'erosione della maggioranza, rispetto al primo voto di fiducia (171), c'è stata ma non in grado da offrire sufficiente spazio a trame e tranelli.
Offrire però una narrazione di precarietà della maggioranza e del governo può servire, specie a Matteo Salvini. Ed infatti il leader della Lega non si sottrae e saluta Milano Marittima sostenendo che va a controllare i numeri di oggi al Senato pur sapendo di poter dormire sonni tranquilli e che, se cerca veramente un motivo per far saltare la maggioranza, dovrà guardare altrove.
Più agitate le notti del M5S dove il pressing sui dissenzienti e fortissimo da parte di coloro che temono come la progressiva riduzione dei numeri grillini al Senato indebolisca più Di Maio che il governo. L'uscita di Massimo Bugani dalla segreteria del vicepremier grillino segna l'ampliarsi della frattura tra l'ala movimentista e l'ala ministeriale del Movimento e tra lo stesso Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Il baricentro milanese del M5S comincia infatti a pesare e traccia una linea di intesa con la Lega che potrebbe superare l'attuale legislatura e che non piace ai Di Battista.

LE CONTORSIONI
Inasprendo all'articolo 5 le sanzioni conseguenti ai reati di devastazione, saccheggio e danneggiamento, commessi nel corso di riunioni effettuate in luogo pubblico o aperto al pubblico, il decreto sicurezza-bis contiene un segnale non da poco nei confronti di coloro che intendono continuare a manifestare contro la Tav. Tutto ciò svuota ancor di più il senso della mozione grillina contro la Torino-Lione che il giorno dopo sarà votata a palazzo Madama. Un'occasione di più o meno finta presa di distanza da un provvedimento assunto dal governo, che potrebbe far registrare dissensi anche nell'attuale gruppo grillino. Le contorsioni dei pentastellati aiutano Salvini anche se più di una volta il leader della Lega non ha esitato a dare una mano al collega vicepremier. Già a novembre Salvini si accontentò di 163 voti a favore sul primo decreto sicurezza e lo stesso fece a marzo su Quota 110 che ne incassò 150.
 

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