Roma, ballottaggio: com'è andato il confronto tv tra Gualtieri e Michetti? Né ideologia, né attacchi personali, candidati sono rimasti sul merito

Il fair play al posto del pulp: il candidato del centrodestra fa a gara a chi è più professorale, il democrat si dimostra pacato

Roma, ballottaggio: com'è andato il confronto tv tra Gualtieri e Michetti?
Roma, ballottaggio: com'è andato il confronto tv tra Gualtieri e Michetti?
di Mario Ajello
Giovedì 14 Ottobre 2021, 07:40 - Ultimo agg. 08:01
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Ecco il primo dei tre duelli finali, ma più che un combattimento sembra un incontro all'insegna della bonaccia tra Michetti e Gualtieri. Ma la bonaccia stavolta va assunta come un'espressione positiva. Nel senso che i due non si accapigliano, evitano in nome del fair play gli attacchi personali o ideologici, non si combattono a colpi di fascismo, comunismo e altre anticaglie. E magari non sarà sexy la reciproca insistenza sulle cose concrete di cui Roma ha bisogno - con rifiuti e mobilità considerati da entrambi le prime emergenze a cui mettere mano insieme alla filiera Pnrr-Giubileo-Expo - ma per una volta rompere lo spartito rissoso della comunicazione pubblica e farsi aderenti ai problemi e alle possibili soluzioni per una Capitale bisognosa di tutto diventa un format, ieri sera sul set Rai di Porta a Porta, inedito rispetto ai soliti teatrini dell'aggressività sul nulla.

Gualtieri snocciola cifre, dice più volte «sto studiano attentamente questo tema», «ho letto e sto leggendo le carte...», fa pesare il suo recente passato da ministro dell'Economia e il suo standing da docente universitario (Michetti gli si rivolge chiamandolo «collega» e Vespa chiama «professore» Michetti). Il candidato del centrodestra, più arrembante e più squillante nel tono, non a caso lo chiamano il «tribuno del popolo» anche per la sua passione per l'antica Roma da Quo Vadis, cerca di sfidare il competitor sul piano della competenza.

Facendo anche ricorso più volte al competente Bertolaso, come futuro big della sua squadra di «esperti» se va al Campidoglio e qualcuno nella sala della proiezione di Porta a Porta: «Ma il candidato sindaco è Enrico o Bertolaso?»). E punta Michetti su argomenti sostanziali ma sempre con un piglio pop. Esempio, sulla riduzione delle tasse per i romani: «Tu mi pulisci la strada? E io ti taglio le tasse! Tu rianimi un giardino? E io ti taglio le tasse! Tu fai un qualsiasi servizio urbano, e io ti taglio le tasse!».


Michetti più Scintillone, Gualtieri più Secchione, ma entrambi sono calati nella parte del sindaco (aspirante) che deve risolvere le cose e cercano di trasmettere una fiducia nei loro confronti sulla base del merito delle questioni e non degli schieramenti politici di appartenenza. Quasi non si riesce a capire chi dei due è di destra e chi di sinistra, ma non perché non abbiano le loro idee politiche ma in quanto sembrano consapevoli che Roma viene prima di tutto.


Gli stili - C'è un passaggio però politicamente cruciale - l'unico - nel dibattito chez Vespa ed è quello in cui Gualtieri un affondo lo fa ma non contro Michetti bensì contro la Meloni e le sue durezze di giornata sulla Lamorgese: «Bisogna rispettare il governo Draghi e non aggredirlo. Occorre cominciare a non attaccare i ministri e a usare toni estremisti». La reazione di Michetti non è all'arma bianca: «Ma questo che cosa c'entra con quello che ho appena detto, e cioè che il governo francese dà a Parigi 44 miliardi mentre a Roma il vostro governo non ha dato niente?».
Il massimo del cattivismo è qui. Non proprio genere pulp. Per il resto, la vicendevole bonaccia si dirige in modalità convergenze parallele sulla sindaca Raggi. Nessuno dei due, minimamente, attacca Virginia perché tutti e due, massimamente, hanno bisogno dei voti che al primo turno sono andati a lei. I complimenti, sulla candidatura all'Expo ma non solo, più espliciti verso la Raggi sono quelli di Michetti. Ma il non disturbare la sindaca uscente è un reciproco format nel format. Michetti pur di non prendersela con lei ripete sempre che a Roma le colpe di tutto, ma in particolare dei disservizi per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, sono della Regione Lazio e del presidente Zingaretti. Che due volte Gualtieri difende. Ma sempre in un clima colloquiale o meglio pacificato che gli amanti della politica contundente potrebbero, sbagliando, definire sonnacchioso. E se fosse invece, la tranquillità di una sfida in cui i concorrenti non mirano a distruggersi, un modello da esportare nella politica nazionale e da far diventare egemone?


Si sa che la gara del ballottaggio è una partita a sé e non c'entra niente con quella per il primo turno. E così, anche se Gualtieri è tre punti sotto Michetti, sta in scena come se fosse già sindaco. Mentre il candidato del centrodestra - a cui arrivano consigli del tipo: «Enri', devi attaccare di più, sbranalo!», ma lui caratterialmente non ce la fa e qualcuno dei suoi lo giustifica così: «E' un tipo buono, quasi quasi mi ricorda Sandro Bondi...» - si sente nella condizione dell'inseguitore. Ma i due non si pestano i piedi.

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