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Casini e l'Italia in tempesta: «Troppi dilettanti in politica, l'unico argine sono i dem»

Ieri il convegno alla Fondazione Sturzo sull'influenza estera sulle urne italiane

Casini e l'Italia in tempesta: «Troppi dilettanti in politica, l'unico argine sono i dem»
Casini e l'Italia in tempesta: «Troppi dilettanti in politica, l'unico argine sono i dem»
di Fernando M. Magliaro
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 7 Settembre 2022, 00:10 - Ultimo agg. : 9 Settembre, 10:19
4 Minuti di Lettura

«Non temo il fascismo, temo il dilettantismo, il dare risposte semplicistiche a problemi complessi». Non usa la diplomazia Pier Ferdinando Casini intervenendo al convegno “L’influenza del quadro internazionale sulle elezioni italiane” organizzato nella prestigiosa sede della Fondazione don Luigi Sturzo a Roma. Insieme a Bruno Tabacci, Lucio D’Ubaldo, Claudio Mancini e Simona Colarizzi, Casini è stato molto netto: «Le forze politiche che chiedono oggi l’intervento di Draghi sulle bollette sono le stesse che hanno fatto cadere Draghi rendendo l’Italia debole ed ingovernabile in questa tempesta e sono gli stessi che guardano a Putin. Credo che la gente debba riflettere. È una cosa di irresponsabilità totale. A causa di questi atteggiamenti dilettanteschi rischiamo tra qualche mese di trovarci in una tempesta perfetta. A fronte di questo il Pd è l’unico argine». Poi l’affondo secco contro il leader della Lega, Matteo Salvini: «Ogni volta che Salvini dice una cosa, il giorno dopo il Cremlino interviene per avallare. Il gioco è così grave che la Meloni non sa come districarsi perché il rischio vero non è solo per l’Italia ma anche per lei, che sia la vittima designata».

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«Io - ha detto Casini - non sono iscritto al Pd. Sono candidato nel centrosinistra e penso in tutta coscienza che sia un partito che ha fatto una scelta fondamentale: in questi anni ha scelto l’Italia anche quando gli è costato dei voti. E lo ha fatto fino all’ultimo, fino a quando i M5S hanno maturato la pensione e hanno fatto cadere Draghi. Stiamo costruendo il castello di errori ed orrori che pagheremo duramente, stiamo gettando le basi per una situazione che rischia di esplodere. Per questo la battaglia è importante e mai come oggi si gioca sulle questioni internazionali. Sono convinto che il tema sia solo la democrazia. Non è che Putin temesse che la Nato arrivasse in Ucraina. Putin, con gli atti che coerentemente ha posto in essere in 15 anni ha dimostrato che per lui è incompatibile ai bordi della Russia, in Ucraina o Bielorussia o Georgia, l’esistenza della democrazia: non può accettarlo». 

IL PARALLELO CON IL ‘48
L’intero incontro è ruotato sostanzialmente su un parallelo, quello con le elezioni del 1948 che videro la netta affermazione della Democazia Cristiana ai danni del Partito Comunista, scongiurando così rischi sulla posizione dell’Italia nel mondo dei due blocchi contrapposti. «La risposta occidentale all’annessione della Crimea da parte di Putin è stata timida», ha detto Tabacci che ha aggiunto «Non mi pare che Conte e Salvini abbiano brillato per la chiarezza delle loro posizioni in politica estera. Sulle sanzioni Salvini è stato ambiguo; Conte è stato più sotterraneo ma non per questo meno ambiguo. Voleva mandare le freccette agli ucraini per difendersi...». E, ancora, «La politica estera era l’apertura di tutti gli interventi dei leader della vecchia DC nei congressi, oggi è sparita». Anche D’Ubaldo fa riferimento alla politica estera, specificatamente parlando dell’atlantismo di FdI: «Le radici dell’atlantismo del partito di Giorgia Meloni affondano in quell’atlantismo di facciata, non convinto, del Movimento Sociale italiano».

«Io ho iniziato a parlare di politica estera nei miei incontri con le persone» gli ha risposto Mancini. «Considero la situazione più pericolosa del 1948. In quel momento c’era stata la Costituente e la svolta di Salerno e il posizionamento internazionale sia da una parte che dall’altra era chiaro, oltre che grande era la conoscenza del suo funzionamento e delle conseguenze del suo cambiamento. Oggi invece la situazione è molto più complessa. Io ricordo quando Fratelli d’Italia non applaudiva a Mattarella, ho in mente le prime parole di campagna elettorale di Berlusconi sul presidenzialismo e abbiamo sentito tutti le parole di Salvini sulle sanzioni. Le elezioni sono un passaggio storico per il Paese e io credo come nel ‘48, nel ‘76 e nel ‘94 produrranno spostamenti elettorali imprevedibili che sono poi durati a lungo. Le questioni internazionali sono tornate ad essere centrali e il futuro del paese è in gioco nel voto». Anche perché «sull’occupazione illegale della Crimea - insiste Casini - Matteo Salvini e Silvio Berlusconi si recarono da Putin dicendo che era una terra russa. È irresponsabile oggi giocare con le sanzioni alla Russia, come lo è stato togliere la fiducia a Draghi, cosa che il M5S ha fatto non appena maturati i termini per la pensione da parlamentare. Quello che è in gioco è la credibilità dell’Italia».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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