Sono arrivati i draghi alla Rai? Non ancora ma tra Viale Mazzini e Saxa Rubra naturalmente è tutto un subbuglio tra attese, paure, speranze. Draghi da chi ci farà comandare nelle reti, nei tiggì, nelle poltrone delle super-direzioni tematiche e del Cda in scadenza a luglio? Ieri all’ora di pranzo, nella mensa di Saxa Rubra, era tutto un chiedersi a vicenda tra mascherine abbassate per ingoiare i piatti freddi: «Ma tu la conosci ‘sta Ansuini?», «Chi?», «La nuova portavoce di Draghi», «Boh», «Mi sa che è quella che sta a Banca d’Italia», «Ah, forse sì, andiamo a chiedere a quelli dell’economico...». Dopo di che, naturalmente, verso l’ora della merenda, sono spuntati decine di giornalisti amicissimi (ma per lo più si tratta di millanterie) della Ansuini («Che fior di professionista! Misurata, precisa, proprio Draghi style...») e chi era stava nella manica di RoccoBello (il Casalino) ora comincia a riempirsi la bocca con «Paola, Paola, Paola...» (che è il nome di battesimo della portavoce del premier).
Rai, la nomina di Orfeo al Tg3
I trofei
Altro nome forte, ma maschio, per il tiggì ammiraglio: quello di Ferruccio De Bortoli, a sua volta un esterno (quanto agli interni, il Tg1 ha quattro vicedirettori e qualcuno di loro potrebbe aspirare alla poltronissima), dotato di standing draghesco al punto che si parla di lui, ma SuperMario come si sa non parla, come presidente della Rai o comunque se non lui uno alla lui.
Carboni dal Tg1, che comunque ha portato al record di ascolti, potrebbe passare alla guida di Rai3 (sempre quota M5S) quando Di Mare nel 2022 andrà in pensione. A livello di conversazioni da cittadella Saxa, gira il nome di Agnese Pini (giovane direttrice della Nazione, filo-draghiana e apprezzata per le comparsate in tivvù) per qualche ruolo ma forse il Tg3 per lei è troppo e occhio alla Botteri.
Carroccio, Pd e M5S: conteranno quasi soltanto loro tre in Rai.
Rai Way, Orfeo lascia Pasciucco presidente
Il numero uno
E’ stato in Rai per 14 anni, conosce bilanci, numeri e macchina dell’azienda televisiva come pochi. Ora Nardello è capo delle strategie Telecom e un ritorno al Settimo Piano viene dato non improbabile. Del resto, si ragiona anche a livello politico, la Rai è stata rimessa in sesto dal punto di vista contabile ogni volta da governi tecnici. Il caso Gubitosi fa testo.
Intanto, Italia Viva con Michele Anzaldi continua a martellare contro la «faziosità» della gestione Salini, da mandare via subito. La scadenza del Cda è a luglio, Salini non brama affatto per restare. Ma non è detto con assoluta certezza che non si abbia una proroga. L’attuale assetto garantirebbe alla Lega di tenersi la «presidenza di garanzia» con Marcello Foa (e non è affatto poco) e a M5S di poter contare ancora su Salini (che è tanto). Per il Pd sarebbe una tragedia, ma i dem ormai alle tragedie sono abituati. Magari potrebbero accettare una più o meno breve proroga per avere il tempo di fare quella riforma della governance Rai cui il Nazareno dice di tenere moltissimo.