Totoministri, Belloni verso gli Esteri. Ipotesi Salvini e Tajani vicepremier

Trasporti a Rixi, Agricoltura a Centinaio. Santanché al Turismo e Bernini alla Scuola

Totoministri, Belloni verso gli Esteri. Ipotesi Salvini e Tajani vicepremier
Totoministri, Belloni verso gli Esteri. Ipotesi Salvini e Tajani vicepremier
di Alberto Gentili
Venerdì 30 Settembre 2022, 00:10 - Ultimo agg. 13:33
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Giorgia Meloni, per tutto il giorno tra via della Scrofa e Montecitorio impegnata a comporre il puzzle del nuovo governo, smentisce dissapori con Matteo Salvini. Un esercizio cui si unisce il leader leghista, che nega la minaccia dell’appoggio esterno se non avrà il Viminale, ma torna a rivendicarlo quando elenca tra le priorità del «prossimo governo», «sicurezza», «legalità» e il «blocco degli sbarchi». La ragione? Con la lotta ai clandestini Salvini spera di recuperare il consenso perduto: a marzo si vota in Lombardia e in Friuli.

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Meloni, pur escludendo veti sul segretario leghista, frena. Perché Salvini è sotto processo per sequestro di persona per la vicenda Open Arms ed è «praticamente scontato il “no” di Mattarella alla sua nomina agli Interni», dice una fonte di rango di FdI. Perché la Commissione europea e gli Usa hanno i fari puntati su Roma e mandare il leader leghista al Viminale, con i suoi discussi rapporti con Mosca, potrebbe rendere complessi i rapporti. E perché il tema della sicurezza è identitario per FdI. Così, per il posto attualmente occupato da Luciana Lamorgese, resta in pole il prefetto di Roma Matteo Piantedosi.

In alternativa il prefetto Giuseppe Pecoraro (FdI).

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Per provare a disinnescare Salvini, Meloni sta studiano alcune compensazioni come la nomina del leader leghista a vicepremier assieme al forzista Antonio Tajani. Ciò darebbe al Capitano un ruolo di primo piano e visibilità. E, di riflesso, potrebbe accontentarsi di un altro ministero. Si parla dell’Agricoltura, destinataria di molti miliardi del Pnrr, per la quale è in corsa però il leghista Gian Marco Centinaio. Dello Sviluppo economico al posto del predestinato (ma non per la Lega) Giancarlo Giorgetti. E del Lavoro, un dicastero dal quale Salvini potrebbe gestire direttamente il dossier-pensioni: altro suo cavallo di battaglia, dal «cancelleremo la Fornero» al «faremo quota 41». C’è anche chi avvalora l’ipotesi di mandare al Viminale il sottosegretario leghista Nicola Molteni, ma in molti dentro FdI storcono il naso.

Altro nodo da sciogliere è quello dell’Economia. E anche qui la scelta dovrebbe cadere su un tecnico. Con i conti da tenere sotto controllo e la Commissione Ue e i mercati finanziari da rassicurare, Mattarella ha fatto sapere di preferire all’Economia una personalità di indiscusso valore e credibilità internazionali. E Meloni concorda. Però Fabio Panetta, la prima scelta della premier in pectore, resiste: è nel board della Bce ed è il promesso governatore di Bankitalia. Opzione alternativa: l’ex responsabile dell’Economia, Domenico Siniscalco.

 

Premesso che Meloni chiederà a ogni partito una rosa di tre nomi per ciascun ministero che gli verrà assegnato(«dobbiamo scegliere i migliori»), altra poltrona sotto i riflettori del Quirinale è la Difesa, per ragioni legate alla crisi ucraina e alle collocazione euro-atlantica dell’Italia. Qui sono in corsa Adolfo Urso e Ignazio La Russa (entrambi di FdI) e Tajani che però, se dovesse ricoprire il ruolo di vicepremier, potrebbe essere spinto verso un incarico di minor prestigio.

Altra nomina che dovrà ricevere il visto di Mattarella è quella di responsabile degli Esteri. E anche qui, dov’è in gioco la salvaguardia delle storiche relazioni internazionali con Usa e Ue, prevalgono le candidature tecniche: Elisabetta Belloni, direttrice del Dis ed ex segretaria generale della Farnesina, e l’ambasciatore Stefano Pontecorvo. 

La prima partita da giocare, visto che il 13 ottobre si riunirà il nuovo Parlamento, è comunque quella delle presidenze di Camera e Senato. Solo dopo Mattarella potrà avviare le consultazioni e dare l’incarico a Meloni. E se sembra tramontata l’ipotesi di concedere Montecitorio all’opposizione per i “no” di Lega e Forza Italia, va in scena il gioco delle coppie. Il leghista Roberto Calderoli al Senato e Fabio Rampelli di FdI alla Camera. Oppure Anna Maria Bernini (FI) a palazzo Madama e Giorgetti a Montecitorio.

Di certo Meloni - che ieri ha celebrato la nomina di Samantha Cristoforetti a comandante della Stazione spaziale internazionale e l’esordio di Maria Sole Ferrieri Caputi, prima donna arbitro in serie “A” - darà una coloritura di rosa al suo governo: Maria Letizia Moratti (che però si dichiara indisponibile: «Penso di poter dare un maggior valore aggiunto qui nella mia Regione») o Licia Ronzulli sono in corsa per la Sanità in alternativa ad Alberto Zangrillo, Giulia Bongiorno per la Pubblica amministrazione, Eugenia Roccella per la Famiglia, Erika Stefani per la Disabilità, Daniela Santanché per il Turismo e Bernini per la Scuola se non andrà a presiedere il Senato.

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