Decreto rave, blitz di Forza Italia: ma c’è l’altolà della Lega alle pene ridotte

Emendamenti azzurri per vietare i ricorsi dei pm e contro la Spazzacorrotti. Gelo degli alleati

Decreto rave, blitz di Forza Italia: ma c’è l’altolà della Lega alle pene ridotte
Decreto rave, blitz di Forza Italia: ma c’è l’altolà della Lega alle pene ridotte
di Francesco Bechis
Lunedì 28 Novembre 2022, 22:04 - Ultimo agg. 29 Novembre, 11:17
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Si scrive decreto rave. Si legge? Dipende. Nel pacchetto di emendamenti presentati da Forza Italia al Senato - il primo decreto del governo Meloni è all’esame della Commissione Giustizia - c’è di tutto. Riforma del sistema penale, abolizione de-facto della legge Spazzacorrotti, riduzione delle pene per i raduni illegali. Sono alcune delle proposte depositate dal senatore azzurro Pierantonio Zanettin.

Rave, cambiano le norme: la pena scende a 4 anni e faro sullo spaccio di droga 

IL NODO INTERCETTAZIONI

Non tutte mettono d’accordo la maggioranza. È il caso delle norme contro i rave illegali.

FI chiede di diminuire la pena per chi organizza i raduni: non più dai 3 ai 6 anni come previsto nel testo iniziale ma «dai due ai quattro anni». Tradotto: niente intercettazioni, che per legge la magistratura può utilizzare solo per reati puniti con una pena dai cinque anni in su. 

Lo sconto però non convince affatto la Lega. E infatti un emendamento presentato da Giulia Bongiorno, presidente della Commissione e relatrice del decreto, ripropone la sanzione tale e quale: pena minima 3 anni, pena massima sei. Dunque, le intercettazioni restano. «Non possiamo snaturare il decreto» spiega una prima linea del Carroccio garantendo l’«assoluto allineamento» sul punto con FdI. Si vedrà se nell’esame in commissione, al via oggi alle 15, le distanze resteranno. Anche se i forzisti si dicono pronti a dare battaglia per rendere più soft la norma. Convergenze si trovano invece sulla “tipizzazione” del reato. Un emendamento di Zanettin propone di alzare la soglia minima dei partecipanti da 50 a 100 e di inserire un riferimento esplicito allo «spaccio di sostanze stupefacenti» per distinguere un rave da una qualsiasi manifestazione nelle scuole e nelle università. Un cruccio già emerso all’indomani dello sgombero del rave nel modenese a fine ottobre.
Quanto alle multe per chi partecipa ai party illegali - dai 1000 ai 10mila euro - l’idea è dividere i proventi: metà allo Stato, metà al «comune sul cui territorio si è accertata la violazione, anche al fine di far fronte alle spese di ripristino dei luoghi».

Novità in arrivo anche sul fronte Giustizia. Ancora una volta è FI a lanciare il sasso. Chiedendo di abolire il ricorso del pubblico ministero contro le sentenze di assoluzione (art. 593 del codice di procedura penale). Fatta eccezione per il ricorso in cassazione per «manifesto travisamento od omesso esame dei fatti o documenti decisivi per il giudizio che hanno formato oggetto di un punto controverso sul quale la sentenza si è pronunciata».

 

IL FRONTE GIUSTIZIA

È da sempre un cavallo di battaglia di Silvio Berlusconi. Ma anche del fronte garantista capeggiato dall’attuale Guardasigilli Carlo Nordio. E infatti in FdI c’è chi ieri ha storto il naso per il blitz forzista in commissione, quasi un sorpasso, ricordando comunque che «difficilmente si potrà modificare il codice penale con un emendamento al decreto rave». 

La lista dei ritocchi non finisce qui. Fra le pieghe degli emendamenti spunta infatti una proposta forzista su un altro dei pilastri del provvedimento: l’ergastolo ostativo. E cioè depennare dai reati ostativi - quelli che impediscono al detenuto di accedere ai benefici alternativi al carcere - i reati contro la Pubblica amministrazione, corruzione inclusa. Una retromarcia che di fatto annullerebbe lo Spazzacorrotti, la legge bandiera del Movimento Cinque Stelle approvata nel 2019 con il governo Conte 1. Zanettin, firmatario, la mette così: «Vogliamo ripristinare la situazione precedente a una legge manettara e giustizialista». Dubbi in area Lega. Che firma invece un’altra proposta: il Pm che deve partecipare alle udienze del Tribunale di Sorveglianza in cui si decide la concessione dei benefici «potrà farlo anche da remoto».

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