Taglio dei parlamentari e legge elettorale, il Pd chiede tempo: prima una Direzione

Dario Franceschini
Dario Franceschini
di Marco Conti
Mercoledì 11 Settembre 2019, 11:05 - Ultimo agg. 13:48
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Matteo Salvini ironizza sulla riunione convocata e poi annullata, sulla legge elettorale. Poi comprende che i soci di maggioranza fanno sul serio e reagisce al temuto ritorno al proporzionale rilanciando il presidenzialismo. Eppure, seppur il timing non è ancora certo, il treno è già sui binari anche perché il M5S vuole che al più presto la Camera voti l'ultimo passaggio della riforma costituzionale che taglia deputati e senatori.

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LA CONTA
Il problema è che il taglio lineare dei parlamentari produce risparmi relativi ma conseguenze importanti sulla rappresentanza. «Alcune regioni, come il Friuli, eleggerebbero un solo parlamentare», ricorda il senatore Gianclaudio Bressa.
Nell'accordo di governo c'è la correzione della legge elettorale, dei regolamenti parlamentari, nonchè un pacchettino di riforme costituzionali che riguardano il voto ai diciottenni, la sfiducia costruttiva e la modifica delle composizioni delle commissioni e dei quorum. Oggi la conferenza dei capigruppo della Camera si riunirà per stilare il calendario della prossima settimana. Non si va oltre in attesa della direzione del Pd che il segretario Zingaretti dovrebbe convocare a breve per discutere proprio di riforma elettorale. Nel Pd la spinta al proporzionale è forte anche perché viene considerata l'unico modo per evitare che Salvini faccia piatto con 30%. Anche il M5S è d'accordo, ma nel Pd di recente è ripresa forte la spinta dei padri fondatori, Romano Prodi e Walter Veltroni, che invitano alla prudenza e, soprattutto a non tornare indietro abbandonando la strada del maggioritario.

Soprattutto in Veltroni c'è la convinzione che il fenomeno Salvini sia destinato a sgonfiarsi, e il timore che la fine del maggioritario porti alla decomposizione del Pd e, in un certo senso, al ritorno alla formula - magari aggiornata - Ds e Margherita, con il ritorno di una parte di Leu nella ditta. Ieri il Pd ha tenuto la sua prima riunione sul tema. Oltre ai capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci, erano presenti il responsabile riforme del partito Andrea Giorgis e Dario Franceschini capodelegazione nel governo. Come già accennato le riforme costituzionali che potrebbero essere messe in campo riguardano il voto ai diciottenni in Senato, il taglio del numero dei delegati regionali che prendono parte all'elezione del presidente della Repubblica e la sfiducia costruttiva, per stabilizzare il sistema proporzionale.

Ma si potrebbe prendere in esame anche altre riforme che riguardano il bicameralismo. A cominciare dalla partecipazione dei presidenti di regione alle sedute del Senato che affrontano leggi che riguardano le Regioni, e una ulteriore differenziazione tra Camera e Senato. In settimana la maggioranza dovrà mettere a punto il timing in modo da far viaggiare più o meno insieme il pacchetto (taglio dei parlamentari, legge elettorale e riforma costituzionale). Il Pd non ha votato a favore nelle tre precedenti votazioni e il M5S non aveva intenzione di avviarsi in una riforma costituzionale vera e propria. Tutto il pacchetto dovrà essere «concordato con gli alleati», come ha sottolineato Delrio, ma soprattutto rischia di frenare nelle commissioni parlamentari dove la Lega non intende cedere le presidenze.
 

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