Giustizia, testo verso il binario morto: dalla delega escono le intercettazioni

Il testo verso un binario morto, ma Matteo non vuole la guerra
Il testo verso un binario morto, ma Matteo non vuole la guerra
di Marco Conti
Mercoledì 31 Luglio 2019, 07:53 - Ultimo agg. 14:36
4 Minuti di Lettura

ROMA Alla Lega il presepe continua a non piacere. Almeno quello allestito dal ministro Guardasigilli Alfonso Bonafede che alle tre del pomeriggio di oggi porterà in Consiglio dei ministri una riforma che la Lega potrebbe di fatto bocciare poche ore prima. Matteo Salvini continua infatti a ritenerla «troppo timida», non in grado di affrontare e risolvere i problemi senza però affondare il colpo. Ovvero lasciando che il testo vada da solo verso il burrone. Ragioni di opportunità, visto i rapporti extra politici che alcuni esponenti della Lega hanno con i pm per alcune inchieste in corso. Oppure voglia di non risultare troppo indigesto al M5S al punto da fargli perdere altri voti verso il Pd o finire con l'essere accusato- sul tema - di berlusconismo. Fatto sta che Salvini si prepara a mettere in cascina un altro argomento in vista di una rottura post legge di Bilancio che potrebbe portare il Paese al voto a primavera.

La Lega vuole abolire la Tasi e boccia il piano giustizia M5S
 



LA DELEGA
Prima della riunione Salvini riunirà i suoi al Viminale proprio per discutere della faccenda. La ministra Giulia Bongiorno ha seguito per la Lega il lungo e faticoso iter. Al ministero di largo Arenula si sostiene che la Bongiorno ha «partecipato a tutte le riunioni» e che «tutte le osservazioni proposte sono state accolte». Di tutt'altro avviso è però la diretta interessata che oggi, prima del consiglio, spiegherà a Salvini e ai capigruppo Molinari e Romeo, che così non va. Non serve andare molto indietro nelle dichiarazioni di Salvini per mettere in fila i punti critici che i ministri leghisti si preparano a contestare nella riunione e che porteranno alla bocciatura del testo. Nell'articolato non c'è la separazione delle carriere, non si toccano le intercettazioni, risultano lunghissimi i tempi di attuazione della legge delega - un anno e altri dodici mesi per i regolamenti attuativi - poi c'è il nodo del merito che si intreccia con quello delle carriere. Tempi lunghissimi soprattutto se si considera che per i grillini, ma non per la Lega, la riforma della prescrizione - che allunga i tempi dei processi - entra in vigore il primo gennaio. Nel disegno di legge delega si interviene sul processo civile e penale, sull'ordinamento giudiziario, sulla eleggibilità e il ricollocamento in ruolo dei magistrati e sul funzionamento del Consiglio superiore della magistratura.

Giustizia, oggi resa conti in cdm. Di Maio: «Il governo non rischia»

Tutti temi di cui si discute da anni e buoni anche per la prossima campagna elettorale perché la Lega contesta alla radice l'impianto della riforma confermando quanto poco - almeno su questo tema - si sia allontanata dalla linea del vecchio centrodestra. E per l'ex ministro azzurro Enrico Costa si tratta di una riforma «manettara e forcaiola» al pari di Francesco Paolo Siato che la definisce «populista e dannosa». Resta il fatto che per il M5S è molto complicato accettare la separazione delle carriere o le dimissioni che un magistrato dovrebbe dare qualora dovesse decidere di candidarsi in Parlamento. Ipotizzare uno scambio tra autonomia e giustizia è complicato proprio perché si tratta di due temi che compongono il dna dei rispettivi partiti. Nessuna forzatura, quindi, perché la riforma della giustizia non è la Tav e spingere troppo i grillini verso la sponda garantista significa per Salvini aiutare l'attuale Pd. Meglio quindi un pari e patta. Con il M5S che non affonda il coltello sulla magistratura e la Lega che protesta.

I FILI
Tutto ciò alimenta la narrazione di un governo di fatto finito e già in campagna elettorale. La polemica alimentata dallo stesso Di Maio sulla vicenda dalla moto d'acqua della Polizia che ha portato a spasso il figlio di Salvini, conferma l'orizzonte elettorale nel quale si muovono ormai i due leader che continuano ad attaccarsi facendo ben attenzione a non favorire i due partiti di opposizione che, soprattutto il Pd, faticano ad inserirsi nelle contraddizioni giallo-verdi. Dal canto suo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte prova a concentrarsi sui temi concreti. Le due riunioni sul tema dell'autonomia regionale segnalano la caparbietà con la quale il premier cerca di costringere M5S e Lega a confrontarsi su temi concreti. Un tentativo che potrebbe risultare anche oggi vano qualora la Lega, bocciando il testo, ne impedisca il varo in Consiglio o, accettando il salvo intese, rimandi la partita in Parlamento su un testo nato morto.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA