Migranti, il flop dei ricollocamenti: i profughi restano in Italia

Migranti, il flop dei ricollocamenti: i profughi restano in Italia
di Michela Allegri e Valentina Errante
Domenica 3 Febbraio 2019, 09:02 - Ultimo agg. 16:32
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A distanza di due anni i dati parlano chiaro: il piano biennale di Relocation, lanciato nel 2015 per suddividere tra i Paesi dell'Unione i migranti arrivati in Italia e Grecia, è stato un flop. Ma rischiano di andare molto peggio i nuovi trasferimenti decisi con accordi ad hoc stretti al momento dello sbarco, al culmine di polemiche politiche e crisi diplomatiche. Promesse non scritte, che è spesso facile ignorare. Solo quest'estate, i profughi approdati sulle coste italiane da trasferire in altri Stati della Ue, in base ai patti stretti al momento dell'attracco, sarebbero dovuti essere 320. Ma sono rimasti quasi tutti nel nostro Paese. Per almeno 270 dei 450 arrivati a Pozzallo il 16 luglio - erano a bordo delle navi Protector di Frontex e Monte Sperone della Finanza - era prevista la redistribuzione tra Francia, Germania, Portogallo, Spagna, Malta e Irlanda. I trasferimenti effettuati, però, sono stati 129. Solo la Francia ha rispettato per intero la quota: 47 migranti. La Germania ne ha accolti meno della metà, il Portogallo ancora meno. A Malta non è andato nessuno. Si trovano ancora negli hotspot di Pozzallo e di Messina.

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MALTA
Va detto, però, che Italia e La Valletta si rinfacciano reciprocamente di non mantenere le promesse. Malta, per esempio, si era impegnata ad accogliere 50 dei 67 profughi sbarcati il 12 luglio a Trapani. Erano stati trasferiti sulla Diciotti, imbarcazione della marina militare, dalla Vos Thalassa, intervenuta in soccorso di un barcone all'interno della Sar libica. L'Italia aveva preso un impegno identico per altrettanti migranti approdati a Malta il 27 giugno: quelli sulla Lifeline. Nessuno dei due Paesi ha rispettato i patti. Il copione si è ripetuto nel caso dei 49 migranti sbarcati dalle Sea Eye e dalla Sea Watch3 sempre a La Valletta: per la nave della Ong tedesca era l'ultima missione prima del soccorso di altri 47 profughi, scesi a terra pochi giorni fa a Catania. Era il 9 gennaio. Malta aveva autorizzato l'approdo perché era stato raggiunto un accordo con altri 8 Paesi, disponibili ad accogliere anche altri 131 migranti salvati nei giorni precedenti. Le quote più rilevanti - 50 persone a testa - sarebbero dovute andare in Germania e in Olanda. Altri 80 profughi sarebbero dovuti essere divisi tra Italia, Francia, Portogallo, Malta, Lussemburgo, Romania e Irlanda. Nei giorni scorsi, La Valletta ha fatto sapere che l'Italia è l'unico Paese a non avere ancora preso contatti per organizzare la redistribuzione.

IL CASO DICIOTTI
E che fine hanno fatto i 190 migranti salvati dalla Diciotti e sbarcati a Catania il 26 agosto? Solo 16 hanno lasciato l'Italia: sono andati in Irlanda. Per uscire dalla situazione di stallo che ora gli costa l'accusa di sequestro di persona aggravato - il Tribunale dei ministri ha chiesto al Senato l'autorizzazione a procedere - il vicepremier Matteo Salvini aveva annunciato che i profughi sarebbero stati accolti, oltre che da Dublino, anche dall'Albania e dalla Chiesa. L'accordo con Tirana, però, è sfumato in poco tempo: l'Albania non fa parte dell'Unione europea, quindi, dal punto di vista giuridico, un migrante trasferito in territorio albanese dovrebbe accettare di uscire dall'Ue. In caso contrario, verrebbe violato il principio di non respingimento. E così, i profughi non hanno mai lasciato l'Italia. In 100 sono stati accolti dalla Caritas. Di questi, 53 sono scappati dalla struttura di accoglienza a Rocca di Papa, 11 si sono resi irreperibili, 35 sono stati suddivisi tra varie diocesi. Gli altri sono a Messina e a Lampedusa.

I DATI
Il problema degli accordi ad hoc è che sono facili da aggirare, visto che non seguono un protocollo scritto. Mentre sull'Italia pesano ancora i dati, negativi, della Relocation. Secondo le stime iniziali, sarebbero dovuti essere ricollocati circa 40mila migranti. Alla scadenza del programma, il 26 settembre 2017, i trasferimenti erano stati poco più di novemila. E i dati aggiornati allo scorso dicembre raccontano di una crescita lentissima: 12.737 ricollocati. Cinque persone sono ancora in corso di trasferimento, altre 628 domande sono in trattazione. Duecentoquindici profughi hanno effettuato ricongiungimenti familiari in altri Stati membri. In 568 hanno rinunciato al programma. Mentre in 156 casi c'è stato il rifiuto di accoglienza da parte degli altri Paesi. La procedura per la Relocation è infatti severissima: ogni trasferito deve avere almeno il 75 per cento di possibilità di ottenere una forma di protezione.
 

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