Fontana, il neoministro: «Le famiglie gay non esistono». Salvini: «Sono sue idee»

Fontana, neoministro alla Famiglia: «Quelle gay non esistono». E Salvini lo bacchetta
Fontana, neoministro alla Famiglia: «Quelle gay non esistono». E Salvini lo bacchetta
di Domenico Zurlo
Sabato 2 Giugno 2018, 14:14 - Ultimo agg. 16:55
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Le famiglie gay? Non esistono. Le dichiarazioni, decisamente forti, arrivano dal neoministro della Famiglia e Disabilità, Lorenzo Fontana, leghista, che intervistato da Corriere della Sera, La Stampa, Messaggero, Gazzettino e Avvenire, è subito riuscito a far parlare di sé, attirandosi un coro di critiche. Per Fontana, il primo punto all'ordine del giorno è «la natalità: voglio lavorare per invertire la curva della crescita, che nel nostro Paese sta diventando davvero un problema, lo ha detto anche Cottarelli - afferma - È a rischio la tenuta sociale, perché si sta invertendo la piramide fra anziani e giovani».

Il ministro Fontana: «No alle nozze gay, flat tax per nuclei con tre figli»

E ancora, oltre all'incentivare le nascite, Fontana parla di disincentivare gli aborti e sostenere la famiglia, che è «quella naturale», mentre le famiglie arcobaleno «per la legge non esistono». «Anche economicamente, la situazione è insostenibile. Si dice che l'Europa che invecchia abbia bisogno di immigrati. Io credo invece che abbia bisogno di rimettersi a fare figli». «Fontana è libero di avere le sue idee» ma «non sono priorità e non sono nel contratto di governo», lo ha subito però smentito Matteo Salvini in un'intervista a Fanpage.it.



GAY, ABORTO, DISABILI Le famiglie arcobaleno «per la legge non esistono in questo momento», afferma però Fontana. Tuttavia «nel programma che è stato steso con i 5 Stelle non si sono, volutamente, toccati i temi etici. E io rispetterò quel programma. Quindi le varie realtà omosessuali, Lgtb, eccetera non si devono preoccupare». Sui disabili, «la questione economica è fondamentale. Gli assegni, specie quelli per i disabili gravi, sono troppo bassi, quasi derisori. Sono problemi che lo Stato ha sempre affrontato con superficialità. Adesso si cambia. Sono certo che le risorse si troveranno», conclude Fontana. 

Sugli incentivi, «in Europa sono molti gli esempi di politiche demografiche. In Francia c'è una detrazione fiscale proporzionale al numero dei figli; in Finlandia ogni bebè riceve alla nascita un box-culla pieno di prodotti per l'infanzia, e così via», dice il ministro. «Si potrebbe pensare a un aumento degli assegni familiari o alla riduzione dell'Iva sui prodotti per i neonati. Oppure, visto che vogliamo la flat tax, applichiamola subito ai nuclei con almeno tre figli».

Sulle risorse, «essendo un ministro senza portafogli darò molto fastidio al ministro dell'Economia. Vanno spese le risorse che servono, altrimenti il Paese è destinato al declino». Sulle interruzioni di gravidanza, «restringere il diritto all'aborto è un tema che nel Contratto non c'è, credo anche che nella maggioranza non esista una sensibilità di questo tipo. Purtroppo, a mio modo di vedere», dichiara Fontana. «Voglio intervenire per potenziare i consultori così di cercare di dissuadere le donne ad abortire. Sono cattolico, non lo nascondo. Ed è per questo che credo e dico anche che la famiglia sia quella naturale, dove un bambino deve avere una mamma e un papà».


CIRINNÀ: È GRAVISSIMO, NEGA LA REALTÀ Dura la reazione della senatrice del Pd Monica Cirinnà«Trovo gravissimo che un ministro della Repubblica neghi la realtà, anche se ne capisco la funzione reazionaria e oscurantista. Negare l'esistenza di chi chiede diritti e riconoscimento equivale a voler oscurare dei cittadini, silenziarli, relegarli fuori dal dibattito politico e sociale», ha detto. La legge sulle unioni civili, aggiunge, ha «riconosciuto dignità e uguaglianza alle coppie gay definendole come famiglia, riconoscendo giuridicamente la loro vita familiare non escludendo la presenza di figli». «La pluralità dei modelli familiari non è solo riconosciuta dalla legge 76 ma anche da consolidate giurisprudenze europee e della Corte di Cassazione. Il ministro ha giurato sulla Costituzione e non può disconoscerla nei suoi articoli 2 e 3 e deve assumersi la responsabilità di essere il ministro di tutti e non solo della sua parte politica».

«Le famiglie arcobaleno esistono. E sono bellissime», ha scritto invece su twitter Matteo Orfini, presidente del Pd. Critiche anche dal sindaco di Milano Giuseppe Sala: «Sono in totale disaccordo.
Nel rispetto della legge continueremo la nostra battaglia». «La contemporaneità è questa. E ignorare una parte consistente della società è profondamente sbagliato - ha aggiunto Sala a margine della cerimonia dell'alzabandiera in piazza Duomo in occasione della festa della Repubblica - . Se il ministro la vede così, e non è da oggi, vediamo come intenderà svolgere le sue funzioni». «Tutto quello che noi potremo fare al contrario sulla via dei diritti - ha concluso - lo faremo».
ARCIGAY: GOVERNO ASSEGNI DELEGA PARI OPPORTUNITÀ  «Se c'era una cosa 'moderna' che la nostra Repubblica aveva messo in campo negli ultimi trent'anni era il Ministero alle Pari Opportunità. La sua assenza nella compagine di governo, assimila questo neonato mandato a quelli del vecchio pentapartito. Il premier vuole un Governo del cambiamento? Allora assegni la delega alle Pari Opportunità, investa sulle politiche dell'uguaglianza, risolva le diseguaglianze e le discriminazioni», chiede, in una nota, Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay. «Nelle ultime 24 ore - osserva - abbiamo letto numerose dichiarazioni, del ministro Salvini e del ministro Fontana, che parevano tratte da un giornale di almeno mezzo secolo fa. Il furore xenofobo di Matteo Salvini, il suo rimuovere, tra l'altro con parole e concetti piuttosto confusi, l'esistenza delle famiglie omogenitoriali e soprattutto dei loro figli e figlie; il Ministro alla Famiglia che si aggrappa a quel singolare asfittico appiccicato al suo dicastero, promovendo l'invisibilità delle famiglie arcobaleno, che sono un dato di realtà e non un'opzione».

Quindi, argomenta in un altro passaggio il segretario nazionale di Arcigay, «a noi pare, e non è affatto una questione di interpretazioni, che dopo i recenti, timidi e insufficienti, passi avanti in tema di diritti e autodeterminazione, si stia tornando a una linea politica che farebbe passare per moderno, al confronto, un discorso del fu democristiano Andreotti. Parole - aggiunge Piazzoni - e idee che sanno di polvere, che veicolano rappresentazioni in bianco e nero, ammuffite, del tutto incapaci di leggere il presente, figuriamoci se possono progettare un futuro».

Di fatto, puntualizza, il leader di Arcigay «promettono il cambiamento e ci propinano l'antiquariato: caro Premier, così si inizia proprio male. Le persone Lgbti non solo esistono ma sono visibili nella società, sono protagoniste in tanti modi e - udite udite - in alcuni casi fanno perfino figli e costruiscono famiglie. Chi non lo vede ha lo sguardo rivolto all'indietro, come se fosse stato congelato negli anni Cinquanta del secolo scorso per improvvisamente scongelarsi oggi, in una nebbia di naftalina. Invece - conclude Piazzoni - le persone Lgbti hanno bisogno di cambiamento quanto tutte le altre. E il cambiamento può voler dire solo riconoscimento, diritti, opportunità».

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