Perché Lega e Fratelli d'Italia sono contro la condanna Ue dell'Ungheria

La scelta dei due partiti italiani di dissociarsi dalla condanna non ha tardato a mettere in subbuglio la campagna elettorale che sta per affrontare il rush finale

Perché Lega e Fratelli d'Italia sono contro la condanna Ue dell'Ungheria
Perché Lega e Fratelli d'Italia sono contro la condanna Ue dell'Ungheria
di Fausto Caruso
Venerdì 16 Settembre 2022, 18:41
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«Orban è un signore che secondo le regole della sua costituzione ha vinto le elezioni più volte», con questa frase Giorgia Meloni prova a tirare il suo partito fuori dall’occhio del ciclone in cui è finito insieme alla Lega di Matteo Salvini. Ieri il Parlamento Europeo ha votato a larga maggioranza un rapporto che definisce l’Ungheria di Victor Orban una «minaccia sistemica» per i valori fondanti dell'Ue poiché ormai si configurerebbe come un «regime ibrido di autocrazia elettorale». Di quella larga maggioranza non hanno però fatto parte le delegazioni di Lega e Fratelli d’Italia.

Il governo ungherese, che ora potrebbe vedere bloccati gran parte dei fondi europei a lui destinati, ha subito bollato la misura come un «insulto» e alla protesta si sono uniti anche i partiti di minoranza di Budapest. Lunedì prossimo potrebbe però essere presentata una serie di riforme per ammorbidire la posizione di Bruxelles e tentare di sbloccare il Recovery Plan ungherese, fermo proprio perché Budapest non rispetta alcuni criteri imposti dalla Commissione.

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Le reazioni degli altri partiti

La scelta dei due partiti italiani di dissociarsi dalla condanna non ha tardato a mettere in subbuglio la campagna elettorale che sta per affrontare il rush finale.

Netta la presa di posizione del Partito Democratico. «A Giorgia Meloni dico una cosa semplice, se lei dovesse essere eletta dovrà giurare sulla Costituzione italiana, che dice cose opposte rispetto a quello che sta dicendo Orban», ha dichiarato al Messaggero Enrico Borghi, responsabile sicurezza della segreteria del Pd, sottolineando come questo sia un altro elemento che gli elettori dovranno considerare al momento del voto di domenica 25 settembre. «La nostra Costituzione ha tra gli elementi cardine la tutela delle minoranze e dei diritti.

Orban invece fa della discriminazione un punto strutturale della sua politica», ha aggiunto, plaudendo alla decisione dell’Europarlamento. «Orban è un maestro di ambiguità», ha proseguito, «quando c’è da incassare fa l’amico dell’Europa, ma quando deve mettere in campo i principi fondamentali svicola. Ha fatto bene il Parlamento Ue e votare il rapporto».

«La Meloni dice che l’Ungheria è uno stato democratico perché ha eletto Orban? Allora non sa cos’è una democrazia liberale» è il invece duro attacco del leader di Azione Carlo Calenda, che si è detto favorevole a «cacciare» l’Ungheria dall’Unione. «Questo però non si può fare», ha aggiunto poi, «l’unico modo per spingerla fuori è tagliare i fondi europei ed escluderla dai processi decisionali per spingerla fuori». Calenda ventila dunque l’attivazione dell’articolo 7 del trattato sull’Ue, ovvero l’apertura della procedura di infrazione che potrebbe essere uno dei prossimi passi della Commissione dopo la risoluzione votata a Strasburgo

Dallo stesso partito è intervenuta la ministra degli Affari Regionali, Mariastella Gelmini, che ha rivendicato la propria decisione di lasciare una Forza Italia «sempre più appiattita sulle posizioni leghiste e in cui l’europeismo è sparito». Dal partito del Cavaliere, che ha approvato il rapporto del parlamento Ue, la replica è arrivata dal coordinatore nazionale Antonio Tajani: «La presenza di Forza Italia nel prossimo governo sarà garanzia di europeismo», ha dichiarato, aggiungendo che FI intende combattere tutte le violazioni sullo stato di diritto, «anche in Slovenia e a Malta, dove due governi socialisti sono stati implicati nell’omicidio di due giornalisti», ha detto in riferimento agli assassini di Daphne Caruana Galizia e Jan Kuciak.

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La condanna per i due partiti di destra è unanime da tutto il resto dello spettro politico. Secondo il leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte, «o la Meloni e Salvini fanno marcia indietro e riconoscono pubblicamente di aver sbagliato su Orban o sono inidonei al governo». Parlando da Messina, dove si trovava per il suo tour elettorale, ha aggiunto di aver sempre affermato «che non spetta a nessuno distribuire patenti di legittimità democratica», ma stavolta Lega e Fratelli d’Italia hanno votato contro una «relazione documentata, non un documento politico, che ha certificato la svolta autocratica dell’Ungheria, che ha messo sotto di sé il poter giudiziario, mette il bavaglio ai giornalisti e tortura le donne che vogliono abortire».

La controrisposta di Meloni e il commento di Draghi

Meloni ha tentato di sviare l’attenzione sul piano geopolitico: «In un momento come questo la scelta intelligente sarebbe avvicinare le nazioni europee piuttosto che allontanarle», ha detto ventilando la possibilità che iniziative di questo tipo possano ulteriormente avvicinare l’Ungheria alla Russia. Discorso che vale anche per la Polonia, che sta affrontando accuse simili mentre «si sta caricando tutti i profughi ucraini senza chiedere niente all'Europa. Vogliamo davvero aprire questo fronte?».

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In queste settimane la leader di FdI ha spesso parlato quasi da premier in pectore, ma in questo caso una chiosa sulla vicenda è arrivata da chi si occupa ancora la poltrona di Palazzo Chigi. Interrogato sulla vicenda durante la conferenza stampa seguita all’approvazione del Decreto Aiuti Ter, Mario Draghi ha rivolto una critica indiretta, ma tutt’altro che velata, alla decisione dei due leader di centrodestra: «Noi difendiamo lo stato di diritto assieme hai nostri alleati che sono Francia e Germania. Cosa farà il futuro governo non lo so, ma mi sono chiesto “com’è che si scelgono i propri alleati? Quali sono i partner che mi aiutano a proteggere gli interessi italiani?”».

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