Con l'arrivo dell'estate, torna anche l'emergenza migranti. Solo la notte scorsa, sono stati 182 quelli soccorsi dalla Guardia Costiera e sbarcati a Lampedusa. Gli hotspot dell'isola sono al collasso, con 3mila ospiti a fronte di una capienza di circa 400 persone e un possibile naufragio di altri migranti. Nell'isola siciliana sono attesi per il 4 luglio il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e da Bruxelles la Commissaria agli Affari interni Ylva Johansson. Se è sempre più evidente che sia necessario un quanto più ampio coinvolgimento dell'Europa nella gestione, qualcosa sembra muoversi.
Il ruolo europeo
I numeri parlano chiaro: le presenze di immigrati nei centri di accoglienza, dopo il picco del 2016-2017 e una successiva discesa, sono tornate a salire vertiginosamente nel 2022. Un fenomeno influenzato certo dagli eventi geopolitici che riguardano, per esempio, Siria, Afghanistan, ma anche dall'instabilità di molti paesi del continente africano. Caso emblematico è quello tunisino, con il presidente Kais Saied impegnato in un braccio di ferro per ricevere un sostegno di circa due miliardi dal Fondo monetario internazionale. Un aiuto necessario per provare a evitare la bancarotta del paese nord-africano, che romperebbe ogni argine migratorio verso l'Europa. Giorgia Meloni sa bene qual è la posta in gioco e nell'ultimo mese si è recata due volte a Tunisi per concordare un accordo con l'Unione Europea: il 6 giugno da sola, l'11 invece insieme alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e al premier olandese Mark Rutte. All'ultimo Consiglio europeo, i leader presenti hanno considerato l'accordo in fase di negoziazione con la Tunisia come un modello da replicare in futuro «coi partner della regione».