Sondaggi politici, «un listone Renzi-Calenda può arrivare oltre il 10%». La difficile battaglia nei collegi

«I due leader potrebbero attrarre voti anche tra i moderati del centrodestra»

Sondaggi politici, «un listone Renzi-Calenda può arrivare oltre il 10%». La difficile battaglia nei collegi
Sondaggi politici, «un listone Renzi-Calenda può arrivare oltre il 10%». La difficile battaglia nei collegi
di Francesco Bechis
Martedì 9 Agosto 2022, 00:53 - Ultimo agg. 12:12
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C’è una regola aurea della politica che rischia di minare il percorso per il “terzo polo”: la somma non fa sempre il totale. E a doverci fare i conti sono le due forze impegnate a tessere il rassemblement centrista: Italia Viva di Matteo Renzi e Azione di Carlo Calenda. All’indomani dello strappo dell’ex ministro, che ha abbandonato il campo progressista di Enrico Letta non è semplice fare una stima di un’alleanza al centro. 

I numeri

Ci prova Fabrizio Masia, amministratore delegato di Emg Different. «Renzi e Calenda uniti possono puntare a un elettorato che va dal 5 al 10%», spiega al Messaggero, «ma se riescono a costruire una campagna sull’agenda Draghi, ora che il campo progressista si è sbilanciato a sinistra, la doppia cifra non è una chimera». Il Rosatellum – la legge elettorale che si basa su un sistema misto, proporzionale e uninominale – non è clemente con i partiti di piccole e medie dimensioni. Ecco perché, riprende Masia, Renzi e Calenda dovranno giocare la partita dove il terreno è meno scosceso, nel proporzionale. «Ottenere risultati nell’uninominale, per il polo centrista, è molto improbabile. Con un centrodestra unito intorno al 48% anche la candidatura di un leader come Calenda potrebbe non bastare». Ci va cauto Lorenzo Pregliasco, direttore di Youtrend: «Oggi la somma tra Azione e Italia Viva potrebbe assestarsi intorno al 5%, ma in politica le addizioni spesso non bastano». Più facile, semmai, fare una prima stima del danno che lo strappo di Calenda ha provocato al fronte progressista. «È un’operazione puramente aritmetica – premette Pregliasco – l’alleanza rischia di perdere tra i 15 e i 18 seggi tra proporzionale e uninominale». Un conto salato. E dopotutto era stato lo stesso Letta, alla vigilia del patto con Calenda poi andato in frantumi, ad alzare la posta: senza quell’intesa, la previsione, «non saremmo neanche saliti sul ring» contro il centrodestra. Il contraccolpo più duro, spiega Enzo Risso, direttore scientifico di Ipsos, arriverà per Letta e alleati nell’uninominale: «Qui il centrodestra è la coalizione più favorita perché è la più compatta.

Il ripensamento di Calenda aumenta il numero di collegi contendibili per Meloni, Salvini e Berlusconi». Il centrosinistra però potrebbe non essere l’unico schieramento a pagare lo scotto del nascente terzo polo. Il ritorno di Calenda sulla pista centrista, non a caso salutato con entusiasmo dai neo-acquisti azzurri, le ministre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, può diventare una sorta di canto delle sirene per chi ha votato in passato Forza Italia. Nota Masia: «L’elettorato di Azione è composito, ma i segnali lanciati dal leader al centrodestra non sono indifferenti. E l’entrata di Carfagna e Gelmini può creare appeal». 

LE TRATTATIVE

Fin qui i numeri. L’alleanza centrista, però, deve ancora prendere forma. E in queste trattative agostane per il terzo polo la forma è sostanza. Sono infatti ore decisive per capire se Calenda e Renzi correranno in solitaria o uniranno le forze. La prima opzione è un salto nel buio. Per Calenda significa raccogliere entro due settimane almeno 36mila firme, necessarie per presentare il contrassegno alle urne ora che i cammini con Più Europa si sono separati. Un’impresa non banale per un partito poco radicato sul territorio. Per Renzi, vuol dire puntare a superare la fatidica soglia del 3% richiesta ai singoli partiti. Obiettivo che, sondaggi alla mano, non è scontato. L’alternativa è unirsi in una coalizione e puntare entrambi a varcare la soglia. Una lista unica «potrebbe creare mal di pancia perché sarebbe necessario un solo frontman», spiega Pregliasco. Alla contesa tra leader notoriamente poco inclini a cedere il passo, si sommano umori e malumori della base. «Calenda ha conquistato i suoi consensi con una lunga campagna identitaria» riflette Rado Fonda, capo della ricerca di Swg, «e l’elettorato potrebbe storcere il naso di fronte a una lista unica con Renzi».

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