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Statali, smart working: le nuove regole, stretta su orari e controlli

Statali, smart working: le nuove regole, stretta su orari e controlli
Statali, smart working: le nuove regole, stretta su orari e controlli
di Andrea Bassi
Articolo riservato agli abbonati
Martedì 7 Settembre 2021, 00:04 - Ultimo agg. : 8 Settembre, 11:14
4 Minuti di Lettura

Non c’è solo il tetto massimo del 15% di dipendenti pubblici in smart working. Anche le regole del lavoro agile sono destinate a cambiare. E molto. I paletti saranno inseriti nei contratti che il governo, tramite l’Aran, sta negoziando con i sindacati. Giovedì il tavolo della trattativa ripartirà, e nelle bozze consegnate ai sindacati la svolta è evidente. Innanzitutto il lavoro agile non potrà essere un semplice “telelavoro”, come accaduto in pratica fino ad oggi. La prestazione lavorativa dovrà essere svolta in parte fuori dalla sede e in parte, comunque, in presenza. Non solo. I luoghi “esterni” dovranno essere autorizzati dall’amministrazione di appartenenza e, in ogni caso, non si potrà lavorare dall’estero. Il dipendente dovrà garantire una connessione efficiente. Nel caso ci fossero problemi di linea il dipendente potrà immediatamente essere richiamato in ufficio. Nel concedere lo smart working, l’amministrazione dovrà sì tenere conto degli obiettivi di benessere e di flessibilità dei lavoratori, ma questi andranno «conciliati» con il miglioramento del servizio pubblico.

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Smart working, chi avrà precedenza

Ad avere la precedenza nel lavoro agile, dovranno essere coloro che si trovano in particolari condizioni. Nelle bozze di contratto vengono fatti alcuni esempi: i genitori di bambini di età inferiore di tre anni; i dipendenti portatori di handicap in situazione di gravità; i dipendenti che assistono portatori di handicap. Un passaggio importante riguarderà la parte economica. Oggi su buoni pasto, connessioni e altri costi, le amministrazioni pubbliche sono andate in ordine sparso. Alcune, per esempio, hanno continuato a riconoscere i ticket, altre invece no. L’idea alla quale lavora l’Aran, con il supporto del governo, sarebbe invece quella di forfettizzare tutte queste voci in una nuova indennità da pagare al personale che svolgerà il suo lavoro in modalità agile. Una somma omnicomprensiva sia dei buoni pasto, che delle spese che il lavoratore sostiene per le connessioni e per l’energia elettrica. Inoltre saranno introdotti degli strumenti di controllo per verificare la produttività di chi lavora da remoto.

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Le regole

Altro tema che sarà regolato dal contratto è quello del diritto di disconnessione e delle fasce di reperibilità dei lavoratori. La prima fascia viene chiamata di «operatività». Si tratta di quella parte della giornata in cui il lavoratore deve essere pronto a ricevere indicazioni e direttive dai propri superiori ed essere immediatamente operativo per svolgere i compiti richiesti. La seconda fascia viene indicata invece, come una fascia di «contattabilità». Durante questa parte dell’orario di lavoro, il dipendente può essere contattato tramite telefono o tramite mail, ma non viene richiesta una immediata operatività. Questa fascia oraria deve contenere la precedente. La terza fascia viene invece definita di «inoperabilità». In questo lasso di tempo il lavoratore non può compiere nessuna attività lavorativa. Questa fascia comprende ovviamente anche l’orario notturno che va dalle dieci di sera alle sei di mattina. Durante le ore di contattabilità, il lavoratore potrà chiedere permessi orari. Mentre vengono definiti “incompatibili” con il lavoro da remoto gli straordinari e le trasferte. Intanto il governo continua a lavorare al rientro in presenza degli statali. Il primo passaggio sarà la decisione della cabina di regia sull’estensione del green pass. Una volta esteso il Qr code agli statali, sarà emanato un Dpcm che anticipa la fine dello smart working “emergenziale”. Infine, peri pochi o tanti che resteranno a lavorare da remoto, scatteranno le nuove regole stabilite nei contratti di lavoro.

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