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ENRICO LETTA

Il Pd ora apre a Forza Italia: ecco come cambiano le coalizioni (e il progetto per il governo)

Apertura agli azzurri più legge elettorale proporzionale possono allargare il campo, montando un’area che va dalla sinistra a Forza Italia, passando per un nuovo centro quotato oltre il 10 per cento

Il Pd ora apre a Forza Italia: ecco come cambiano schieramenti e coalizioni
Il Pd ora apre a Forza Italia: ecco come cambiano schieramenti e coalizioni
di Mario Ajello
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 2 Febbraio 2022, 10:50
5 Minuti di Lettura

Al Nazareno, quartier generale del Pd, lo avevano previsto da tempo: appena la «pazza idea» di Berlusconi al Quirinale fallirà - ed è fallita prima che i gioco sul Colle entrassero nel vivo - in Forza Italia sarà anzitutto il Cavaliere a mollare la coalizione di centrodestra ed è sul partito azzurro che bisognerà lavorare per avere un “forno” al centro. Ma nessuno immaginava che sarebbe stata così esplosiva la crisi del centrodestra dopo la scelta del nuovo presidente, al punto che il rimescolamento dei fronti sarebbe venuto naturale. Senza neanche doverlo forzare più di tanto. E insomma, da Enrico Letta - che ha fatto tandem nel gioco quirinalizio con lo zio Gianni, il più ascoltato consigliere di Berlusconi - a tutti i big delle varie correnti, compresa quella di sinistra del ministro Orlando e compresi quelli tra i dem a erano infinitamente affezionati a Conte e ora si stanno ricredendo, non si fa che ripetere: Forza Italia è l’interlocutore giusto per smontare le coalizioni vigenti finora.

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Il progetto per il governo 

Apertura agli azzurri più legge elettorale proporzionale possono allargare il campo, montando un’area che va dalla sinistra a Forza Italia, passando per un nuovo centro quotato oltre il 10 per cento, che potrebbe essere il trampolino di lancio per un governo Draghi post-elettorale dopo questo governo Draghi, e il salto del discorso in casa Pd riguarda proprio la figura del Cavaliere. Se prima si ragionava, dalle parti di Letta junior, di un’alleanza con le macerie di Forza Italia che sarebbero finite nel calderone centrista dopo l’uscita di scena di Silvio, adesso si ragiona con Silvio in campo e con i ministri azzurri - a cominciare da Brunetta che ha un ottimo rapporto con i colleghi dem - che in un’ottica post-salviniana possono rappresentare un altro spicchio di “politica responsabile” con cui mettersi al lavoro. 

Nei rimescolamenti post-Colle che saranno tanti, quello che parte dal Pd è al momento il più concreto. I pontieri tra Nazareno e Forza Italia già sono all’opera e non solo Letta senior e junior, ma anche figure di mediazione come Guerini, per non dire di tutti quei senatori dem di origine democristiana che stanno facendo pressing sui colleghi forzisti e sembrano avere una prateria davanti alle loro avanches: «Finire nel ridotta padanista con Salvini? Ma suvvia, perfino lui dovrà mercanteggiare i collegi al Nord con la Meloni, e i posti non ci saranno più», confida un esponente azzurro di alto rango. Ma non è solo un problema di poltrone. Ma di strategie. Berlusconi nel suo via vai da Arcore al San Raffaele ai suoi interlocutori ha detto: «Mi sembra che il Pd abbia saputo fare politica, e il centrodestra no».

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L’europeismo del Cavaliere è un trait d’union tra le due forze. E sul terreno pratico, tutti quei franchi tiratori berlusconiani (una trentina) che hanno impallinato la Casellati in aula, ossia una scelta voluta da Salvini e Meloni e considerata una forzatura da molti grandi elettori moderati di centrodestra, sono riconducibili - secondo i ragionamenti in casa Pd - a un’area che è pronta ad aprirsi a sinistra. Siamo nella fase dei messaggi tra i due campi, e il punto d’incontro  sarà anzitutto la commissione Affari Costituzionali della Camera, lì dove è in cottura la legge proporzionale. Che è essenziale per il grande rimescolamento.

 

La scomposizione e ricomposizione

L’operazione scomposizione e ricomposizione prevede la sinistra di Letta più i cespugli Leu, Forza Italia de-salvinizzate e il centro con Renzi di nuovo player e Casini padre nobile e punti di riferimento italiano e europeo, M5S modello Di Maio e non Conte (sarà ancora leder tra qualche mese?) e tutto questo certamente non in un’alleanza per le urne (sarebbe innaturale) ma in un gioco di convergenze post-elettorali. La contromossa di Salvini, proprio perché gli vanno a riferire perfettamente la manovra Pd verso Forza Italia, è anticipare tutto questo lanciando  il partito federativo all’americana, i Repubblicani del centrodestra, in cui attrarre la parte dei berlusconiani più filo-leghista. Ma le reazioni alla mossa di Salvini per ora sono state negative. Mentre i ragionamenti berlusconiani intorno alle apertura da parte dei dem trovano il Cavaliere sensibile. Se non altro perché Silvio, che vuole essere amato da tutti e mira alla riappacificazione storica con la sinistra («Io non sono mai stato di destra»), può godersi un alto momento di centralità. E se da una parte lo cerca Salvini (è anche andato nella sua casa di Arcore per attirarlo verso la sua causa, ma invano), dall’altra è incuriosito all’idea di un nuovo Patto del Nazareno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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