​Prescrizione, il premier ora incalza Bonafede: domani vertice per la resa dei conti

Prescrizione, il premier ora incalza Bonafede: domani vertice per la resa dei conti
​Prescrizione, il premier ora incalza Bonafede: domani vertice per la resa dei conti
di Marco Conti
Martedì 4 Febbraio 2020, 10:50 - Ultimo agg. 12:18
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Nel fortino di via Arenula Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia nonché capodelegazione del M5S, continua a mettere sacchi di sabbia intorno la riforma che ha abolito la prescrizione e sancito il fine processo-mai. E più il Guardasigilli e i grillini si danno da fare, più Matteo Renzi ci va giù di piccone e, forte delle critiche non solo degli avvocati ma anche dei vertici della magistratura, attacca il ministro provando a mettere in fuorigioco il Pd.

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La reazione dei dem non si fa però attendere. Nicola Zingaretti non solo chiede al premier Conte di intervenire, ma lo avvisa dicendo che in mancanza di un'intesa il Pd voterà la sua proposta. Ovvio quindi convocare per domani a palazzo Chigi l'ennesimo vertice di maggioranza sulla prescrizione e la riforma del processo penale. Conte avrebbe preferito restare fuori dalla contesa dopo che la sua ipotesi di mediazione si è arenata. Il lodo-Conte, che prevede una distinzione tra assolti e condannati in primo grado con i primi che avrebbero avuto la prescrizione, è stato bloccato dall'accusa di incostituzionalità e dalla scarsa propensione grillina a considerare ipotesi riduttive dell'abolizione totale di un istituto ritenuto dai più di garanzia. Altre proposte però sono in via di messa a punto. Come l'idea di distinguere tra reati escludendo, per esempio, la prescrizione per quelli corruttivi e dei colletti bianchi. Il pressing di palazzo Chigi sul ministro Bonafede, affinchè arrivi all'incontro con una proposta di mediazione, è ripreso fortissimo, e gli uffici del ministero sono al lavoro, ma sinora non si vedono soluzioni in grado di mettere d'accordo tutti. Anche l'idea, che avanza in area Pd, di reintrodurre la prescrizione per chi chiede il giudizio immediato, segna il passo perché inserire una modifica nel processo penale significa attendere un paio d'anni, se va bene, mentre Iv vuole bloccare subito la cancellazione della prescrizione. Il tono dello scontro, che va avanti da giorni, riduce i margini di mediazione, come sostiene Andrea Orlando, e trasforma il tutto in una rischiosissima lotta di principio. Nel vertice di maggioranza di ieri sul Milleproroghe e i suoi mille emendamenti, non si è affrontata la questione. L'emendamento della Annibali (Iv), che prevede un rinvio fino a quando non entrerà in funzione la riforma del processo penale, è stato accantonato insieme a quelli che cancellano sugar-tax, plastic-tax e ripristinano i maxi risarcimenti per i concessionari. In caso di mancato accordo nel vertice di domani, gli emendamenti di Iv potrebbero non esser votati dalle commissioni Bilancio e Affari Costituzionali ed essere rinviati all'aula dove però si scontreranno con la richiesta del voto di fiducia sul Milleproroghe che il governo chiederà anche per blindare il provvedimento sotto il profilo della spesa. Se così sarà, la questione è destinata a non finire però qui perché Renzi minaccia di riproporre la questione al Senato, dove i numeri gli concedono ben più ampi margini, e anche se Vito Crimi sostiene che la prescrizione non è nel programma di governo, c'è il processo penale.

Non solo. Il 24 febbraio va in aula il ddl dell'azzurro Enrico Costa che riporta in voga la riforma delle prescrizione di Orlando. L'iniziativa annunciata da Leu per oggi di abbinare una propria proposta di riforma a quella di Forza Italia, non promette nulla di buono perché qualora anche il Pd dovesse associarsi al testo-Costa ci sarebbero i numeri per bloccare la riforma a suo tempo votata da M5S e Lega. L'ostentata fermezza con la quale Bonafede e i grillini difendono la norma lascia pensare che non escludano l'eventualità e si preparino ad accettare la sfida del voto in aula, pronti magari ad essere sconfitti e a denunciare l'accordo tra Pd, Iv e tutto il centrodestra.
Ammesso che sia questo il modo per alimentare l'idea che il M5S è l'antisistema e tutto il resto sistema, Conte si troverebbe però costretto a raccogliere i cocci di una maggioranza a tutti gli effetti in decomposizione. E' per questo che la riunione di domani dovrebbe servire a trovare un punto d'intesa per evitare che il voto in aula sancisca la scomposizione della maggioranza e la sconfitta del capodelegazione M5S, nonchè ministro di Giustizia.
 

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