Città del Vaticano - La notizia del via libera al suicidio assistito ottenuto da Mario (il nome è di fantasia) in seguito al parere del «Comitato etico territorialmente competente» non piace al Vaticano. A commentare questo caso è l'Accademia per la Vita che si chiede «se non siano altre le strade da percorrere per una comunità che si rende responsabile della vita di tutti i suoi membri, favorendo così la percezione in ciascuno che la propria vita è significativa e ha un valore anche per gli altri». La difesa della vita per la Chiesa viene prima di tutto.
«In tale linea, la strada più convincente – si legge in una nota - ci sembra quella di un accompagnamento che assuma l’insieme delle molteplici esigenze personali in queste circostanze così difficili. È la logica delle cure palliative, che anche contemplano la possibilità di sospendere tutti i trattamenti che vengano considerati sproporzionati dal paziente, nella relazione che si stabilisce con l’équipe curante».
La legittimazione di principio del suicidio assistito, o addirittura dell’omicidio consenziente per il Vaticano entra in rotta di collisione con i principi coltivati dentro una società civile dove si considera reato grave l’omissione di soccorso e dove è pronta a battersi contro la pena di morte, anche di fronte a reati ripugnanti.
La vicenda, si legge ancora, «solleva inoltre una domanda sul ruolo dei Comitati etici territoriali.