Berlusconi e Salvini, il piano anti Meloni premier. L'obiettivo: indicare per Palazzo Chigi un moderato

Decisiva la divisione dei collegi

L’obiettivo: indicare per Palazzo Chigi un moderato. Decisiva la divisione dei collegi
L’obiettivo: indicare per Palazzo Chigi un moderato. Decisiva la divisione dei collegi
di Mario Ajello
Domenica 24 Luglio 2022, 22:42 - Ultimo agg. 26 Luglio, 19:44
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Andare d’accordo tra alleati, ma certo, e si sta facendo di tutto perché al vertice di martedì o mercoledì prossimo vinca la concordia nel centrodestra. Ma una cosa è certa: Berlusconi e Salvini temono, pur nella semi-pace ritrovata ma tutta da ricostruire, che a vincere sia Giorgia Meloni. Che per il Cavaliere, così ripete sempre ai suoi, «È sicuramente cresciuta rispetto a quando era mio ministro, ma sempre il mio ministro rimane». E non è solo una battuta. La verità è che Berlusconi, insieme a Salvini ha un piano per evitare l’avvento di Giorgia a Palazzo Chigi. Nel pranzo dell’altro giorno a Villa Grande, la leader di FdI ha rivendicato: «Chi tra noi prende un voto in più è premier. Si è fatto sempre così e le regole non possono cambiare». Silvio ha assentito, e anche Salvini non fa che rassicurare Giorgia: «Chi arriva primo ha la premiership». Chiaro, no? Non chiaro affatto. Il piano Berlusconi è stato messo a punto e funziona così, con Salvini convinto quanto lui che possa funzionare. E il piano è questo. 

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Si va al voto con tre punte d’attacco e senza stabilire chi dei tre governerà. E fin qui tutti d’accordo. Anche perché, come dice il Cavaliere, «oggi non possiamo indicare Giorgia come premier in caso di vittoria in quanto sbilanceremmo troppo la coalizione quando invece abbiamo bisogno di pescare voti ovunque e tanti voti tra i moderati». Ma se poi, com’è probabile, tra Giorgia, Matteo e Silvio sarà la prima a prendere più consensi degli altri, come sbarrarle l’ingresso a Palazzo Chigi? Qui il gioco si fa machiavellico. 
L’idea è quella di unire le forze tra Forza Italia e Lega subito dopo le elezioni e la somma dei due partiti supererebbe in Parlamento in numero di seggi quelli ottenuti da FdI.

Si sta pensando a un’assemblea degli eletti, appena insediate le nuove Camere, nella quale nominare il premier di centrodestra. Il calcolo che si fa è questo: il 15 per cento di Forza Italia più i cespugli centristi Udc, Lupi e via dicendo (ora è all’11 nei sondaggi e secondo il Cav arriverà al 20) sommato al 15 per cento della Lega fa 30 ed è una quota a cui FdI pur nel pienone non può giungere visto che dovrebbe fermarsi a un ottimo bottino del 26 per cento. Quindi? Quindi in Parlamento saranno più i forzaleghisti uniti che i meloniani. Ed ecco fatta la sorpresina all’amica Giorgia. 

 


Perciò comincia a circolare, sia in Italia sia in Europa presso il Ppe, l’ipotesi Tajani premier, ossia il vice Silvio che ormai con i leghisti, pur da europeista convinto, ha stabilito ottimi rapporti di vicinato e partenariato e non è certo un anti-Salvini. C’è chi dice, tra chi è vicino al Cavaliere, che al posto di Giorgia - se riesce il piano - Silvio vede se stesso come premier. Considerando che, parole sue, «serve gente d’esperienza e di larghe conoscenze alla guida di questo Paese, e io modestamente queste caratteristiche le ho...». Ma più che king, Berlusconi si vede kingmaker. O queenmaker nel senso che magari andrebbe bene investire pure la Meloni, ma l’importante è avere la forza numerica per dire: ti ho fatto presidentessa del consiglio io. O magari, se il piano funziona ma la Meloni farà di tutto per cautelarsi in questi due mesi di campagna elettorale, Silvio e Matteo tireranno fuori altri nomi a sorpresa per succedere a Draghi? Frattini forse? O un super-tecnico d’area, se esiste? 

La spartizione

Il fatto è che il Cavaliere considera più o meno, e lo dice, «due ragazzotti» Matteo e Giorgia. Giovani di belle speranze ma il jokerman non può che essere lui. Al punto che non sembra finora aver dato ascolto all’amico Fedele Confalonieri che gli consiglia: «Indica subito la Meloni come candidata premier, così è tutto più chiaro». È talmente tutto poco chiaro che, proprio temendo il trabocchetto, la Meloni sulla spartizione dei collegi uninominali ha deciso di essere molto determinata. Ne vuole almeno la metà. Proprio per sentirsi più attrezzata quando si andrà alla conta in Parlamento tra FdI - che al Sud si prevede faccia il pienone come nel 2008 Forza Italia e nel 2018 M5S - e gli alleati. Intanto il Cav ha deciso che sarà capolista in 5 circoscrizioni (per legge in più di 5 non si può) e visto che il suo compleanno sarà il 29 settembre, 4 giorni dopo il voto, già ha scelto il regalo desiderato: «Come cadeau voglio il più bel trionfo elettorale della mia vita». Comprensivo del premio di poter scegliere il nuovo capo del governo.

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