Radio radicale, offensiva “multipartisan" in Parlamento per evitare la chiusura: solo M5S contrario

Radio radicale, offensiva multipartisan" in Parlamento per evitare la chiusura: solo M5S contrario
Radio radicale, offensiva “multipartisan" in Parlamento per evitare la chiusura: solo M5S contrario
Mercoledì 12 Giugno 2019, 18:28
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«Il futuro di Radio Radicale si decide nelle prossime ore in commissione, chiunque mette in campo soluzione alternative ci sta prendendo in giro. Se la Lega, Salvini, vuole c'è una possibilità pratica, si presenta un emendamento al decreto crescita con il governo che si rimette alla commissione». Roberto Giachetti non la tira per lunghe, la vicenda di Radio Radicale è arrivata alla stretta finale e il fronte "multipartisan" che riunisce tutti i partiti (ad eccezione del M5s) si è ritrovato a Montecitorio per fare il punto sull'emittente.

L'Ordine dei giornalisti si schiera a fianco di Radio Radicale

Lo spunto è stato fornito dalla consegna a palazzo Chigi, da parte del direttore di Radio Radicale Alessio Falconio e del Cdr, della petizione con 170mila firme «affinché non cessi il servizio di Radio Radicale -come ha spiegato Falconio-. È quello che chiede l'AgCom: si tratta di un servizio di interesse generale che va messo a bando, come chiede Radio Radicale da sempre, ma intanto che non venga interrotto».

Mentre la delegazione dell'emittente è a palazzo Chigi, la commissione Finanze della Camera sta esaminando il decreto crescita, che offre l'ultima chance per inserire l'emendamento utile ad evitare la chiusura dell'emittente, che senza convenzione non riesce più ad andare avanti: «In aula Camera verrà messa la fiducia sul provvedimento, quindi o si risolve tutto in commissione o non se ne fa nulla», ha spiegato Stefano Fassina.
A sostegno di Radio Radicale, in pratica tutto l'attuale Parlamento: Luca Paolini (Lega), Laura Boldrini, Federico Fornaro (Art.1), Graziano Delrio, Filippo Sensi, Stefano Ceccanti, Ivan Scalfarotto e Giuditta Pini (Pd), Fabio Rampelli e Federico Mollicone (FdI), Renato Brunetta (FI), tra gli altri.

«Questa irragionevolezza del M5s è coerente, visto che parlano di giornalisti come prostitute - ha detto la Boldrini -. Conto sulla Lega, che quando vuole impone l'agenda, è con noi in questa battaglia di pluralismo e spero faccia in modo di far prelevare il buon senso». Per Brunetta, «questi 7 mesi di battaglia sono simbolici, sono stati la parte più nobile di questa legislatura, che per il resto ha visto provvedimenti fatti con i piedi».

Paolini ha portato la posizione della Lega: «Radio Radicale è un unicum, non si deve badare a spese perchè è stata casa di tanti. L'Agcom ci fornisce un potente supporto giuridico per questa battaglia, Salvini si è espresso, Radio Radicale deve vivere». E se Rampelli ha parlato di un «assalto inquietante a chi porta contenuti da parte di chi contenuti non ha, forse perchè si vuole ridurre tutto a un autoscatto», Delrio ha messo a fuoco il punto politico della questione: «Questa battaglia dà centralità al Parlamento e il risultato può essere importantissimo per la legislatura, con i parlamentari che votano secondo coscienza e non per indicazioni di partito, rispettando la Costituzione». Ha spiegato ancora Giachetti: «Se si decide di non dare il contributo si decide che Radio Radicale non può partecipare alla gara perché intanto è morta. Sembra si voglia arrivare alla gara portando lo scalpo di quelli che la gara la chiedono da una vita e che potrebbero vincerla». Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi, ha invocato una soluzione a breve: «Si arrivi a un emendamento che recepisca le parole del capo dello Stato sull'Articolo 21 e il testo AgCom o avremo oscuramenti e licenziamenti a catena con una spirale di tutti i fondi convenzionati, testate diocesane, cooperative, agenzie».

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