Elisabetta Trenta rinuncia alla casa di servizio: ho sentito Di Maio, ha capito le mie ragioni

Elisabetta Trenta rinuncia alla casa di servizio: ho sentito Di Maio, ha capito le mie ragioni
Elisabetta Trenta rinuncia alla casa di servizio: ho sentito Di Maio, ha capito le mie ragioni
Martedì 19 Novembre 2019, 09:06 - Ultimo agg. 20:50
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«È tutto regolare, ma mio marito ha comunque presentato un'istanza di rinuncia per l'alloggio, traslocheremo». L'ex ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, cede di fronte alle pressioni politiche, dopo la bufera scatenata per le presunte irregolarità sull'alloggio di servizio dove risiede con il marito nella Capitale. Sulla vicenda la procura militare di Roma ha aperto un fascicolo per accertare eventuali irregolarità: un "atto dovuto" dopo le notizie di stampa, anche se al momento non ci sono né indagati né ipotesi di reato visto che l'indagine è di puro carattere conoscitivo. E un altro ex ministro M5s, Danilo Toninelli, pubblica le foto del suo appartamento quando era responsabile delle Infrastrutture, confutando qualsiasi ipotesi che potesse emergere a livello mediatico un caso analogo.

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»Mio marito, che è il titolare dell'alloggio, pur essendo tutto regolare e non essendoci nulla che ci debba far sentire in imbarazzo, per salvaguardare la serenità della famiglia, sta presentando istanza di rinuncia per l'alloggio, l'ha già fatto«, spiega Trenta ai microfoni di Radio 24, aggiungendo: »spero che questo atto di amore serva a tacitare la schifezza mediatica che è caduta su di me«. Il consorte è il maggiore dell'Esercito Claudio Passarelli, addetto alla segreteria del Segretario generale della Difesa-Direttore centrale degli armamenti, il generale Nicolò Falsaperna. Al marito - aveva già spiegato Trenta nei giorni scorsi - è passato l'alloggio di servizio nel centro di Roma, in zona San Giovanni, in precedenza assegnato come alloggio di servizio all'ex ministro, che aveva tre mesi di tempo dalla cessazione del suo incarico di Governo per lasciarlo.

«Sono alloggi temporanei - aggiunge Trenta - E io dormo in quell'appartamento perché lì c'è mio marito». Contro l'ex titolare grillina del dicastero, nelle ultime ore, senza attendere le pronunce dei magistrati, si erano già schierati lo stesso leader M5S Luigi Di Maio, altri esponenti dei Cinque Stelle, il Pd e Forza Italia, con un coro di richieste a Trenta affinché lasciasse l'alloggio. E anche su questo, con particolare riferimento al »fuoco amico«, l'ex numero uno della Difesa sfoga la sua amarezza: »Non sono stata trattata bene, ma nei valori del M5S ci credo, non ho nessuna intenzione di lasciare il Movimento. Mi è dispiaciuto che, prima di parlare e giudicare, nessuno mi abbia chiamata per chiedermi come stanno le cose. La mia faccia è pulita, non smetterò di fare politica e di essere del Movimento. Ma forse una pausa di riflessione me la prendo, non ho deciso nulla«. E sul capo politico del suo movimento aggiunge: «Credo che Di Maio, con cui ho parlato, abbia capito le mie ragioni. Io sono un militare e so che prima di comandare le persone ci si parla, so che un comandante difende i propri uomini».

Trenta è intervenuta anche sulla vicenda, anche questa resa nota dalla stampa, del suo fallito arruolamento nei Servizi: »Io all'Aise? È stato detto 'non è buona per l'Aise, figuriamoci per fare il ministrò. È esattamente il contrario. Se queste due cose sono state messe insieme vi sarà qualche motivo: io vorrei che si parlasse di questo. Avrò dato fastidio a qualcuno quando facevo il ministro. Io sono una donna di Stato, lo sono stata, lo sono adesso e lo sarò. Qualsiasi incaricò avrò«. Senza alcun riferimento esplicito a Elisabetta Trenta, e senza polemizzare nei suoi confronti, un altro ex ministro M5s interviene sulla questione degli alloggi dei titolari dei ministeri. Ecco »la mia reggia«, un bilocale »da 30 metri quadrati in zona ministero, trovato tramite agenzia immobiliare, che mi costava circa 1.000 euro al mese«, scrive in un post Danilo Toninelli, pubblicando le fotografie del suo miniappartamento al piano terra preso in affitto. A commentare la vicenda è stato anche l'ex Guardasigilli, Clemente Mastella: »Io sono stato ministro della Giustizia, con un valore di sicurezza superiore al ministro della Difesa, ed avevo diritto all'alloggio di servizio, con tutti i benefit conseguenti. Non l'ho mai utilizzato - spiega il sindaco di Benevento -. Allora il ministero decise di stanziare 300mila euro per un progetto di garanzia della mia persona: vetri blindati, moderno apparato di sicurezza a Roma e a Ceppaloni. Dissi di no«.

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