Pnrr, corsa ai fondi non spesi. La sfida di Roma e Milano: «Fate investire a noi i soldi a rischio»

Il nuovo sos di Fitto, responsabile del Recovery: «Ci sono diversi progetti a rischio». Fronte comune di Gualtieri e Sala. Firenze e Venezia, il caso degli stadi

Pnrr, corsa ai fondi non spesi. La sfida di Roma e Milano: «Fate investire a noi i soldi a rischio»
Pnrr, corsa ai fondi non spesi. La sfida di Roma e Milano: «Fate investire a noi i soldi a rischio»
di Francesco Bechis e Francesco Bisozzi
Giovedì 30 Marzo 2023, 00:05 - Ultimo agg. 09:36
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La sfida è partita da Roma e Milano. E in poche ore si è allargata lungo lo Stivale, da Palermo a Venezia. I fondi del Pnrr che rischiano di andare perduti «devono essere dati ai comuni più virtuosi». I sindaci chiamano il governo. Da Milano Beppe Sala: «Le risorse vengano assegnate a chi le sa investire». Da Roma Roberto Gualtieri chiede di assegnare alla Capitale - in regola con le gare del Pnrr - 300 milioni dai finanziamenti destinati ad amministrazioni inadempienti. Ora che il rischio di perdere per strada una parte dei fondi europei si fa concreto - l’orizzonte temporale del 2026 «è troppo corto» ha ammonito di nuovo ieri il ministro Raffaele Fitto, «meglio parlare subito dei problemi, siamo responsabili» - una rete trasversale di comuni italiani batte cassa a Palazzo Chigi.

IL PIANO

Eccolo, il nuovo fronte Pnrr del governo Meloni.

All’indomani della decisione della Commissione Ue che ha fatto sussultare la maggioranza: congelare per un altro mese la terza rata del piano da 19 miliardi di euro. L’iniziativa, spiega Sala da Milano, prevede di assegnare i fondi destinati a rimanere incagliati «alle realtà locali e a quelle che hanno un track record secondo cui possono investire». E ancora: «Ci sono una serie di progetti che ho nel cassetto e che, se fossero finanziati, riuscirei a completare entro il 2026». Stando all’ultima relazione sul Pnrr della Corte dei Conti, in realtà, i Comuni italiani hanno serie difficoltà a spendere i fondi assegnati: un progetto su due è in ritardo. In altre parole, meno della metà delle idee partorite dai municipi prende forma. Colpa della «cronica mancanza di personale e le tante difficoltà di partenza», si scherma il presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro. Eppure, svela l’Anci, i sindaci hanno presentato progetti per 80 miliardi di euro, il doppio dei 40 miliardi messi a disposizione dal piano e che non si riescono a spendere. Un paradosso, senza dubbio. Ecco allora il guanto di sfida di Roma e Milano. Da un lato Gualtieri che chiede a Fitto di poter usare per la Capitale i “resti” del Pnrr per interventi urgenti, ad esempio la messa in sicurezza delle scuole. Dall’altro Sala che ieri ha punzecchiato il governo: «Le parole di Fitto suonano un po’ come una resa, ma siamo ancora in tempo, diamo i fondi a chi li sa investire». Intanto monta la polemica. A non tutti piace l’appello dei «sindaci virtuosi» che sperano in una fetta più grande dei fondi Ue. «Il mio amico sindaco di Milano non beneficerà dei soldi non spesi del Pnrr che sono destinati alla città di Palermo», tuona dal capoluogo siciliano Roberto Lagalla auspicando comunque «una distribuzione delle risorse secondo i principi di premialità e nel rispetto delle capacità di spesa dimostrate». 

D’accordo anche i sindaci di Firenze e Venezia Dario Nardella e Luigi Brugnaro. Entrambi scottati dai recenti rilievi della Commissione Ue, che di fatto ha chiesto al governo di espungere dal Pnrr italiano i finanziamenti per riqualificare lo Stadio Artemio Franchi e il Bosco dello Sport, 155 milioni in tutto. Lo stallo resta e divide anche in casa. Se Nardella si dice convinto che «il governo difenderà tutto il Pnrr, inclusi i progetti di Firenze e Venezia», il suo precedessore a Palazzo Vecchio Matteo Renzi lo invita a desistere: «Ha ragione l’Europa a non voler spendere in questo modo i soldi del contribuente. Avete un mese per spostare i fondi dello stadio su scuole e case popolari».

IL CORO

L’asta a rialzo ormai è partita. E agita gli animi anche tra i governatori. «La Liguria è pronta a prendersi in carico altri 500 milioni di interventi», annuncia Giovanni Toti. Mentre il presidente della Calabria di FI Roberto Occhiuto si dice scettico: «Dare i soldi a chi li sa spendere, come dice Sala, vuol dire lasciare indietro un pezzo di Paese. Sarebbe una secessione». 
Tra un rimpallo e l’altro, il governo getta acqua sul fuoco. «Gli obiettivi da raggiungere a fine giugno saranno pienamente rispettati», assicura serafico il ministro delle Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso. E ancora una volta non manca una stoccata a chi fino a pochi mesi fa sedeva a Palazzo Chigi: «Certo, dobbiamo accelerare per recuperare ritardi del passato...».

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