Sicurezza, proposte e polemiche: scontro tra i partiti sullo stupro a Piacenza

Le ricette su droga, armi, immigrazione

Sicurezza, proposte e polemiche: scontro tra i partiti sullo stupro a Piacenza
Sicurezza, proposte e polemiche: scontro tra i partiti sullo stupro a Piacenza
di Andrea Bulleri
Martedì 23 Agosto 2022, 00:33 - Ultimo agg. 10:08
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Che fosse destinato a diventare uno dei fronti più caldi della campagna elettorale non era difficile prevederlo. E gli eventi hanno confermato le aspettative. Perché da almeno 24 ore partiti e coalizioni si scontrano sul tema della sicurezza, reale e percepita, e del contrasto alla criminalità. E se non mancano proposte che sembrano mettere d’accordo tutti (a cominciare dal «potenziamento» degli organici delle forze dell’ordine), è su altri punti che i toni della discussione si fanno roventi. A cominciare – e non è una sorpresa – dal nodo immigrazione.
A innescare l’ultimo fuoco incrociato tra centrodestra e centrosinistra su questo fronte è stato il caso dello stupro avvenuto all’alba di due giorni fa, nel pieno centro di Piacenza. Vittima, una donna ucraina di 55 anni, violentata da un ventisettenne originario della Guinea, richiedente asilo. Un’aggressione feroce, immortalata in un video girato da un testimone. Ora la procura di Piacenza ha avviato un’indagine conoscitiva sulla diffusione di quel video, che è stato inizialmente rilanciato dalla stampa locale e quindi ripreso da altre testate nazionali, infine cancellato. 

Un filmato che in seguito è stato condiviso anche sulla pagina Facebook di Giorgia Meloni: «Non si può rimanere in silenzio davanti a questo atroce episodio di violenza – le parole della leader di FdI – Un abbraccio a questa donna, alla quale la nostra società non ha saputo garantire la sicurezza a cui aveva diritto». Poi la chiosa, da candidata premier: «Farò tutto ciò che mi sarà possibile per ridare sicurezza alle nostre città». Frasi che hanno sollevato un’ondata di sdegno nel Pd, con Enrico Letta che attacca la rivale: «Il video postato da Giorgia Meloni è indecente e indecoroso», commenta il segretario dem, accusando l’avversaria di «cinismo». Perché «bisogna punire i crimini ma c’è la necessità di rispettare le persone», afferma Letta, per il quale diffondere il filmato significa violare ulteriormente la dignità della vittima.

Replica Meloni: «La lesione della dignità non è la condanna di uno stupro ma lo stupro in sé», la linea della presidente FdI. «Perché di questo non parlate? Forse perché la sicurezza è fuori controllo, anche grazie alle surreali politiche di immigrazione che avete portato avanti in questi anni?». Una posizione in parte condivisa anche da Emma Bonino: «Lo scandalo è lo stupro, al pari dei femminicidi aumentati negli ultimi mesi – l’inaspettata difesa di Meloni offerta dalla leader di +Europa – Ogni modo di denunciarlo è importante». 

LO SCONTRO
Non la pensano allo stesso modo nel M5S né nel Terzo polo, con Carlo Calenda che accusa Meloni di aver fatto «una cosa indegna di un Paese civile, e contro le donne». Sul caso del video, in serata, intervengono anche associazioni e sindacati dei giornalisti, divise al pari dei partiti. Con Fnsi e Usigrai che attaccano: «Pubblicare il video di uno stupro è un’altra violenza per chi lo ha subito. Condanniamo chi usa il corpo delle donne per raccogliere visualizzazioni». Ribatte Lettera 22: «Rendere pubblico quel filmato serve a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della violenza di genere: bene hanno fatto i quotidiani Il Messaggero, il Gazzettino e Sky a diffondere quelle tragiche immagini, con la doverosa accortezza di rendere irriconoscibili vittima e carnefice». 

Intanto, mentre Matteo Salvini annuncia una trasferta a Piacenza il 31 agosto, ecco che da una parte e dall’altra ricomincia la campagna elettorale. Tra proposte di «blocco navale» da un lato e di Ius scholae dall’altro. Ma a dividere sono anche altre questioni: dalla circolazione delle armi all’idea di un codice identificativo per gli agenti, dal contrasto alla circolazione delle droghe alla liberalizzazione di quelle leggere.

 

Centrodestra

Blocco navale e hotspot per fermare le partenze. E lotta alle baby gang

Al primo punto del programma della coalizione svetta la reintroduzione dei Decreti sicurezza, varati da Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno. Dunque: contrasto all’immigrazione illegale e stretta sui permessi per i richiedenti asilo. Giorgia Meloni invece insiste nel proporre un blocco navale per fermare le partenze. Da attuare, secondo la leader FdI, in accordo con gli altri Paesi europei e gli stati del Nordafrica, dove dovrebbero sorgere hotspot gestiti dall’Ue per valutare in anticipo le richieste di asilo. La ricetta del centrodestra prevede anche di potenziare l’organico e le dotazioni delle forze dell’ordine (nel programma leghista si fa specifico riferimento al taser). E nello stesso tempo si punta a favorire la collaborazione di polizia e carabinieri con gli agenti locali, per garantire un «capillare controllo del territorio». Anche rafforzando l’operazione “Strade sicure”, varata dall’ultimo governo Berlusconi. Tra le priorità anche un contrasto più efficace a baby gang e microcrimine, sanzioni più severe per chi offende il decoro, piano straordinario di riqualificazione di quartieri, stazioni e parchi in condizioni di degrado. Senza trascurare la lotta «con ogni mezzo» a spaccio e droghe, il contrasto alle mafie e il potenziamento dei sistemi di cyber-sicurezza.

Centrosinistra

Diecimila agenti in più. Ma anche cannabis legale per combattere le mafie

Potenziamento degli organici delle forze dell’ordine, con la previsione di assumere 8-10mila tra agenti e vigili del fuoco in più in 5 anni (anche per compensare i futuri pensionamenti). Mettere un freno alla circolazione delle armi per uso privato – salvo finalità sportive o venatorie –, attraverso una legge ad hoc. Modernizzare i servizi di intelligence e promuovere laboratori interculturali per facilitare il lavoro di polizia e carabinieri nelle operazioni che coinvolgano cittadini stranieri. Eccole, in sintesi, le principali proposte del Pd sul capitolo sicurezza. Enrico Letta lo ha ripetuto più volte: non è fermando l’immigrazione che diminuiscono i reati. Al contrario: per i dem, bisogna puntare su politiche per l’integrazione. Misure come lo Ius scholae, per estendere la cittadinanza italiana ai figli di stranieri. Allo stesso tempo bisogna investire in piani di riqualificazione urbanistica e sociale. Sul fronte criminalità organizzata, si punta a varare un piano nazionale contro le mafie. Da combattere, secondo i dem, anche legalizzando la cannabis per uso personale. Un punto altamente divisivo, tra le forze politiche. Al pari della proposta di una legge per introdurre codici identificativi per le forze dell’ordine impegnate in operazioni di ordine pubblico.

 

Movimento 5 Stelle

Braccialetto elettronico e percorsi di recupero per chi maltratta 

Pone l’accento sulla lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata come punti fondanti del proprio programma il Movimento 5 Stelle. Sul primo tema, i pentastellati propongono di mettere in atto tutele per il lavoratore che denuncia comportamenti scorretti (il cosiddetto “whistleblowing”). Mentre sulla lotta alle cosche, la priorità è la riforma delle norme sull’ergastolo ostativo (ossia senza fine) e la tutela di princìpi antimafia come il 41 bis, al pari del contrasto ad agromafie ed ecomafie. Da realizzare, per i grillini (che su questo aspetto concordano con il Pd) anche attraverso la regolamentazione della coltivazione di cannabis per uso personale, al fine di «contrastare il business della criminalità organizzata». I Cinquestelle prevedono anche di superare il principio di “improcedibilità” nel processo penale, per far ripartire quei procedimenti fermi nelle aule a causa dell’omissione di atti cosiddetti di “impulso” al giudizio. Mentre un ampio spazio della proposta sul capitolo sicurezza è destinata al potenziamento delle misure di contrasto alla violenza sulle donne. A cominciare dalla formazione degli operatori e dall’obbligo di braccialetti elettronici e percorsi di recupero per i soggetti maltrattanti. Oltre alla riforma della disciplina degli affidi.

 

Terzo polo

Presidio dei confini e strumenti digitali  per i poliziotti

Una «polizia forte, trasparente e a misura di cittadino». Ecco le parole chiave del Terzo polo per rendere più efficace l’azione delle forze dell’ordine. Per i centristi, poliziotti e carabinieri devono innanzitutto essere dotati di nuovi strumenti, «sia materiali che digitali», per meglio svolgere i loro compiti. Tra le priorità di Azione e Italia viva figura anche un «inasprimento» alle leggi sulle armi, per imporre una stretta alla loro circolazione. Previsti poi maggiori controlli sul commercio illegale di pistole e fucili, «anche e soprattutto sui mercati online». Discorso a parte quello dedicato alle politiche per l’immigrazione. La ricetta, per il Terzo polo, prevede di combattere gli ingressi clandestini (anche attraverso accordi di cooperazione con i Paesi di origine) favorendo invece un flusso migratorio regolare, programmato «sulla base delle esigenze del mercato del lavoro». «Presidio dei confini, perché non possiamo avere centinaia di migliaia di persone che arrivano in Italia – avverte Carlo Calenda – ma chi arriva va integrato» (anche con lo Ius scholae). Ampio spazio alle politiche per la difesa: dall’aumento dei budget per la cyber-sicurezza alla promozione di un maggior coordinamento interforze.

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