Meloni al via, unità in Cdm per le emergenze del Paese. La premier invita i ministri alla lealtà

Meloni al via, unità in Cdm per le emergenze del Paese. La premier invita i ministri alla lealtà
Meloni al via, unità in Cdm per le emergenze del Paese. La premier invita i ministri alla lealtà
di Mario Ajello
Lunedì 24 Ottobre 2022, 01:44 - Ultimo agg. 09:47
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Due scene s’impongono, tra le tante del primo giorno di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Una è quella dello scambio della campanella con Mario Draghi. E in quel gesto - che spesso ha sottolineato fratture istituzionali e anche personali: quando la campanella passò da Letta a Renzi sembrò sparire tre le smorfie di rancore dell’uscente contro l’entrante - c’è l’immagine della continuità repubblicana e insieme il fairplay di una democrazia matura, cioè quella che non intende ogni cambio di fase un cambio di regime ma un rinnovamento che non esclude un filo di possibile continuità. Non solo rispetto a Draghi, che dopo l’insediamento di Meloni lascia Palazzo Chigi tra gli applausi dei dipendenti e dei funzionari dell’edificio del governo affacciati alle finestre e assiepati nel cortile, e va nella sua casa di campagna a Città della Pieve, ma continuità anche con il passato di Giorgia e con quanto lei ha fatto per arrivare dove è arrivata. Infatti postando la foto del passaggio della campanella, Meloni commenta su Fb: «Abbiamo scritto la storia. Ora scriviamo il futuro dell’Italia». 
L’altra scena significativa è quella del primo consiglio dei ministri in cui il tavolone circolare è dominato da una donna e questa donna, il presidente Meloni, avverte i suoi ministri: «Serve senso di responsabilità. E vi invito alla lealtà e al gioco di squadra, perché ci guardano tutti, c’è tanto entusiasmo, è grande l’aspettativa su di noi». E aleggia tra i presenti quel senso della serietà della sfida che Giorgia vuole trasmettere. Lealtà e unità, dunque, le condizioni essenziali «per fare un buon lavoro e dare ai cittadini le risposte che ci chiedono. È un onore rappresentare tutti gli italiani e dobbiamo essere uniti per affrontare le emergenze del Paese». E ancora: «Non possiamo sbagliare», insiste lei prevedendo la difficoltà della sfida: «I gufi ci stanno aspettando, sorprendiamoli!». Qualcuno dei ministri stringe il pugno per far vedere a Meloni quanto sia forte la determinazione (sperando che nessuno voglia usarla, e questa è la vera paura di Giorgia, non per aiutare ma per indebolire la squadra) a lavorare tanto e bene. Gli uccellacci «aleggiano sull’esecutivo - insiste lei e chissà a chi allude: alla solita sinistra anti-italiana? a certo berlusconismo deluso dalle nomine ministeriali? ai russi che detestano l’atlantismo di Giorgia? - e se diamo loro una bella risposta corale, faremo felici gli italiani». 

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SORRISI E PAROLE

Quando al mattino è arrivata nella sede del governo, Meloni dice: «Ovviamente ci sono stata tante altre volte, anche da ministro, ma non è che conosco benissimo questo palazzo...».

A portarla qui, o meglio a lasciarla all’angolo di Piazza Colonna, è stata la nuova auto presidenziale (la 500 bianca appartiene a un’altra vita) e non più l’Audi grigia del post-giuramento ma una Giulia Alfa Romeo (2mila di cilindrata, immatricolata nell’anno 2019) che Leasys ha trovato al volo in noleggio per sostituire la berlina straniera che poco si adatta al culto meloniano del made in Italy. Nel tragitto verso l’ingresso, le grida di decine di persone: «Daje, Giorgia». Arriva nel cortile di Palazzo Chigi e viene accolta dal picchetto d’onore. E qui Giorgia si impressiona e poco dopo twitta: «Emozioni e consapevolezza delle sfide che ci attendono, siamo pronti». 

Sale le scale. E in cima l’aspetta Draghi, che le riserva un caloroso: «Benvenuta. Come stai?». E lei, riferendosi alla bella cerimonia del picchetto d’onore: «Bene, e l’arrivo è stato impattante emotivamente». Draghi sorride e le assesta un paio di rassicuranti pacche sulla spalla. Si ritirano a parlare. Poi nel salone dei Galeoni il rito della campanella condotto con scioltezza e sorrisi. Ottimo lui, ottima lei, all’insegna di una reciproca stima che è l’opposto di quella versione della cancel culture per cui ciò che ha rappresentato uno - per esempio la dedizione a certe riforme e a certi approcci - deve essere eliminato per principio (sbagliato) da chi viene dopo. Prende la campanella il presidente Meloni. Emozionata, si concede alle telecamere mentre Draghi le sorride ancora prima di andare via. Qualche imbarazzo sul protocollo: «Ora dove devo andare?». Poi Giorgia suona la campanella: «Si sente? Devo agitarla più forte?». Ai piedi non ha più i mocassini neri, lucidi e bassi con cui era entrata nel palazzo e attraversato il cortile in mezzo alla parata. Se l’è cambiate e per la cerimonia del passaggio di consegne, e poi per il Cdm, indossa le scarpe alte. Per il resto il look non cambia: capelli lisci, completo scuro, giacca e pantalone stretti, su camicetta bianca di seta. 

Il Cdm è nella sala del Mappamondo. Lei, sedendosi e prima di fare un ringraziamento al presidente Mattarella, dice: «Ora basta foto e tivvù, mettiamoci subito al lavoro». No brindisi e parole su bollette, guerra, pandemia. Un appello chiaro rivolto ai colleghi: «Non guardiamo alla crescita dei sondaggi, pensiamo alla crescita del Pil, dell’occupazione e del benessere degli italiani». L’insistenza è su una parola ripetuta più volte: «Fatti, fatti, fatti, dobbiamo fare i fatti perché su questi saremo giustamente giudicati». Dopo di lei parlano i vicepremier. Sia Tajani sia Salvini confermano: «Bisogna marciare compatti». 

SPERANZE E PREGHIERE

Il capo leghista si spinge più in là, cercando di caricare i colleghi: «Saremo qui per 5 anni, perché questo governo durerà l’intera legislatura». Qualcuno tocca ferro? No, ci sono solo legni e stucchi nella sala. Ma fuori, c’è un Papa che prega per il buon esito della nuova stagione nazionale. «Oggi è l’inizio del nuovo governo. Preghiamo per la pace e l’unità dell’Italia», ha detto infatti Francesco al termine dell’Angelus in piazza San Pietro, facendo gli auguri all’esecutivo. Messaggio ricevuto e poco dopo Meloni: «Ringrazio Sua Santità per il pensiero che ha voluto rivolgere all’Italia in questa giornata così importante per il governo che ho l’onore di presiedere». 
Le premesse per riuscire nell’intento ci sono tutte, e naturalmente serviranno più opere che preghiere.

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