Prescrizione, tira dritto e lancia l'agenda 2023. Renzi tiene il punto, ma Iv spiazzata

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Venerdì 7 Febbraio 2020, 10:00 - Ultimo agg. 8 Febbraio, 07:27
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Nessun ripensamento, in attesa che la frattura si rimargini. Nel day after dello strappo sulla prescrizione tra il blocco M5S-Pd-Leu e i renziani, Giuseppe Conte non fa alcun passo, nel merito della riforma della giustizia, verso Iv. Lunedì il Cdm certificherà, forse con un decreto legge, la mediazione alla quale si è giunti, quella che ha sancito il «no» di Iv insinuando più di un dubbio sulla futura tenuta della maggioranza in Senato. «Basta con i rinvii, è il tempo di decidere», sottolinea tuttavia Conte, ricordando, al tempo stesso, come il «sale» del dialogo tra forze di maggioranza sia la collaborazione: «battaglia non è una parola che si addice a delle forze di governo». 

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Eppure Matteo Renzi, di prima mattina, torna subito in trincea. «Non lasciamo il governo, dicano però se vogliono cacciarci», sottolinea il leader di Iv smentendo qualsiasi ipotesi di appoggio esterno ma tenendo il punto sul «no» al «lodo Conte bis». E avvertendo: «l'accordo non ha i numeri, se Conte trova i voti nel mondo della destra io sono contento per loro, un pò meno per il Paese». Ma, al di là dei toni del loro leader, i renziani prendono tempo. Mercoledì, in commissione alla Camera, voteranno il lodo Annibali ma è difficile che l'emendamento al milleproroghe passi. Diverso il discorso al Senato, dove però non si arriverà prima di una decina di giorni almeno. E dove chissà quando arriverà il provvedimento sulla prescrizione. 

 


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Da qui ad allora, a Palazzo Chigi confidano che Iv rientri in partita magari facendo perno su chi, tra i renziani, abbia posizioni meno ultimative dei «big» del partito. Anche perché, spiegano nella maggioranza, una partita diversa condannerebbe Iv all'isolamento. Di certo, Conte non vuole più tergiversazioni. Lunedì partiranno i tavoli tematici per l'agenda 2023. Vi parteciperanno i ministri competenti, i capidelegazione, i capogruppo (nelle commissioni interessate) delle forze di maggioranza. L'obiettivo è «correre» partendo dagli argomenti forse meno divisivi. Non a caso i primi tavoli saranno su lavoro (lunedì) e crescita e sviluppo sostenibile (giovedì). Per due settimane, raccontano a Palazzo Chigi, i tavoli sull'agenda 2023 saranno il fulcro dell'attività del capo di governo. Attività che il premier mette in campo con un certo pragmatismo. «Non chiedetemi se sono garantista o se sono giustizialista, queste visioni semplificatrici affidate alle ideologie degli »ismi« non mi sono mai piaciute. Ai cittadini non interessano le formule astratte, interessa che il »sistema giustizia« offra un servizio efficiente e giusto», scrive su Fb.

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Parole che scatenano l'ennesima reazione di Iv («Conte è populista, noi garantisti senza se e senza ma», attacca Davide Faraone) e sulle quali in serata il premier torna: «Non vorrei si fosse creato un malinteso, quando ragiono di »ismi« mi riferisco a semplificazioni astratte brandite come armi ideologiche. Ô chiaro che dobbiamo essere tutti per tutte le garanzie costituzionali», sottolinea. Lunedì gli esponenti della maggioranza si ritroveranno in Cdm. Al momento l'ipotesi di un dl sulla prescrizione resta la più probabile ma non si esclude, in ambienti parlamentari, che ci sia anche un ddl: strumento che darebbe più tempo a una possibile ricucitura. Del resto, a fare da «congelatore» a chi vuole tornare al voto sono due fattori: il risiko delle nomine previsto in primavera e le Regionali, subito dopo. Regionali dove, dopo l'intesa sulla prescrizione, aumenta il pressing del Pd sul M5S. Il rischio, per i Dem, è che andando in ordine sparso si perda in 5 Regioni su 6, facendo tornare il governo sulla graticola. Non solo. In quel caso a tornare nel mirino dei suoi detrattori ci sarebbe anche l'uomo di raccordo tra Pd e M5S: Giuseppe Conte. In fondo, ad essere nel mirino di Iv, c'è proprio lui. Il premier ne è consapevole. Lo scatto sull'agenda serve anche a cementare quell'alleanza tra Pd e M5S che finora stenta a decollare.

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