La telefonata scatta nel pomeriggio, anche se era in agenda dal mattino. Giorgia Meloni sente Benjamin Netanyahu in ore drammatiche per Gaza: la Striscia ridotta a polveriera, una «situazione intollerabile», la bolla il Capo dello Stato. Le stesse parole che la premier usa con Bibi, chiedendo ancora una volta di porre fine alle ostilità. «Ora basta. Non è più accettabile quello che stanno vivendo, le immagini che ci arrivano», ribadisce più volte prima di mettere giù la cornetta. Nella nota che Palazzo Chigi diffonde in serata viene rimarcata «l’urgenza indifferibile di garantire un accesso umanitario pieno e senza ostacoli alla popolazione civile». Ma tra le righe si legge un cambio di rotta non da poco: l’Italia ha deciso di fornire aiuti via aerea, una modalità di sostegno già battuta da Francia, Germania e Giordania ma su cui Roma aveva sollevato dubbi per via dei rischi per la popolazione ma anche riguardo all’efficacia. Ora però Meloni si è convinta che gli aiuti alla popolazione debbano arrivare non solo via terra, ma anche dall’alto. «Ogni strada deve essere battuta», ragiona coi suoi. L’invio non sarà immediato ma richiederà qualche giorno. «Non è semplice da organizzare a livello logistico, ma siamo già a lavoro», spiegano da Palazzo Chigi.
La pressione su Tel Aviv aumenta di giorno in giorno e non solo dall’Italia. Dall’Europa, dall’Australia, dal Canada, dal fronte interno. Ma Bibi Netanyahu appare ancora sicuro. E visitando il carcere di Ayalon ieri ha detto che la «missione di salvataggio degli ostaggi è vicina, ma non ancora completata», e che per ottenerla, l’unica soluzione è la sconfitta di Hamas. Dunque tira dritto. Un’intransigenza confermata nonostante il pressing esterno e interno per dare una svolta al conflitto e accelerare sulla via del cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Nello Stato ebraico, l’attesa è per l’inviato di Donald Trump, Steve Witkoff, che gestisce il dossier sulla tregua ma vuole anche capire la strategia da adottare per alleviare la crisi umanitaria. Un funzionario israeliano ha detto al canale 12 che il suo governo ha consegnato ai mediatori del negoziato una serie di “paletti” su cui non sarà possibile discutere con Hamas.
IL PRESSING
Intanto però cresce l’assedio politico nei confronti di Israele. Da New York, la Francia, insieme ad altri 14 Paesi occidentali (tra cui Australia e Canada), ha invitato tutti gli Stati del mondo a esprimere la volontà di riconoscere lo Stato di Palestina. Scenario condannato ieri da Amir Ohana, presidente del Parlamento israeliano, e dal Forum delle famiglie degli ostaggi.
L’APPELLO
Nuove dichiarazioni di fuoco su Gaza sono arrivate anche dalla vicepresidente esecutiva della Commissione europea, la spagnola Teresa Ribera, che ha paragonato le immagini delle persone affamate nella Striscia di Gaza a quelle del «ghetto di Varsavia» e della «liberazione di Auschwitz». «È uno spettacolo dantesco, intollerabile, disumano e immorale», ha affermato in un’intervista a Cadena Ser, «credo che stiamo assistendo a uno dei maggiori scandali dal punto di vista umanitario». Mentre dallo Stato ebraico, si è alzata la voce di 31 accademici, intellettuali e figure politiche che sul Guardian hanno lanciato un appello contro il governo israeliano. «La comunità internazionale deve imporre durissime sanzioni a Israele fino a quando non metta fine alla brutale campagna e applichi un cessate il fuoco permanente nella Striscia», hanno scritto i firmatari. «Noi israeliani impegnati per un futuro pacifico per il nostro Paese e per i nostri vicini palestinesi, scriviamo questo con profonda vergogna, in uno stato di rabbia e agonia», continua l’appello. Un messaggio che arriva mentre il Paese appare sempre più paralizzato da un conflitto senza fine.
Ileana Sciarra
Lorenzo Vita
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