Carfagna punta sul welfare: ««Più asili nido e sanità per il Sud»

Carfagna punta sul welfare: « «Più asili nido e sanità per il Sud»
Carfagna punta sul welfare: «​«Più asili nido e sanità per il Sud»
di Umberto Mancini
Martedì 23 Marzo 2021, 09:19 - Ultimo agg. 11:58
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L'obiettivo è ambizioso. Affiancare ai fondi del Recovery vitali per il rilancio del Sud, la riforma dei cosiddetti Lep, i livelli essenziali di prestazioni sociali, definendo cioè, una volta per tutte, dei nuovi standard per tutto il territorio nazionale. Una vera rivoluzione per dotare le aree meridionali delle stesse risorse, o comunque delle risorse sufficienti, per asili nido, assistenza, trasporti, cultura, istruzione e sanità, di cui gode da sempre il settentrione. Colmando il gap storico che spacca in due il Paese. Un tema centrale che il governo Conte, come gli altri che lo hanno preceduto, non ha mai affrontato e che la neo ministra Mara Carfagna pone in cima alle priorità.
Un tema di cui si parlerà alla due giorni organizzata dalla ministra proprio per affrontare i problemi del meridione e a cui parteciperanno il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro dell'Economia Daniele Franco. Un incontro non rituale visto che il premier ha più volte ribadito la necessità di cambiare passo, partendo dai più deboli e svantaggiati.
«Dobbiamo lavorare per avere un Mezzogiorno dei diritti, perché nascere al Sud - dice al Messaggero la ministra - non sia mai più un peccato originale da scontare con un minore accesso a ogni tipo di diritto costituzionale e prestazione pubblica». Il piano della Carfagna è chiaro. «Per avere il giusto profilo di equità - spiega ancora - bisogna impostare il lavoro sui livelli essenziali di prestazioni. Questo è uno degli obiettivi che da ministro mi sono posta. Il diritto alla scuola, alla salute, ai servizi del welfare non può essere soggetto a una discriminazione di residenza. E' un aspetto che fino ad oggi è stato poco considerato ma è intollerabile che in un grande Paese come il nostro vi sia una disparità nella spesa sociale che va dai 325 euro pro capite annui di Bolzano ai 20 euro pro capite della Calabria».

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LE DIFFERENZE


Attualmente c'è una abnorme differenza tra le Regioni: i finanziamenti destinati dallo Stato, in virtù della spesa storica degli enti locali, sono decisamente inferiori proprio nelle aree maggiormente svantaggiate.

Del resto era stato proprio il precedente ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, ad ammettere che senza i Lep, mai realizzati e oggetto di scontro politico, era stato necessario trovare un diverso metodo di redistribuzione del fondo perequativo. Così la ripartizione dei soldi si è basata solo sul calcolo che considera fabbisogni standard e capacità fiscali. Indicatori che non riescono a individuare la reale necessità di servizi su un territorio. Un criterio assolutamente illegittimo che, a giudizio dello Svimez, favorisce gli enti locali che hanno di più.

IL PARADOSSO


I calcoli per definire il fabbisogno standard sono infatti basati sulla spesa storica degli enti locali. Perciò i Comuni che hanno spese nulle o limitate per i servizi sociali, in quanto privi di fondi, si vedono riconosciuti fabbisogni bassi. Questo genera un paradosso. I territori che non spendono, per scarsità di risorse o perché del tutto privi di alcuni servizi per la cittadinanza, avrebbero più bisogno di altri di potenziare gli interventi, vengono invece lasciati indietro. Gli altri territori, quelli con fabbisogni standard maggiori, si accaparrano i soldi per gestire e implementare i servizi.
Serve quindi una vera rivoluzione copernicana per aiutare chi ha di meno o quasi nulla a riagganciare i resto del Paese, almeno nei livelli minimi del welfare. Nel dibattito in streaming sul futuro del Mezzogiorno, che partirà oggi per chiudersi mercoledì con l'intervento del ministro dell'Economia Daniele Franco, ci saranno i contributi di Bankitalia, Istat, Ragioneria generale dello Stato e Agenzia per la coesione territoriale. Sono invitati tutti i governatori del Sud, i sindaci delle grandi città, alcuni amministratori di piccoli Comuni.
La ministra Carfagna ha anche chiesto a Franco di entrare nella commissione ministeriale che si occupa di fabbisogni standard per cambiare la tendenza e incidere nelle scelte finali.

 

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