Regeni, Fico: stop a rapporti con il parlamento egiziano

Regeni, Fico: stop a rapporti con il parlamento egiziano
Giovedì 29 Novembre 2018, 14:04 - Ultimo agg. 30 Novembre, 22:12
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Strappo dell'Italia nei confronti dell'Egitto sul caso Regeni: il presidente della Camera Roberto Fico ha annunciato la sospensione dei rapporti tra i due Parlamenti finché non si accerterà la verità sul ricercatore ucciso. Il pressing è concentrico, anche sul fronte giudiziario, perché la procura di Roma ha indagato sette agenti dei servizi egiziani, con l'accusa di sequestro di persona. Sono passati quasi tre anni dal ritrovamento al Cairo del corpo di Regeni, martoriato dalle torture, ma ancora non si vede la fine di questa tragica vicenda, finora seppellita in una coltre di depistaggi e ostruzionismi da parte egiziana. Adesso a Roma si tenta di imprimere una nuova accelerazione. 
 
Sul fronte politico, Fico ha deciso di congelare «ogni tipo di relazione diplomatica con il Parlamento egiziano, fino a quando non ci sarà una svolta vera nelle indagini e un processo risolutivo». L'iniziativa è stata approvata da tutti i gruppi di Montecitorio. Fico ha espresso tutta la frustrazione italiana per la situazione di stallo, nonostante le rassicurazioni fornite dal presidente Abdel Fattah Al Sisi nei suoi recenti incontri con il premier Giuseppe Conte, i vice Matteo Salvini e Luigi Di Maio ed il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Lo stesso presidente della Camera è volato al Cairo a settembre per parlare con il generale, «ma ad oggi - ha constatato - non è arrivata alcuna svolta». Conte, che nel frattempo stava arrivando a Buenos Aires per il G20, non ha sposato né respinto l'iniziativa parlamentare, limitandosi a spiegare di non conoscerne i motivi: «Non ho parlato con Fico», ha detto il premier ai cronisti, ricordando comunque di aver insistito con Sisi sul caso Regeni anche a Palermo, a margine della conferenza sulla Libia. La spinta diplomatica, quindi, non si è mai attenuata, e più tardi la Farnesina ha fatto sapere che «farà i passi necessari per richiamare» le autorità del Cairo «a rinnovare il loro impegno» sul caso.

A livello politico «stiamo facendo il massimo», ha sintetizzato Salvini, ma con realismo: perché «governiamo in Italia e non in Egitto».
Gli inquirenti stanno giocando la partita più delicata ed i pm romani sono pronti ad una svolta: sette agenti dei servizi segreti egiziani finiranno nel registro degli indagati a Piazzale Clodio, con l'accusa di sequestro di persona. Il loro coinvolgimento è legato anche all'analisi dei tabulati telefonici da cui risulta che il giovane ricercatore italiano era pedinato e controllato almeno fino al 25 gennaio del 2016, giorno della sua scomparsa. Il pool guidato dal sostituto procuratore Sergio Colaiocco ha comunicato le sue decisioni ai colleghi egiziani nel corso dell'incontro, il decimo, ieri al Cairo. I sette agenti erano stati identificati dagli uomini del Ros e dello Sco ed il lavoro degli investigatori italiani era già noto alla controparte da quasi un anno. Dai magistrati egiziani, invece, non è arrivata nessuna novità sostanziale in quest'ultimo colloquio, salvo che i buchi nel girato delle telecamere della metropolitana del Cairo, dove era passato Regeni, sono dovuti ad una sovrascrittura. Ma resta il fatto che dall'analisi dei video non è stato possibile individuare alcuna immagine del ricercatore.
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