Totoministri, Tajani ipotesi per il Viminale. Pressing di Berlusconi per Ronzulli o Bernini all'Istruzione. Alla Salute Rasi o Rocca

Il coordinatore azzurro può essere il jolly con cui Meloni prova a contenere Salvini. Pochi tecnici nella squadra ma restano papabili Belloni, Panetta e Siniscalco

Tajani ipotesi per il Viminale. Pressing di Berlusconi per Ronzulli o Bernini all'Istruzione. Alla Salute Rasi o Rocca
Tajani ipotesi per il Viminale. Pressing di Berlusconi per Ronzulli o Bernini all'Istruzione. Alla Salute Rasi o Rocca
di Francesco Malfetano
Domenica 2 Ottobre 2022, 22:13 - Ultimo agg. 3 Ottobre, 17:24
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Giorgia Meloni si è data più o meno venti giorni. Entro il 24 o il 25 ottobre la leader di FdI vorrebbe aver completato la squadra di governo. Più che per battere il record di Silvio Berlusconi, perché - come ha chiarito in tutte le salse - la crisi energetica e il caro bollette non attendono. E allora ecco che continua il gioco di incastri con cui cerca di far convivere la sua idea di un governo dei “migliori” per competenza, e le inevitabili istanze politiche di alleati e fedelissimi. 
Un costante ripetersi di riposizionamenti che in questa fase vede al centro il vicepresidente del Ppe e coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani che si è fatto primo portavoce della richiesta di «pari dignità» con la Lega. E così se per il Viminale il principale candidato è sempre il prefetto di Roma Matteo Piantedosi, il nome del vicario del Cavaliere è tornato in auge anche in ottica anti-salviniana. E cioè Tajani potrebbe riuscire a far convivere la richiesta di FI di ridurre all’osso la presenza di tecnici e le recriminazioni del Capitano che preme per aver l’Interno per sé. Un gioco di sponda che però, inevitabilmente, rinvigorirebbe ancora una volta il domino nel nascente esecutivo. 

In primis perché a Salvini - che pure secondo i boatos avrebbe già rifiutato l’Agricoltura, cedendola al suo fedelissimo Gian Marco Centinaio - bisognerà dare una poltrona. Magari le Infrastrutture (in tandem con l’altro fedelissimo Edoardo Rixi) o anche il Welfare. Casella quest’ultima sempre più spesso associata al nome del sociologo Luca Ricolfi. Anche qui però si tratta di un tecnico, peraltro considerato papabile anche per il ministero dell’Istruzione. E pure viale Trastevere del resto è un punto d’approdo molto ambito, tant’è che in corsa ci sono sia le due azzurre Licia Ronzulli e Anna Maria Bernini che l’ideologo leghista (e fedelissimo di Salvini) Giuseppe Valditara. Ponendo quindi di ridurre al minimo la presenza dei tecnici - con il Mef comunque occupato da due autorevolissimi come Fabio Panetta e Domenico Siniscalco, la Farnesina destinata alla numero uno dei servizi Elisabetta Belloni - resta in ballo la poltrona della Difesa.

Se Tajani nel ruolo di jolly è sempre presente, alternativo potrebbe essere anche il presidente del Copasir Adolfo Urso.

SALUTE E AFFARI REGIONALI

Per quanto riguarda la Salute la partita è apertissima. Se Berlusconi - dopo aver proposto Ronzulli - spinge Andrea Mandelli, FdI preferirebbe vederci il presidente della Croce rossa italiana e di quella internazionale Francesco Rocca. Un profilo che più di una voce interna al partito della Meloni considera spendibile però anche agli Esteri al posto della Belloni. A quel punto alla sanità potrebbe anche approdare l’ex direttore generale dell’Ema e consigliere del Commissario Figliuolo Guido Rasi. 

C’è poi il nodo Affari regionali. Il ministero è strategico soprattutto per la Lega che in questa legislatura punta a concretizzare la cosiddetta autonomia differenziata. Tant’è che oltre allo stesso Salvini, vengono considerati in corsa anche Erika Stefani (in quota Luca Zaia) e Roberto Calderoli. Eppure, nell’ottica di contenere gli eccessi padani, non è detto a susseguire a Maria Stella Gelmini non possa essere un azzurro. C’è ad esempio chi tira in ballo il nome dell’ex sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo, considerato papabile anche alle Infrastrutture.

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IL MISE

Il gioco è intricatissimo, e sovrappone diversi piani di azione. Ad esempio per il MiSE ciò che trapela è che Meloni vedrebbe di buon occhio la conferma di Giancarlo Giorgetti. Il leghista però - che in pubblico si dice in ritirata - non gode più della totale fiducia di Salvini, e allora non è escluso che allo Sviluppo economico possa finire uno dei sergenti di FdI. I nomi sono quelli dello stesso Urso e dei due capigruppo Luca Ciriani e Francesco Lollobrigida. 

E a un fedelissimo come Raffaele Fitto sarà assegnato il ministero degli Affari europei, a meno che non venga reputato più importante l’apporto che può offrire a Bruxelles da leader dei conservatori, nel tentativo di avvicinare la formazione al Partito popolare europeo e scrollare di dosso l’etichetta “estrema” alla destra italiana. Per il resto a completare la squadra Maurizio Lupi è considerato il profilo migliore per i Rapporti con il Parlamento mentre, per la Cultura, si fanno i nomi non solo della Bernini ma anche del deputato di FdI Fabio Rampelli. Infine per lo Sport piace il manager Andrea Abodi (in corsa però anche per la fondazione Milano-Cortina 2026). 

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