Il Colle e la spinta sulle riforme per uscire dalla palude

Il Presidente al lavoro sull’intervento per il giuramento: pungolo alla maggioranza

Il governo spinge sulle riforme per uscire dalla palude
Il governo spinge sulle riforme per uscire dalla palude
di Marco Conti
Lunedì 31 Gennaio 2022, 00:10 - Ultimo agg. 09:03
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«Accetto per senso di responsabilità». È questo il filo rosso che lega i due settennati. Parole che Sergio Mattarella ha pronunciato sabato sera dopo aver ricevuto dai presidenti delle Camere, Casellati e Fico, il verbale della seduta che lo ha proclamato presidente. Anche se ha ammesso di avere «altri piani», in Mattarella ha prevalso la consapevolezza che «dalle difficoltà si esce soltanto se ognuno accetta di fare fino in fondo la parte propria».

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I veti

Di richiami al senso di responsabilità sono ricchi i discorsi del Presidente, ma stavolta il Settennato parte dal suo gesto di generosità e in un certo senso diventa un invito diretto ai partiti e ai rispettivi leader che hanno aggiunto, per dirla con il titolo del libro di Chiara Geloni, altri “giorni bugiardi” alla storia repubblicana prima di arrivare ad arrendersi all’unica soluzione non massacrata da veti e “rose”. 

Il primo atto dell’insediamento è il discorso che Mattarella giovedì prossimo pronuncerà alla Camera. La stesura inizierà oggi al Quirinale dopo una giornata trascorsa, come accadde anche sette anni fa, a “metabolizzare” un impegno che stavolta si annuncia forse più gravoso. A differenza di sette anni fa - quando il kingmaker fu Matteo Renzi - l’elezione avviene non come frutto di un’intesa, ma a seguito di una sorta di appello dei grandi elettori che nell’urna hanno lanciato 759 Sos. Mattarella ha raccolto l’appello ed è da qui che è partito, nel breve discorso di sabato, quando ha parlato di «situazione di emergenza». E se su quella pandemica ed economica è al lavoro il governo di Mario Draghi, il “teatrino” dei giorni scorsi ripropone in maniera drammatica una sorta di emergenza istituzionale divenuta un po’ il tratto dell’attuale legislatura.

Anche senza i toni ruvidi usati nove anni fa da Giorgio Napolitano in occasione del suo secondo insediamento al Colle, è nelle cose che un passaggio del discorso possa risolversi in un invito alle forze politiche e al Parlamento affinchè affrontino la crisi della Repubblica e l’incompiuta transizione verso un sistema istituzionale più stabile, che eviti al Presidente di ritrovarsi tra un anno e mezzo nella stessa situazione del 2018.

Ritornano attuali le parole pronunciate sette anni fa nella stessa occasione: «L’urgenza di riforme istituzionali, sociali, economiche e sociali deriva dal dovere di dare risposte efficaci alla nostra comunità». Sta qui il senso di responsabilità reclamato da Mattarella, che dovrebbe accompagnare la messa in atto di strumenti in grado di affrontare la crisi di rappresentanza che ha reso deboli gli strumenti tradizionali di partecipazione; su tutti la legge elettorale. Senza entrare nel merito delle prerogative dei partiti e del Parlamento - e senza recriminare per ciò che è accaduto nella settimana appena conclusa - per Mattarella è però essenziale rinsaldare il legame tra istituzioni e società per rendere più forte la democrazia. È dallo sfilacciarsi di questo nesso che nasce la debolezza mostrata dai partiti lungo tutta la legislatura.

Nel consueto stile del Presidente, si annuncia un discorso breve con concetti semplici e un parlare diretto senza troppe frasi incidentali e subordinate nel quale l’omaggio al lavoro che sta facendo a Palazzo Chigi Mario Draghi cementa l’asse più importante sul quale si regge attualmente il Paese. Il sopralluogo all’abitazione romana, che nelle intenzioni sarebbe dovuta diventare la sua nuova residenza, segnala il tentativo di rendere compatibili «i progetti» che aveva sino a sabato con il rinnovato impegno. Un Settennato che inizia in un fase complicata nella quale l’esigenza di imprimere un’accelerazione alle riforme del Pnrr (e non solo) dovrà diventare compatibile con il dibattito interno alle forze politiche e con le esigenze di tre consultazioni: elezioni amministrative, referendum sulla giustizia e elezioni politiche.

Il discorso di insediamento, sul quale si è iniziato a ragionare, rappresenta una sorta di manifesto programmatico del mandato che, ovviamente, non ha scadenze ma che parte dalla richiesta diretta al Parlamento di non trasformare la restante parte della legislatura in una campagna elettorale permanente che il Paese non può permettersi. Quindi, lavoro, fiducia e unità delle istituzioni perché solo così si può non perdere l’occasione della ripresa che i dati Istat segnano oltre il sei per cento.

 
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