Rutelli, i 30 anni dei sindaci: «Così cambiammo Roma»

Rutelli, i 30 anni dei sindaci: «Così cambiammo Roma»
di Francesco Bechis
Martedì 5 Dicembre 2023, 06:10
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Non è stato un Rutelli day, ma una celebrazione politica per il trentesimo anniversario della prima elezione diretta dei sindaci nel 1993 del gioco di squadra, della stabilità amministrativa e del rapporto diretto (ma tutti a dire: «Il premierato non c'entra nulla!») tra elettori e sindaci.

Roma, Auditorium. Francesco Rutelli raduna qui, nel Parco della musica che è stato uno dei simboli della sua sindacatura, i protagonisti di una stagione in cui la Capitale ha avuto una centralità politica come poche altre volte in passato, e chissà nel futuro. È un evento sospeso tra amarcord, aneddotica ma anche tanta attualità quello che ha riempito ieri le poltroncine rosse della Sala Goffredo Petrassi. Sul palco si alternano, sottolineando la loro continuità, il padrone di casa Rutelli, Walter Veltroni e l'attuale primo cittadino Roberto Gualtieri. Tre fasce tricolori che hanno vissuto fasi diversissime al timone della Città eterna, accomunate però da quella piccola grande rivoluzione che è la legge sull'elezione diretta dei sindaci del 93 che ha fatto entrare Roma come Milano, Torino e le altre grandi città italiane in una nuova era.

Quella della stabilità (prima i consigli comunali duravano anche pochi mesi), che in un comune significa produttività, cioè imprese che lavorano e producono. Non mancano in sala volti noti dell'imprenditoria capitale. Fra loro Raffaele Ranucci, che ai tempi delle giunte Rutelli è stato commissario e poi presidente di Eur Spa, uno dei simboli dell'imprenditoria privata che collaborò con quella stagione politica. «Una stagione molto produttiva - spiega oggi Ranucci - nella quale il settore pubblico fece impresa dialogando con gli imprenditori». E riprende: «Abbiamo affrontato con difficoltà un mondo nuovo. Abbiamo trasformato l'Ente Eur in una spa, intervenendo sul Palazzo dello Sport, cablando la città, trasformando gli immobili improduttivi». Il ricordo vola «alla grande operazione internazionale a cui noi imprenditori siamo stati chiamati», la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2004. «Fu una sconfitta? Tutt'altro, quei progetti, come la terza corsia del Gra, Tor Vergata che diventò poi la location del raduno dei Papa-boys furono invece portati avanti e sono rimasti per la città. E chiudo con il Flaminio: quello stadio va recuperato, non si può essere prigionieri dei vincoli».

REVIVAL

C'è un po' di nostalgia, questo sì, nel ravvivare le immagini di una Capitale che è stata al centro anche della politica internazionale. Rutelli guarda alla guerra in Medio Oriente e lancia e chiede di lanciare un appello: «Noi vogliamo, Roma laica e cristiana lo chiede, lo esige, che si tornino a costruire legalità, rispetto, sicurezza, convivenza, pace». Per il resto l'evento all'Auditorium è stato un "happening", perché la giornata si è snodata lungo un alfabeto che ha chiamato sul palco volti noti della politica capitolina e non solo. Dal "W-factor" di Veltroni al sindaco Gualtieri che ha tracciato un ponte ideale tra il Giubileo del 2000 e l'Anno santo che nel 2025 punterà i riflettori del mondo su Roma. «Stiamo partendo con un certo ritardo ma stiamo volando: seguiamo il modello Rutelli», dice il sindaco e volerà davvero, annuncia, per un giro in elicottero sui cantieri aperti. Che tutti in sala sperano possa riscattare il boccone amaro di Expo 2030. Attesissimo si prende i riflettori Paolo Gentiloni, il commissario europeo che è stato centrale nell'epopea rutelliana a Roma. Si intrecciano i ricordi. Il balconcino sui Fori imperiali testato dai bodyguard dell'ex presidente Usa Bill Clinton, tutte le "prime volte" «dalla Maratona al Capodanno in piazza», le crostate di visciole per rendere più dolci le riunioni operative.

I RICORDI

Le grandi battaglie, come quella di Rutelli per difendere la centralità di Roma e dell'Aeroporto di Fiumicino ai tempi dell'inaugurazione dello scalo a Malpensa, con l'aiuto dell'ex sindaco di Milano Albertini (a difesa di Linate), anche lui in sala. Guido Bertolaso, chiamato con la "J di Jeep", ricorda la cavalcata sul fuoristrada insieme a papa Wojtyla, tra la folla della Giornata mondiale della gioventù. I racconti sono inframezzati da divertenti inserti satirici e narrativi di volti noti della tv e del cinema. Come Francesca Reggiani che alla lettera "A" urla "Aoh Rutelli!", Serena Dandini, Simona Marchini, Antonio dei Manetti Brothers, Corrado Guzzanti che imita l'ex sindaco in slang romanesco: «Io so' Rutelli, er grande sindaco, so' Franciasco!». Scorre il video di Alberto Sordi "sindaco per un giorno". La chiosa finale è ancora di Rutelli, che capovolge il celebre detto e rilancia: «Tutte le strade partono da Roma».
 
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