Meloni, sconcerto dopo le dichiarazioni di Berlusconi su Putin: così si fa male da solo

La leader di FdI furiosa. I suoi: ci ridicolizza. L’irritazione per le frasi sul compagno e i timori per i rapporti con il Quirinale

Lo sconcerto di Meloni dopo le dichiarazioni di Berlusconi: così si fa male da solo
Lo sconcerto di Meloni dopo le dichiarazioni di Berlusconi: così si fa male da solo
di Francesco Malfetano
Martedì 18 Ottobre 2022, 22:39 - Ultimo agg. 24 Febbraio, 18:56
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Tutti basiti. La sventagliata di dichiarazioni di Silvio Berlusconi, a sentire fonti autorevoli all’interno di Fratelli d’Italia, è considerata semplicemente senza senso. Giorgia Meloni fatica a comprendere quali motivazioni possano mai aver spinto il Cavaliere ad annunciare in favor di telecamera la lista dei ministri azzurri (peraltro con Elisabetta Casellati alla Giustizia). Più che uno sgarbo istituzionale, una vera e propria picconata nei confronti del Capo dello Stato che ancora non ha affidato l’incarico alla leader.


Come se non bastasse - subito dopo lo show messo in piedi da Silvio all’uscita dall’incontro con i suoi deputati - arrivano prima gli audio con il racconto reso agli eletti di una riappacificazione con l’amico Vladimir Putin e poi le registrazioni del resoconto del faccia a faccia di domenica tra il Cav e Giorgia a via della Scrofa: «Quindi noi gli abbiamo chiesto tre ministeri, mi ha riso in faccia, ne ho chiesti due, ha riso ancora, ne ho chiesto uno, ha detto ok.

Questa è la situazione che ho trovato». 


LA LISTA DELLA SPESA
Il momento è delicato. Nessuno tra coloro che l’hanno incrociata ieri fatica infatti a definire Giorgia «furiosa». Anche per le frasi di Silvio sul suo compagno Andrea Giambruno, «il suo uomo è un mio dipendente». Se però queste dichiarazioni, al pari della «lista della spesa», hanno irritato Meloni pur non venendo considerate un danno realmente irreparabile («Più che altro ci ridicolizzano» spiega uno dei fedelissimi), la vera preoccupazione riguarda la violazione della prassi sui ministri e, soprattutto, i virgolettati su Putin. 


Il timore ai vertici di FdI è uno solo, e cioè che a indignarsi possa essere Sergio Mattarella. Anche perché una delle poche certezze sulla prossima squadra di governo pareva essere quella degli Esteri, con la presenza del coordinatore azzurro Antonio Tajani. Certo l’ex presidente dell’Europarlamento vanta un profilo europeista e atlantista inattaccabile, ma il timore resta. Dal Colle al momento evitano di commentare. 


Stando alla prassi però non è affatto detto che il poderoso strappo berlusconiano debba necessariamente scatenare un domino vero e proprio all’interno del nascente esecutivo. Del resto l’interlocutore di Mattarella è e resta il presidente del Consiglio. E comunque, in caso di incarico e di intesa trovata, a giurare nelle mani del Presidente sarebbero i soli ministri. Squadra in cui Berlusconi ovviamente non rientra. 


Inevitabile in ogni caso che Meloni, man mano che ieri l’escalation di virgolettati aumentava di intensità, sia diventata “sospettosa” anche con i suoi. E così, raccontano, limita all’osso commenti e battute. «Così fa male a se stesso» è la sola frase che a caldo pronuncia mentre assiste allo spettacolo improvvisato dal Cavaliere. 

I CONTATTI
A sera quindi, dopo aver smentito un vertice con Matteo Salvini, si rinchiude negli uffici di FdI a Montecitorio per un “consiglio di guerra” con il cognato-capogruppo alla Camera appena riconfermato Francesco Lollobrigida, il fedelissimo Giovanni Donzelli (che lascia prima la riunione) e il sottosegretario di palazzo Chigi in pectore (in collegamento) Giovan Battista Fazzolari. Qui si stabilisce che la reazione a questa convulsa giornata non può essere immediata. E quindi il primo punto è evitare commenti.

La comunicazione di FdI lo conferma fin da subito. Lei però, confidano, ci pensa fino all’ultimo. Anche perché scansare i giornalisti assiepati all’ingresso di Montecitorio è un’operazione difficile. Il tentativo di dribblarli in ogni caso riesce. Così la sua auto, una 500 che ormai è nota tra gli addetti ai lavori, la attende accesa a lungo. Poi riparte vuota, lasciando tutti con il sospetto che Giorgia possa aver lasciato il palazzo da un’altra parte, ed effettivamente deve essere così perché gli uffici chiudono senza che di Meloni si abbia alcuna traccia. Più che una fuga però, la mossa è dettata dalla necessità di prendere tempo e - per l’ennesima volta da quando sono iniziate le trattative in vista delle consultazioni - far abbassare la polvere.
 

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