L'irritazione del Quirinale usato da Conte come scudo

L'irritazione del Quirinale usato da Conte come scudo
L'irritazione del Quirinale usato da Conte come scudo
di Marco Conti
Mercoledì 22 Maggio 2019, 07:31
4 Minuti di Lettura
Venghino, siori elettori, venghino! Volete votare a sinistra perché temete il regime, la destra e volete tutti, o quasi, in galera? C'è il M5S. Siete un po' di destra, avete paura dei migranti e pensate si possano ridurre le tasse fregandosene di Bruxelles? C'è la Lega. Il bipolarismo virtuale, realizzato dai due vicepremier e dal teatrino in corso nella maggioranza, alla fine ha coinvolto anche il Quirinale. Merito del Consiglio dei ministri di lunedì notte dove Conte ha spiegato, al pur informato ministro dell'Interno Salvini, che il testo del decreto sicurezza-bis aveva fatto arricciare il sopracciglio a Sergio Mattarella. Il premier ha spiegato ai ministri che, nel corso di una telefonata, ha condiviso con il presidente della Repubblica un paio di evidenti profili di incostituzionalità del testo e di non aderenza ai trattati internazionali.

I GALLI
Alla fine, dopo un Cdm trasformatosi in vertice a tre e molta finta agitazione, Conte, Di Maio e Salvini hanno deciso che si era fatto tardi e che i dubbi del Colle funzionavano bene come alibi per chiudere il consiglio dei ministri senza dar fuori l'idea che ci fossero stati vinti e vincitori. D'altra parte su ciò su cui i due partner non litigano mai - ovvero le nomine - si era già proceduto in Cdm, e quindi i tre hanno deciso che si poteva andare a letto. Ovviamente salvo ricominciare con il wrestling dopo poche ore. Puntualmente, al primo talk televisivo della mattina, su La7 e Rai, M5S e Lega hanno ripreso a beccarsi e a ritirare fuori - protestando - sia la storia del decreto sicurezza-bis che del decreto-famiglia. Due provvedimenti molto virtuali, ma che Lega e M5S continuano a sbandierare. Sul miliardo per le famiglie è toccato al ministro dell'Economia Tria dire che di fatto non c'è. Se a questo piccolo particolare si aggiunge ciò che Conte la sera prima si era dimenticato di raccontare - ovvero che per il Quirinale non esistono i requisiti di necessità ed urgenza per un decreto - è facile immaginare che fine farà quel solo articolo caro a Di Maio. Sulla stessa strada sembra essere incamminato anche il sicurezza-bis sul quale però Salvini sta impegnando molto della campagna elettorale anche perché la polemica, oltre a nascondere le difficoltà dell'economia certificate anche dall'Ocse e la situazione dei conti pubblici, ha avuto il pregio di cancellare dalla scena elettorale tutta la faccenda delle inchieste su esponenti della Lega.

Ovvio, quindi, tenere caldo il tema chiedendo un nuovo consiglio dei ministri già per oggi, «visto - sostiene il ministro dell'Interno - che ora è tutto a posto». Il problema è che al M5S «il presepe», per dirla con Eduardo De Filippo, continua a non piacere e continua ad appoggiarsi al Quirinale sperando di avere sponde per bloccare un provvedimento che altrimenti la Lega vuole far passare in Cdm prima di domenica. E così per tutta la giornata di ieri palazzo Chigi ha chiamato il Quirinale, sbagliando sempre il numero, per cercare di fissare un appuntamento con il presidente della Repubblica impegnato ieri a Milano. E' probabile, almeno così sostengono i grillini, che l'incontro tra i due ci sia stasera, ma nel frattempo Di Maio può dire di aver forse guadagnato un paio di giorni portandosi già a giovedì quando mezzo governo sarà a Palermo per accogliere la Nave della legalità. Tirare per la giacca il Capo dello Stato è stato sempre controproducente. Farsene scudo per evitare di dover dire sì ad un provvedimento molto poco condiviso, rischia di non funzionare. E così al Quirinale sono in attesa di un testo sul quale ragionare e che potrà più o meno condividere a prescindere dalla tempistica. Sbagliato, quindi, attendersi melina da parte del Colle. Ovvero, se il testo è costituzionalmente potabile, non si vede perché dovrebbe galleggiare per qualche giorno sulle scrivanie del Quirinale. Ma il M5S è convinto di riuscire ad evitare un nuovo Consiglio dei ministri senza compromettere ulteriormente il rapporto tra Lega e premier. L'esercizio non è difficile e dopotutto anche a Salvini - qualora non riuscisse a spuntarla con un testo convincente - può star bene promettere per il dopo 26 maggio un provvedimento serio senza «lo svuotamento» che ieri sera promettevano i grillini.

IL TEATRO
Ovviamente i due vicepremier, mentre tengono alta la polemica sui due provvedimenti, in modo da polarizzare lo scontro, continuano a sostenere che «il governo durerà altri 4 anni», come ha sostenuto anche ieri sera Matteo Salvini in tv. Salvo sorpresone la notte di domenica, che ovviamente a palazzo Chigi nessuno si augura, è molto probabile che dopo non accada nulla di molto sconvolgente e che i due continueranno, magari con minor costanza, a duettare per tenere caldo il proprio elettorato. Un giochino che al Quirinale osservano con attenzione e qualche punta di sconcerto dovuta soprattutto agli impegni che attendono il governo sul fronte economico. Malgrado le accuse e le suggestioni di un possibile cambio a palazzo Chigi, Conte resta saldo ed immerso nel suo ruolo di parafulmine della maggioranza. La via d'uscita di lunedì notte, ovvero scaricare sul Quirinale il mancato via libera ai due decreti, è stata geniale e di fatto sopportata dall'inquilino del Colle. Più o meno assomiglia alla soluzione trovata per far sbarcare i migranti della Sea Watch e condivisa, unofficial, con i due vicepremier.
 
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