Salvini contestato in Polonia, tutte le volte che si è schierato con Putin: ecco perché il sindaco di Przemysl lo ha accolto così

Dalla fascinazione ai tweet pro Putin e quell'accordo di cooperazione firmato nel 2017

Tutte le volte che Salvini si è schierato con Putin: le ragioni della contestazione in Polonia
Tutte le volte che Salvini si è schierato con Putin: le ragioni della contestazione in Polonia
di Stefania Piras
Mercoledì 9 Marzo 2022, 13:59 - Ultimo agg. 18 Marzo, 14:57
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Twitto quindi sono. Se ci si fermasse alle frasi lapidarie che consente Twitter sono molti, moltissimi gli episodi in cui è evidente la contiguità e il supporto reciproco tra la Lega di Matteo Salvini e Russia Unita di Putin (il partito che ha raccolto il 90% dei seggi nella Duma sei mesi fa). I due partiti firmarono anche un patto, un accordo di cooperazione esattamente 5 anni fa: il 6 marzo 2017.

Matteo Salvini volò a Mosca per siglare l'accordo con Sergei Zheleznyak, vicesegretario generale del Consiglio per le relazioni internazionali di Russia Unita. Il patto fu celebrato dal segretario della Lega che ne sottolineò i punti strategici: coincidevano con i cavalli di battaglia del Carroccio, dalla lotta all'immigrazione clandestina alla fine delle sanzioni contro la Russia. Era il 2017: in Ucraina c'era Petro Porošenko che in quell'anno firma l'Accordo di associazione tra l'Ucraina e l'Unione europea e la Crimea è occupata dai russi già da tre anni. 

C'è una stima dichiarata nei confronti dell'autocrate russo.

Salvini lo dice pubblicamente, lo twitta, lo proclama. «Stimo e rispetto Putin. Se non fosse partito lui contro l'ISIS, ce l'avremmo in casa. Sanzioni alla Russia? Follia», scrive su Twitter il 25 marzo 2017. Il segretario del Carroccio teorizza il multilateralismo facendo pendere l'ago dalla parte della Russia: negli anni di governo del Conte I il partito guidato da Salvini si trova perfettamente allineato con l'alleato M5S, favorevole alle aperture verso la Russia e alacre nello spianare la strada ancora più a est: verso la Cina. «Putin è meglio averlo come amico che come nemico», dice. 

Negli anni, anche molto prima dell'accordo che Salvini definisce «storico» con il partito dello zar, si cementa l'ammirazione verso la leadership di Putin. Una folgorazione che parte da lontano e che all'inizio viene sussurrata. Perché la Lega era consapevole di spostare l'asse atlantico emettendo certe dichiarazioni. L'operazione "Russia friendly" perciò si fa strada «piano». Qui siamo nel 2013. 

 Il 18 ottobre 2014 (l'occupazione della Crimea è recentissima), sempre su Twitter, il segretario confessa di essere risucito ad avere un colloquio con Putin, anche se solo di 20 minuti. L'importanza di quell'udienza, anche se breve, è evidente per chi contende la leadership del centrodestra. Ecco perché va comunicata: per costruire l'immagine di un'amicizia solida, un po' come quella che ha legato Silvio Berlusconi e Vladimir Putin. 

Prima gli italiani, recita uno degli slogan più importanti della Lega che non poteva non rimanere affascinata dal nazionalismo russo, dall'ideologia identitaria che tutto tiene e che si intesta la custodia dei valori europei: dal cristianesimo alla lotta contro il terrorismo. Tutte suggestioni potenti che si trasformano in rosari branditi dai palchi e ritornelli assillanti contro lo sbarco di migranti, visti tutti come potenziali terroristi. È una fascinazione che contamina tutta l'Europa. Putin magnetizza anche il Fronte nazionale di Le Pen e l'ungherese Jobbik. Un nazionalismo 2.0 fatto di campagne virali sui social e di sentimenti imperialisti che nuotano benissimo nelle bolle emotive di internet (il cartone animato realizzato per gli studenti russi che spiega la guerra in Ucraina è un esempio). «Sono io il primo nazionalista in Russia», ha detto Vladimir Putin il 18 ottobre 2018 al meeting annuale del Valdai Club. Ecco perché i nazionalisti nostrani, quelli tradizionali e quelli nuovi, hanno trovato in lui un punto di riferimento, un interlocutore più attendibile dell'Europa. 

Ed ecco perché quel nazionalismo russo è imperialismo agli occhi della Polonia e del sindaco Wojciech Bakun, nazionalista anche lui, che ieri però non ha accolto Salvini. 

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