Desirée, a Roma si apre il caso sicurezza: sfida nel governo

Desirée, a Roma si apre il caso sicurezza: sfida nel governo
Desirée, a Roma si apre il caso sicurezza: sfida nel governo
di Simone Canettieri
Giovedì 25 Ottobre 2018, 07:38
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Come in un brutto film che si ripete - l'omicidio Reggiani, era il 30 ottobre 2007 - la battaglia politica si accapiglia sulla sicurezza della Capitale. Il ring è questo: i mali di una città che arranca. La morte di Desirée, dunque, è solo la miccia, brutta e schifosa, che accende uno scontro più ampio sui buchi neri di Roma. La ragazza ha visto la sua fine nel degrado di uno stabile occupato. In città ce ne sono 100 di palazzi abitati abusivamente da migranti e gestiti da forze di destra e di sinistra. Ed è proprio la mancanza di regole, nel buio della paura, che alla fine mette al centro dell'attenzione il Campidoglio di Virginia Raggi.

La sindaca è stretta tra i fuochi di un pezzo della sua giunta, vedi il vicesindaco Luca Bergamo, che infatti è per preservare «certe esperienze» (per non tagliare i ponti a sinistra). Ma allo stesso tempo, sempre la grillina da un paio di giorni prova a mettere in difficoltà il Viminale - da sempre iper rigido sulla questione legalitaria - sull'immobile di Casapound che «non rappresenta una priorità».

In questo sabba di streghe (le paure reali dei romani) che ballano intorno al Marc'Aurelio anche il governo entra in azione, appunto. E, come da tradizione, si divide. Ma per calcolo e strategia politico-elettorale, la competition passa dunque anche dal Raccordo.

Raggi, pressata dall'avanzata delle truppe di Salvini, ieri sera ha chiesto la sponda del leader del M5S Di Maio. Detto, fatto. «Luigi» ha annunciato un emendamento al dl sicurezza per dare più poteri alla sindaca. La risposta leghista ieri sera è stata netta: «A noi non risulta questo emendamento: non è stato concordato». Nel dl, avvertono al Viminale, un'accelerazione sugli sgomberi è già prevista. Punto. In tarda serata arriva l'apertura: emendamento concordato.

GUERRA DI NERVI
Una battaglia di nervi, appunto a uso e consumo dei due partiti di maggioranza che guardano a un imminente futuro. Il 10 novembre sarà il giorno del giudizio per la sindaca, se condannata si dimetterà, come ha annunciato. E così il Carroccio avanza convinto per farsi trovare pronto in caso di elezioni. Consapevole che, in caso di tana libera tutti, piazzerà prima il commissario prefettizio (espressione del Viminale) e poi a maggio il candidato, pronto a guidare una coalizione di centrodestra a trazione leghista (con Giorgia Meloni poco interessata a scendere in campo). Il nome non c'è. Il sogno, anche se ora è impegnata nel governo, potrebbe essere Giulia Bongiorno, donna forte che conosce la città in tutte le sue sfaccettature. «Sarebbe un'ottima sindaca: peccato che sia impegnata...», trapelava tempo fa dallo staff del Capitano.

Conquistare Porta Pia facendo breccia sulla sicurezza è da sempre la chiave di Salvini. Non a caso tra le prime azioni da ministro si è subito gettato sullo sgombero di un campo rom. Anche qui gestendo una trattativa complicata con il Comune pentastellato intenzionato a non usare la ruspa, ma l'inclusione per i nomadi. Le prime schermaglie si sono viste qui, foriere di uno scontro che va avanti.

La copertura totale offerta ieri da Di Maio alla sindaca Raggi fa pensare che il M5S non possa permettersi di mollarla, anche in caso di condanna. Questione di alternative: escluso l'impegno di Di Battista che in privato da sempre fa gli scongiuri davanti a questa ipotesi, le alternative che girano sono nomi di terza fascia (presidenti dei municipi). Dunque meglio non pensarci all'ipotesi B. Basta la cronaca e due visioni diverse di approccio ai problemi a dettare l'agenda che affonda sulla carne nuda dell'Urbe: i rifiuti, le buche, il suk in centro, gli autobus a fuoco, le scale della metro... Con la Lega che a Roma fa opposizione a tutti i livelli ai pentastellati. «Raggi è marxista: perché dà i soldi a migranti e rom, e dimentica i romani», dice Maurizio Politici. I grillini, in affanno, si spostano sempre a sinistra, Virginia ripete il suo antifascismo con cadenza quasi quotidiana e prova ad andare nelle periferie con ricette soft e «stiamo lavorando». L'assedio si sente in Campidoglio: domani la manifestazione civica Roma dice basta, l'8 dicembre una manifestazione del Carroccio proprio sulla sicurezza. In mezzo una sentenza che può cambiare senso a tutta questa storia.
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