Riforma Giustizia, accordo in consiglio dei ministri. C'è il via libera del M5s. Maggioranza ritirerà emendamenti

Riforma Giustizia, M5s alza le richieste: sospeso il consiglio dei ministri
Riforma Giustizia, M5s alza le richieste: sospeso il consiglio dei ministri
Giovedì 29 Luglio 2021, 15:11 - Ultimo agg. 30 Luglio, 12:21
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Al termine di una giornata di incertezza, in cui si sono susseguite voci di accordi e di rotture, il Consiglio dei ministri ha sancito l'accordo di tutti i partiti della maggioranza sulla riforma del processo penale. Il premier Mario Draghi, dopo aver mediato con i partiti e al culmine di un confronto molto teso con il Movimento 5 stelle, ha rivolto a tutti i suoi ministri un appello alla «responsabilità». Il governo - è stato il messaggio - non può avere incertezze sulle riforme e ognuno dei partiti della larga maggioranza deve rinunciare a qualcosa in nome dell'obiettivo strategico - in questo caso accelerare i tempi della giustizia - e dell'impegno assunto con il Recovery plan.

I Cinque stelle fino all'ultimo «hanno tirato la corda», osservano dal governo, ipotizzando l'astensione in Consiglio dei ministri, nonostante una prima proposta di mediazione che allungava i tempi dei processi per mafia, terrorismo, violenza sessuale e droga.

Ma alla fine a far rientrare il dissenso e registrare l'unanimità in Consiglio dei ministri è stata un'ultima mediazione sui tempi dell'improcedibilità per i reati con aggravante mafiosa ( fino a 6 anni in appello nella fase transitoria e poi dal 2025 fino a 5 anni). Ora la maggioranza dovrebbe ritirare tutti gli emendamenti in commissione e il testo arriverà domenica in Aula alla Camera. Né vincitori, né vinti, sottolineano a sera dal governo. Si raggiunge l'obiettivo sottolineato anche dal ministro Marta Cartabia al termine del Cdm: «Accelerare» la riforma per processi più rapidi, in tempi giusti e senza «mandare in fumo» nessun giudizio. Tutti i partiti hanno ottenuto qualcosa e rinunciato a qualcos'altro, il che consente a ciascuno di essi di affermare di aver vinto. Sulla riforma era giunto, prima dell'accordo, anche il giudizio negativo del Csm. Il Consiglio dei ministri è stato più volte rinviato e sospeso, per permettere soprattutto ai ministri di M5s,assenti nella prima fase della riunione, di sentire Giuseppe Conte. A ricasco sono via via slittati tutti i passaggi parlamentari che dipendevano dalla definizione di un accordo su un testo. Di qui i continui rinvii della Commissione Giustizia della Camera, che vota gli emendamenti, e della Capigruppo, che decide i tempi degli esami successivi in Aula.

Bozze, via via aggiornate, sono circolate nei Palazzi della politica, fino alla fumata bianca alle 18,30, quando il Consiglio dei ministri ha approvato all'unanimità l'accordo. Draghi ha avuto un assaggio di quelle fibrillazioni politiche che si annunvciano nel semestre bianco, quando non sarà più possibile sciogliere le Camere, ma ha anche dimostrato le sue capacità di imporre alla fine una decisione, come aveva mostrato di saper fare all'Eurotower. In Consiglio dei ministri Draghi ha fatto un appello al «senso di responsabilità». «Ciascuno - il ragionamento del premier - deve rinunciare a qualcosa di specifico per riconoscersi però in una riforma complessiva, che dà ulteriore credibilità all'Italia». La riforma Cartabia ne esce un pò ammaccata ma non stravolta: prevede che in Appello i processi debbano durare due anni e in Cassazione uno, con la possibilità che i procedimenti più complessi arrivino rispettivamente fino a tre anni e a 18 mesi. L'accordo prevede che per i reati più gravi (mafia, terrorismo, violenza sessuale e traffico di droga) il giudice procedente possa chiedere ulteriori proroghe di un anno.C'è anche una fase transitoria, fino a tutto il 2024, in cui le Corti di Appello avranno tempi ancora più ampi, per permettere loro di smaltire l'arretrato anche grazie a assunzioni e investimenti nei Tribunali.

Riforma Giustizia, accordo in consiglio dei ministri

Giuseppe Conte esulta perchè «i processi per mafia non vanno in fumo». Matteo Salvini si compiace che tra i reati gravi siano annoverati anche lo stupro e lo spaccio, come chiedeva la Lega. Matteo Renzi irride M5s, perché «ora la riforma Bonafede non c'è più». Forza Italia con Maria Stella Gelmini sottolinea l'introduzione della ragionevole durata del processo con tutte le altre garanzie. E il segretario del Pd Enrico Letta loda il ministro Cartabia che «ha trovato il giusto equilibrio per superare la riforma precedente senza scadere nell»impunità« e rivendica ai Dem il ruolo decisivo nella mediazione. Il che è anche vero visto che il Pd si sarebbe trovato in difficoltà con un »niet« di M5s che, promette Conte, »sarà compatto in Aula«.

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