Tinagli: «Ho dato solidarietà a Renzi, la gogna avvelena la politica»

La vicesegretaria del Pd: «Letta? Non ho bisogno di chiedere il permesso. Ora basta insulti di social, ma anche da parte di Iv»

Tinagli: «Ho dato solidarietà a Renzi la gogna avvelena la politica»
Tinagli: «Ho dato solidarietà a Renzi la gogna avvelena la politica»
di Barbara Jerkov
Martedì 9 Novembre 2021, 06:45 - Ultimo agg. 10 Novembre, 08:40
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Onorevole Tinagli, cosa pensa delle ultime vicende giudiziario giornalistiche che hanno interessato Matteo Renzi?
«Sono rimasta molto colpita, mi è sembrata una violazione di diritti fondamentali della persona. Tra l'altro la dichiarazione dei redditi di Matteo Renzi, in quanto parlamentare, è pubblica, quindi non è tanto un problema di trasparenza, ma di qualcos'altro. Purtroppo non è stata la prima volta né, temo, sarà l'ultima. Questa modalità di pubblicare informazioni private con l'intento di esporre alla pubblica gogna prima che ci sia una vera sentenza è uno dei problemi che hanno avvelenato non solo la politica italiana, ma anche la società. Basta vedere i social, dove gli stessi sostenitori di Iv per difendere Renzi finiscono per inondare di insulti gli altri. Questa cosa deve finire, dobbiamo impegnarci tutti. Per questo l'ho sentito privatamente per esprimergli solidarietà. Non ci può essere divergenza politica che possa giustificare attacchi così. Spero tutti si fermino».

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Ha avvertito Letta prima di questi contatti?
«Non ho bisogno di chiedere il permesso a nessuno per l'uso del mio cellulare, né Enrico si sognerebbe mai di chiedermi una cosa del genere».

La sua mossa a maggior ragione spicca rispetto a un Pd rimasto graniticamente un passo indietro. Così facendo non c'è il rischio di spingere Renzi dritto tra le braccia del centrodestra? I suoi 43 voti parlamentari possono fare la differenza quando si voterà il nuovo Capo dello Stato.
«La mia non è stata una mossa politica, ma umana, lo conosco da una vita, mi è sembrato naturale.

Non c'è nessun disegno strategico. Sul piano politico non condivido molte delle scelte di Matteo Renzi - inclusa quella di fare attività di consulenza privata, legittima ma a mio avviso molto inopportuna - e non posso certo prevedere il suo futuro collocamento politico. Ma qua non stiamo parlando del piano politico quanto di diritti della persona. Inaccettabile per Matteo Renzi come lo è stato per molti altri. Ho visto persone devastate da questa abitudine molto italiana. Non dimenticherò mai quello che hanno fatto ad Ilaria Capua, la pubblicazione di conversazioni col marito penalmente irrilevanti ma ottime per esporre al pubblico ludibrio. Il Quirinale però lo terrei fuori, non c'entra niente».

La risposta, con chiunque se ne discuta in questa fase, è che di Quirinale si comincerà a parlare da gennaio. Non è solo una mancanza di trasparenza, dal momento che tra le forze politiche in realtà da un pezzo non si parla d'altro?
«Non mi sembra una gran trasparenza far filtrare qua e là dei nomi ai giornalisti per il gusto di spingere o bruciare qualche figura, testare reazioni o confondere le acque. Lo sanno tutti che il vero dibattito inizia a gennaio, nei modi e nei contesti opportuni».

Lo stesso Draghi parrebbe aver modificato la sua agenda in considerazione di questa scadenza: aver voluto accelerare sull'attuazione delle riforme del Recovery, ponendo obiettivi non più mensili ma settimanali ai ministeri, non le sembra un modo per mettere il Pnrr in sicurezza se mai dovesse andare lui al Quirinale?
«No, mi sembra un modo di onorare gli impegni presi con Bruxelles, una cosa che va fatta a prescindere dal Quirinale e che mi auguro prosegua anche dopo».

Secondo lei, in caso di Draghi Capo dello Stato, le elezioni politiche sarebbero inevitabili o non è detto?
«L'Italia è una Repubblica parlamentare e il Parlamento ha dimostrato di essere capace di esiti abbastanza imprevedibili, quindi è difficile azzardare previsioni».

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L'alternativa secondo molti, per il dopo Mattarella, dovrebbe essere una donna. Lei, da donna, ritiene il genere un elemento da considerare quando sarà il momento di scegliere un nome?
«La massima carica dello Stato la si sceglie sulla base del profilo politico e morale, della competenza, dell'esperienza. È evidente, almeno per me, che ci sono donne con il profilo giusto. Ma d'altronde ci sono sempre state, anche in passato. Il punto non è l'esistenza di donne adeguate, il punto è la maturazione di una politica adeguata, capace di vederle e convergere su una di loro».

Prima di rivoltare bisognerebbe cambiare la legge elettorale, ma pochi lo credono possibile: lei?
«La legge elettorale andrebbe fatta lontana dall'appuntamento con le urne. Purtroppo nell'ultimo anno tra crisi di governo, Covid e Pnrr, Amministrative, legge di bilancio, non c'è stato tempo per aprire questo cantiere. Con l'anno nuovo ci sarà il Quirinale, quindi direi che le tempistiche non sono delle migliori, ma sono una persona ottimista di natura, mantengo la speranza».
 

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