Regionali, i renziani corrono da soli anche in Veneto e Liguria: cresce lo scontro con i dem

Regionali, i renziani corrono da soli anche in Veneto e Liguria: cresce lo scontro con i dem
Regionali, i renziani corrono da soli anche in Veneto e Liguria: cresce lo scontro con i dem
di Simone Canettieri
Martedì 23 Giugno 2020, 07:15 - Ultimo agg. 15 Febbraio, 06:56
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Una partita di specchi. Da una parte c'è il centrodestra che chiude sui candidati governatori alle regionali (con Salvini che fa ben due passi indietro a favore della coalizione), dall'altra ci sono le forze che sostengono il governo che continuano ad andare in ordine sparso. In particolare, Italia viva, la creatura di Renzi, in direzione ostinata e contraria. E così, dopo lo strappo in Puglia con l'annuncio del sottosegretario agli Esteri Ivan Scalfarotto pronto a correre da solo, ecco i gran rifiuti in Liguria e Veneto. Anche in queste due regioni Iv non si presenterà con Pd e M5S, preferendo così il mini-polo con Azione di Carlo Calenda e +Europa. Se in Veneto, la partita sembra comunque già chiusa vista la popolarità del governatore uscente, il leghista Luca Zaia; discorso diverso vale in Liguria. Qui c'è da contendere la poltrona di presidente a Giovanni Toti di Cambiamo, ma i renziani hanno già fatto sapere di non essere interessati ad accodarsi agli alleati di governo.

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LO SCONTRO
Per la Liguria Renzi sta sondando la disponibilità di Elisa Serafini, blogger ed ex assessore alla cultura della giunta di centrodestra di Genova Marco Bucci. Un'esperienza durata solo un anno e culminata con le dimissioni. Ma se dovesse andare in porto sarebbe un segnale chiaro. Anche perché siamo nella terra di Beppe Grillo e del numero 2 del Nazareno Andrea Orlando. E proprio qui Pd e M5S devono ancora trovare un'intesa, ammesso che alla fine ci riescano. Una situazione esplosiva, ma anche paradigmatica dello stato di salute dei grillini, divisi perfino sul nome del giornalista Ferruccio Sansa, che alla fine andrebbe bene anche ai dem. Intanto, però, il centrosinistra ha già un candidato, autonomo, che ieri ha rotto gli indugi: Aristide Massardo, professore universitario, 66 anni, genovese, che ha rotto gli indugi stufo di attendere le riflessioni in corso: «Dopo otto mesi di lavoro spesi a valutare e individuare le possibili soluzioni ai problemi che attanagliano la nostra regione, confermo la mia decisione di candidarmi alla presidenza della Regione Liguria», ha annunciato. Nel fronte anti-Toti si moltiplicano le iniziative a sostegno di questo e quel candidato: oltre a Sansa, per il quale si è apertamente espresso a più riprese il fronte più a sinistra dell'alleanza, una raccolta firme su Facebook con già 2.500 aderenti cerca di tenere in gara Ariel Dello Strologo, avvocato e presidente della comunità ebraica genovese. Nelle Marche, dove il M5S andrà da solo, il Pd ha scelto il sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi. Ma, anche in questo caso, Italia Viva storce la bocca e si fa desiderare: «Non ci convince fino in fondo».

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Ecco a voi, dunque, la tempesta perfetta e ampiamente pronostica. Con il Nazareno, al momento, sicuro di conquistare, o meglio confermare, la Campania (senza il M5S anche qui) dove però a vincere, semmai, sarebbe Vincenzo De Luca, e non certo il partito romano. E la Toscana, culla del renzismo.
Una pessima aria, figlia di veti e controveti che rischiano di abbattersi il prossimo settembre anche sull'esecutivo. Che potrebbe uscire dalla tornata elettorale - complice anche il referendum sul taglio dei parlamentari - molto indebolito. Per la gioia del centrodestra unito. «E non solo», accusano dal Pd.
 

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