Le Sardine preparano il salto: saremo nelle Regioni al voto. Un partito per sopravvivere

Le Sardine preparano il salto: saremo nelle Regioni al voto. Un partito per sopravvivere
di Claudia Guasco
Martedì 28 Gennaio 2020, 07:41 - Ultimo agg. 10:04
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dal nostro inviato

BOLOGNA Il tuffo al Papeete per chiudere la campagna elettorale, una passeggiata in una Bologna deserta la notte delle elezioni. Cala il sipario sulle Sardine e ora, per non dissolversi nel mare della politica, tentano il grande salto. «Da domenica le Sardine sono entrate in una nuova fase. Si lavorerà per creare, a partire da Napoli, una struttura capillare, coordinata e coesa verso una direzione chiara e condivisa», annunciano i fondatori in una nota-manifesto che circola all'interno del movimento.
L'intenzione è «abbassare i riflettori», per «avere più tempo per parlare tra noi e coordinarci, non avere fretta e potersi concentrare sulle iniziative, sul consolidamento dei gruppi locali e sul coinvolgimento delle persone che vedono nelle Sardine un possibile approdo». L'obiettivo è arrivare preparati all'incontro nazionale di Scampia del 14 e 15 marzo, perciò bisogna elaborare l'esperienza lanciata con il voto in Emilia Romagna. Dove le Sardine hanno smosso le acque, ma non spostato una quantità di voti significativa: il Pd è il primo partito con il 34,69%, poco distante dal 31,24% delle europee del 2019, e a colmare quei tre punti e mezzo ci hanno pensato gli ex elettori Cinquestelle che hanno votato Stefano Bonaccini. «Il merito della vittoria è suo - riflette il vicedirettore della rivista Il Mulino, Bruno Simili - La regione è ben amministrata e grazie a questo il governatore ha mobilitato un elettorato che non si muoveva più per votare questo centrosinistra». Ieri sera Giulia Sarcone, rappresentante delle Sardine emiliane, era sul palco di Modena a festeggiare il successo di Bonaccini, ultimo atto pubblico prima della fase di riflessione.

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LINEA COMUNE
«Insieme a tutti i referenti dei territori si farà il punto sulla strategia da intraprendere: ci sono altre sei regioni che andranno al voto - si ragiona nel movimento - e occorre una linea comune. Poi la struttura: rimarrà liquida o dovrà assumere contorni diversi? Infine, la politica: continuare a scendere in piazza slegati da temi parlamentari (a parte l'abolizione dei decreti sicurezza) oppure sposare battaglie specifiche?». Per questo, concordano gli organizzatori, occorre fermarsi e tracciare un bilancio dei primi mesi di vita del movimento, lanciato il 14 dicembre in piazza Maggiore. «Non siamo nati per stare sul palcoscenico, ci siamo saliti perché era giusto farlo. È tempo di tornare a prendere contatto con la realtà e ristabilire le priorità, innanzitutto personali. Se avessimo voluto fare carriera politica - scrivono i quattro fondatori sulla pagina Facebook - l'avremmo già fatto». Ora devono decidere cosa fare del movimento: «Adesso tocca a noi. Non ci siamo montati la testa quando abbiamo riempito 142 piazze in tutta Europa, non ce la monteremo adesso che arriva la prima buona notizia da tanto tempo a questa parte. Inizia la fase più dura. Saremo attenti e vigili dove si è già votato, saremo presenti e agguerriti dove si voterà, soprattutto se lo stile a cui ci avete abituato in Emilia Romagna e Calabria verrà ripresentato in Puglia, Campania, Marche, Toscana, Liguria, Valle d'Aosta». Insomma, «le sardine non vanno date per scontate, però ci saranno. Sempre». Ma in Emilia hanno davvero dato una mano? «Non lo so. Certamente Bonaccini ha preso i voti anche del centrodestra, almeno due punti - osserva Vittorio Sgarbi, l'unico consigliere eletto da Forza Italia nella regione - Tant'è che la sua lista si ferma al 48%, mentre lui ha fatto il 51%. Le sardine, a mio avviso, hanno semplicemente traghettato i voti dei Cinquestelle di una volta al Pd».

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